November-December 2001
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Punto.Carton
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Essere grandi nel settore della trