November-December 2001
Bevande italiane
Italian beverages

Piccolo è bello, gratis è meglio
Small is beautiful, free’s even better

Punto.Carton
Punto.Carton


Prove di packaging
Packaging trials


M&D News
Cosa beviamo, e come
What we drink, and how
Un Sud sempre più vicino
The South is even closer

Capitolato: un documento, mille sfaccettature
Tender: one document, many facets

Tradizione e futuro di un contenitore
The container: its tradition and future

F&F News
Il macero tra domanda e offerta
Waste paper between supply and demand
Uomini e macchine
Men and machines

Un’impresa “laboratorio”
A “laboratory” company

Un fine linea hi-tech
A high-tech end of line

Un marchio per la pesatura
A name for weighing

Opere di plastica e di cultura
Works in plastic and culture


Ocme, la “nuova”
The “new” Ocme

I marchi cambiano, la storia prosegue
Brands change, the story goes on


I&M News

Le mille e una vita dell’acciaio
The thousand and one lives of steel

Le scuole di Genova a lezione di riciclo
Genoa’s schools learn about recycling

“Abbasso” gli inquinanti
“Down” with pollutants

Informatore legislativo
Laws and Decrees


E&L News
Ultime da Comieco
The latest from Comieco
Advertising Enoplastic

Di tutto, di più... ma bene
Everything, more but well

Riordinare con cura
Careful reordering

Giocare pulito
Playing clean

L’azionamento diretto
Drive technology for flexographic printing presses

Tutti “cotti” per l’affettato
Everyone’s hot for cold cuts

Smarrimenti elettronici
Electronic bewilderment

M&M News
Lastre digitali in tempi record
Digital Plates in record time
Fustellatrici a platina di Mec Saroglia
Platen die-cutting by Mec Saroglia
Sistemi di visione dalla Matsushita
Matsushita vision systems
Print Media e Datamax ancora insieme
Print Media and Datamax still together
Protagonista di ieri e di oggi, Ocme riparte con rinnovato vigore, dopo un periodo non facile e propone al mercato del “fine linea” una tecnologia efficiente, alcuni sistemi mirati, una strategia commerciale meglio orientata al servizio. Ma soprattutto, riesce a rendere concreto un valore invidiabile: la convinzione di chi sa di far bene il proprio mestiere.
Luciana Guidotti

Di tanto in tanto, ci imbattiamo in storie di crescita. Intendiamoci, non quella economica - certo decisiva per chi “fa” business - piuttosto umana, professionale. E, senza dimenticare il contesto produttivo in cui i protagonisti si muovono, per deformazione personale ci piace mettere l’accento proprio su quei motivi, che diventano le sfumature in grado di colorare di “diverso” la spietata concretezza del mercato.
Sembra proprio che le difficoltà, i momenti di crisi siano dunque il motore di cambiamenti decisivi, quelli che inducono a una maggiore consapevolezza dei ruoli e, magari, a una coscienza “sociale” diversa.
D’altronde l’imprenditoria nostrana più giovane - di seconda generazione per intenderci - vissuta per un po’ all’ombra dei “grandi vecchi” che hanno dato vita a moltissime realtà industriali - deve ormai tenere in conto tante e tali variabili, che l’assunzione della gestione per “diritto ereditario” ha nei fatti assunto i tratti dell’obsolescenza.
Ecco allora che la logica del “sacrificio” sembra riprendere quota, ridiventa un valore in cui credere e a cui appellarsi per andare avanti, sempre più avanti, senza però perdere il filo di un discorso iniziato da altri, in altri momenti. A ciò va aggiunta la spinta ad appropriarsi dei moderni strumenti di analisi, decisivi in certe situazioni, anche se la loro applicazione può talvolta indurre a prendere decisioni dolorose e difficili, comunque necessarie per il bene comune dell’azienda. Parimenti il processo di delega, fondamentale per aprire l’impresa a una pluralità di esperienze, deve essere vissuto con attenzione, così da non correre il rischio di cadere in facili, talvolta imprudenti, semplificazioni.
Un lungo preambolo, questo, è vero, ma quasi doveroso per rendere il quadro di una situazione in divenire, come quella vissuta in questi ultimi tempi da un nome storico del comparto, Ocme, e da chi, a dispetto della giovane età, la guida. Emanuele Gatteschi, il presidente, parla con affetto della “società” - come se ora la sentisse un po’ più sua - e delle “nuove macchine”: non si defila di fronte alle responsabilità ma, con dosata ironia, riesce a guardare serenamente al passato (da cui ha imparato qualcosa in più) e al futuro, con una fiducia diversa e carica di comunicativa.

Questo business non regala niente
Tra il serio e il faceto, Gatteschi coglie immediatamente nel segno di uno dei tanti problemi che pesano sul comparto delle macchine: e l’appello scherzoso ma accorato “Clienti! Comprate di più e a prezzi più alti!!” suona da monito a tutti i produttori, affinché si rendano conto delle proprie possibilità e di quelle dei loro sistemi, per acquisire diversa dignità e maggior “peso” sul mercato.
“Certo, molti di noi - sottolinea il presidente - hanno la “sventura” di lavorare su commessa e può accadere che qualche progetto non sia coronato da pieno successo: basta un errore nella quantificazione dei costi, il funzionamento non ineccepibile di un impianto che comporti ripetuti interventi di messa a punto, delle modalità di pagamento penalizzanti per azzerare i margini di profitto accantonati pazientemente con le altre numerose forniture. Per Ocme, in particolare, che non lavora solo sui grandi impianti ma ne realizza anche di piccoli, questa situazione è ancora più evidente, se aggiungiamo il fatto che i nostri clienti, in genere, sono estremamente esigenti”.
Insomma, a fronte di una competizione agguerrita, sarebbe necessaria una vigilanza più stretta su costi e prezzi finali dei prodotti. “Si rimane sconcertati dalla qualità di alcune azioni commerciali diffuse: sembra che i costruttori non abbiano ancora capito che non sia sufficiente “vendere” le macchine o gli impianti a qualunque costo ma che, invece, si debba venderli bene, così da ridare valore al know how complessivo, alle competenze di una vita e, perché no... puntare agli utili”.
Ricorrendo a un’ulteriore semplificazione, parrebbe dunque che gli Italiani siano bravi a “far girare” il denaro ma che, ancora, non sappiano curare dappresso i bilanci.
Specifica a questo proposito Gatteschi: “L’impressione generata da un’analisi finanziaria costante e puntuale del nostro comparto produttivo è che, addirittura, alcuni possano rischiare di subire perdite pesantissime, perseverando in questo atteggiamento. D’altronde, la competitività dei costruttori non può ruotare solo intorno alla voce “prezzo”. Alcuni di noi, per esempio, sono stati capaci di realizzare macchine standard semplici e decisamente funzionali a certe applicazioni, con prezzi di vendita contenuti, che hanno fatto poi il resto, facendo guadagnare quote di mercato anche a livello internazionale. Ma ora, le stesse macchine scontano alcuni problemi costituzionali - magari legati all’impiego di una componentistica modesta - e la loro manutenzione crea non poche difficoltà. Un’immagine del genere, legata a una precisa filosofia progettuale e commerciale, non giova certo al “marchio” italiano nel suo complesso”.

Nuovi pensieri, nuovi risultati
Ocme ha vissuto un periodo di ristrutturazione abbastanza impegnativo, che ha determinato numerosi e sostanziali cambiamenti, generando però alla fine un nuovo ordine aziendale: “Nel 2000 abbiamo raggiunto un “bel” pareggio, - puntualizza Gatteschi - ottenuto con tutti gli ammortamenti e gli accantonamenti del caso, al netto delle tasse. Il che ha consentito soprattutto a noi di avere (e rendere) un quadro corretto della situazione: un bilancio trasparente e senza numeri gonfiati è infatti il risultato che ci proponevamo. Proprio grazie a queste premesse e al lavoro di “riordino” generale, il 2001 si sta concludendo con un’ulteriore crescita, anche se modesta”.
I numeri parlano chiaro: il fatturato 2000 si è chiuso a 117 miliardi, destinati a toccare la soglia dei 130 nel 2001. “Già nel ’97 avevamo raggiunto dati di fatturato significativi (136 miliardi) ma - ammette Gatteschi - abbiamo perso l’occasione di gestire il momento favorevole in modo efficace. Il vero giro di boa è stato, a tutti gli effetti il ’99, ovvero quando abbiamo avuto la precisa consapevolezza delle perdite di due anni consecutivi”.
Ma come e con quali strumenti è stato superato il momento di crisi?
“Anzitutto abbiamo deciso di affidarci a uno studio di consulenza, che ha avuto il compito di aiutarci a fare chiarezza, evidenziando i punti deboli della nostra organizzazione. Contemporaneamente abbiamo puntato a un controllo quotidiano e minuzioso sul fronte gestionale, amministrativo, tecnico. Dulcis in fundo, abbiamo per così dire, “tirato la cinghia” in molti sensi, passando anche attraverso una riduzione del personale: un periodo che, sinceramente, è stato segnato dallo sconforto, per tutto quello che l’”esodo” ha rappresentato. Ma non ci siamo persi d’animo: siamo stati bravi a lavorare sull’indebitamento, che aveva toccato quote ragguardevoli, cifre che avrebbero levato il sonno a chiunque. Già nel 2000 era sceso però significativamente, mentre quest’anno, anche grazie ad alcune circostanze favorevoli, abbiamo ridotto l’indebitamento a livelli accettabili, con la prospettiva di portarlo al di sotto del 10% del fatturato”.

Sviluppare i prodotti: strategia di punta
La situazione, quindi è andata migliorando a poco a poco, soprattutto perché l’azienda era sempre più consapevole del fatto che i motivi di crisi fossero da imputare ad alcune mancanze gestionali, piuttosto che a una strategia produttiva sbagliata.
“Prova ne è che il mercato, di fatto, ha continuato in questi anni ad apprezzare le nostre soluzioni, dimostrandoci piena fiducia” afferma Gatteschi.
Il momento di riflessione “gestionale”, dunque, non ha di fatto rallentato lo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche, tanto che Ocme ha continuato a investire in ricerca circa il 3% del fatturato, e i risultati sono tutti da vedere: seguendo un nuovo concetto di progettazione, basato sull’adozione di un’elettronica spinta, è stata ridotta la complessità strutturale delle macchine, a tutto vantaggio della semplicità d’uso e dell’efficienza. (Ndr. Altair, la nuova incartonatrice wrap around da 50 colpi al minuto, confrontata con una versione precedente, risulta più “snella” di circa 400 pezzi; e ancora, grazie ai nuovi accorgimenti, la termofardellatrice modulare Vega entra in funzione e non fa “rumore” ma un “semplice, lieve fruscio”, rendendola di fatto amichevole e più rispettosa dell’ambiente di lavoro).
Obiettivo della ricerca Ocme per il 2002/2003 sarà invece il miglioramento ulteriore dei robot palettizzatori e depalettizzatori, sia tradizionali sia di quelli studiati per linee dedicate e veloci, come nel settore dell’imbottigliamento. Sembra proprio, quindi, che le premesse per un nuovo salto di qualità ci siano tutte.
Ora spetta alla Ocme dimostrare al mercato di saper passare dalle parole ai fatti.
The “new” Ocme
Leading light of yesterday and today, Ocme is starting over with renewed vigour after a difficult period, proposing efficient technology, several targeted systems, and a more service-oriented business strategy for the end-of-line market. But, most of all, the company has shown the capacity to make an enviable value concrete: the conviction of someone who knows how to do their job well.

Every now and again, we run into stories of growth.
Let’s be clear here. We do not mean economic growth - essential for those doing business - but the human, professional kind. And, without forgetting the world producers operate in, as a form of personal bias, we like to stress those very reasons that constitute shades capable of coloring the harsh concrete nature of the business world.
It seems that those difficulties and moments of crisis that beset us in actual fact constitute drives and incentives to radical change, the kind that enables one to gain greater awareness of the role one plays and, perhaps to acquire a different “social” consciousness.
And what is more our younger entrepreneurs - those of the second generation - somewhat raised in the shadow of the “great elders” who founded and created the various industrial concerns - have to now bear so many variables in mind, that assuming management by “hereditary right” has in actual fact come to be seen to be obsolete.
Thus the logic of “sacrifice” seems on the rise, once again becoming a value worth believing in and appealing to, this in order to go on, ever further onward, without though losing the thread of a discourse begun by others in other times. To this we should add the drive to appropriate the modern tools of analysis, decisive in certain situations, even if the application of the same at times lead to making painful, difficult decisions that, are at any rate for the good of the company. Likewise the process of delegating, fundamental to opening a company to a broader range of experiences, must be handled carefully, so as not to run the risk of falling into facile, at times imprudent simplifications.
Truth to say long a preamble, but dutifully so in order to give a picture of a situation in the making, like that recently experienced by one of the great names of the sector, Ocme, and the person who, notwithstanding his young age, guides the same.
Emanuele Gatteschi, the Ocme president, speaks affectionately of “his company” - as if with all he and the company has gone through he now feels it has moved even closer to being his own - as well as talking about “new machines”: he doesn’t shy from responsibility, but instead, with a touch of irony, he is able to look back serenely at the past (seen as a learning experience) and on towards the future with renewed faith and full of communicative spirit.

There’s no free lunch in this business
With a mix of seriousness and humour Gatteschi immediately addresses one of the many problems weighing on the machine division, his jokey, albeit slightly mournful appeal “Customers! Buy more at higher prices!” sounding a warning to all manufacturers, bidding them to gain a greater understanding of their own possibilities and those of their systems in order to acquire more dignity and greater “weight” on the market.
«Certainly - the president emphasises - many of us have had the “misfortune” to work on commission and as we know not all projects work out being fully successful: it’s enough to make a mistake in estimating costs, or to suffer a slight misfunction in a system that requires repeated tooling up, or be burdened by modes of payment that penalise the zero profit margins painstakingly built up with the other numerous orders. For Ocme in particular, that doesn’t only work on large systems but also creates small ones, the situation is even more cutting, if you add the fact that our customers are generally extremely exacting».
That means, given the tough competition, greater heed should be paid to costs and final product prices. «The quality of some widespread commercial actions is disconcerting: It seems manufacturers haven’t yet understood that it’s not enough just to “sell” machines or systems at any cost, but instead they have to be sold well so as to return value to overall knowhow, the kind you build up in a lifetime and... why not, while doing this... aim at making a profit».
Putting it simply, it seems Italians are good at putting money into circulation but they still don’t know how to manage budgets closely.
In this context, Gatteschi said, «The impression made from an ongoing, detailed financial analysis made by our manufacturing division is that, some companies even risk suffering heavy losses persevering in this manner. And indeed, the competitiveness of manufacturers can’t just revolve around the idea of “price”. Some of us, for example, have been able to produce standard machines that are simple and functional for certain applications at reasonable prices. This then did the rest, enabling shares of the market to be won even at international level. But now the same machines are suffering from constitutional problems - perhaps due to the use of modest componentry - and their maintenance creates real problems. An image of this type, tied to a set design and business philosophy, is not helpful to the Italian image as a whole».

New thoughts, new results
Ocme experienced a fairly committal re-structuring period, one that led to numerous, far-reaching changes, finally ending with a new order in the company. «In 2000 we did well to break even - said Gatteschi - despite all the due pay-offs and pay-ups, all this net of taxes. This aboveall allowed us to have (and give) a correct view of the situation: a transparent balance without overblown numbers is in fact the result we aimed at. Thanks to these requisites and to the general re-ordering, 2001 is ending with further, albeit modest, growth».
The figures speak for themselves: invoicing in 2000 closed at 117 billion lire, set to reach 130 million lire in 2001.
«Already in 1997 we had reached a high turnover (136 billion lire) but - admits Gatteschi - we lost the opportunity to turn the positive phase to our account. The rounding of the mark was, for all practical purposes 1999, when we became clearly aware of the losses we had sustained for two consecutive years».
But how and with which tools was the crisis overcome?
«Firstly, we decided to entrust a consulting firm with taking on the responsibility to help clear things up for us, highlighting the weakpoints in our organisation. At the same time we conducted a daily, painstaking control on the management, administration and technical side of things. Finally, we tightened our belts in many ways, including the reduction of staff: this sincerely was a discomforting period for everything that the “exodus” represented. But we didn’t lose heart. We were capable at working on our indebtedness, which had reached high levels, figures that would rob sleep from anyone. However, by 2000 we had reduced it significantly, while this year, thanks to some favourable situations, we have managed to further reduce our indebtedness to acceptable levels, with the prospects of bringing it under 10% of turnover».

Product development: strategy
The situation, hence improved a little at a time, mostly because the company was more aware of the fact that the reasons for the crisis were due to certain managerial problems rather than a mistaken production strategy.
«It’s proof that the market continued in these years to show it appreciated our solutions, placing full trust in us» affirms Gatteschi.
The period of managerial reflection however did not cause a slowdown as regards the development of new technological solutions. Ocme continued to invest approximately 3% of their turnover in research. The results are there for all to see: following a new design project, based on the adoption of super electronics, the structural complexity of the machinery has been reduced, all to the advantage of user-friendliness and efficiency.
(Editor’s note: Altair, the new 50 stroke per minute wrap around packer compared to an earlier model, has been “slimmed down” having 400 less parts; and thanks to a new appliance, the Vega modular shrinkwrapper doesn’t make any noise when started up, but only a soft swishing sound”, making it user- and work-environment friendly).
Research objectives for Ocme in 2002/2003 are further improvements to the palletizing and de-palletizing robot machines, both the traditional models as well as those specifically designed for dedicated and fast lines, like those in use in the bottling sector.
It seems, then, that there are all the requisites for a new qualitative leap. Now it remains for Ocme to show the market it is able to go from words to deeds.


Applicazioni di successo
Un fine linea sempre più efficiente: i sistemi specifici e le linee complete proposte da Ocme in questo campo rispondono a questo requisito fondamentale e ben rappresentano l’evoluzione di conoscenze acquisite nel tempo, in fatto di rese, sicurezza e flessibilità.
Le linee guida seguite nello sviluppo dei nuovi modelli possono essere dunque riassunte in alcuni semplici concetti, diventati patrimonio comune e condiviso di un’intera gamma riprogettata ad hoc: impiego convinto di automatismi e dell’elettronica, con conseguente riduzione delle parti meccaniche, così da garantire un grado di funzionalità superiore (i cambi formato sono per esempio più veloci in virtù dei sistemi di regolazione automatica guidati da servomotori), massima affidabilità della componentistica e delle operazioni di assemblaggio, estrema maneggevolezza nell’impiego e negli interventi di manutenzione e pulizia. A tutto ciò va aggiunto un servizio rinnovato nella forma e nella sostanza, considerato a ragion veduta il vero valore aggiunto di un’impresa: tempi di risposta molto ridotti, sia in fatto di forniture sia negli interventi post vendita.
Di seguito, alcune testimonianze di valore.

• Altair, l’incartonatrice wrap around di nuovissima concezione ad assi elettronici, è stata adottata da Heineken Italia presso gli stabilimenti di produzione situati ad Aosta e a Comun Nuovo (BG). Progettata per confezionare fino a 80 cartoni/minuto, in questo caso è stata scelta per preparare cartoni con 6 o 15 bottiglie da 66 cl. L’introduzione in continuo dei cartoni, che asseconda la velocità dell’alimentatore delle bottiglie, elimina qualsiasi possibilità di impatto. La nuova Altair assicura un sistema di cambio formato facilitato, maggiore autonomia del magazzino fustellati, una diagnostica migliorata e un’interfaccia operatore semplificata, mentre ripropone il sistema di chiusura cartoni collaudato e brevettato da Ocme che, grazie alla distribuzione uniforme della colla e al sistema di pressatura regolabile, garantisce la chiusura perfetta dei colli.

• Uno dei maggiori imbottigliatori di acque minerali d’Oltreoceano, Dannon, ha commissionato a Ocme la fornitura di quattro linee complete per l’affardellaggio e la palettizzazione presso gli impianti in California, Florida e Texas (in questo caso Ocme ha fornito anche i sistemi di convogliamento per imballaggi e pallet). La versatilità operativa offerta dalla termofardellatrice Vega (che lavora a 450 fardelli al minuto ed è caratterizzata da ampio utilizzo di sistemi di automazione elettronici, dalla modularità e dalla massima accessibilità) e dal robot antropomorfo Pegasus offre grande libertà d’azione nel realizzare unità di vendita differenziate sulle stesse linee di confezionamento.

• Per un nuovo sito produttivo in Polonia, la Industrie Cartarie Tronchetti - specializzata nella produzione di carta tissue e proprietaria, tra l’altro, del marchio Foxy - ha puntato alla continuità di un rapporto consolidato e ha scelto due sistemi di palettizzazione Ocme, affidandosi a Pegasus M250 con testa di presa brevettata dello strato. Gli impianti possono movimentare circa 50 formati di carta (tra carta in rotoli a uso domestico e carta igienica) a velocità variabili tra i 10 e 250 bundles al minuto.




Successful applications
An evermore efficient end-of-line: the specific systems and complete lines produced by Ocme in this field respond to this basic need while representing the evolution of knowhow in terms of output, safety and flexibility built up over the years.
The guidelines used to develop the new models can hence be drawn within various simple concepts that have become common features of an entire range re-designed ad hoc: a dedicated application of automation and electronics, leading to a reduction in mechanical parts, so as to guarantee better functioning (format changes, for example, are faster thanks to an automatic regulation system guided by servomotors) as well as maximum reliability in components and assembly operations, excellent manageability and easy maintenance and cleaning. To this one should ad a service renewed in both form and content, considered when all is said and done as the true added value of a company; in a word, greatly reduced response times, both in supply and post-sales operations.
Here follow some testimonials as to the value of Ocme’s services and output.

• Altair, the new concept electronic axes wrap-around packer has been adopted by Heineken Italy at its production plants in Aosta and Comun Nuovo (Bergamo). Designed to pack up to 80 cartons a minute, this specific application was chosen to prepare cartons with 6 or 15 bottles of 66 centilitres. The continuous flow of cartons, according to the feeding speed of the bottles, eliminates all possibility of impact. The new Altair offers an easier system of change, greater autonomy of the die storage, an improved diagnostics system and a simplified operator interface, while reproposing a carton closure system inspected and patented by Ocme that, thanks to uniform glue distribution and an adjustable pressing system, assures perfect pack closing.

• Dannon, one of the largest overseas mineral water bottlers, commissioned Ocme to supply four complete lines for bundling and palletization for their plants in California, Florida and Texas (Ocme has also supplied the conveying systems for packing and pallets). The operative versatility offered by the Vega shrinkwrapper (which works at 450 bundles per minute and mostly runs on electronic automation, is modular and has maximum accessibility) and the anthropomorphous robot Pegasus offers great freedom of action in creating different sales units on the same packing line.

• Industrie Cartarie Tronchetti, specialised in the production of tissue paper and owner of, among others, the Foxy brand, aims to continue its longterm relations with Ocme and has chosen two palletization systems for a new production site in Poland. They have chosen a Pegasus M250 with a patented layer gripping head. The systems can move approximately 50 formats of paper (kitchen towels and toilet paper) at speeds varying between 10 and 250 bundles per minute.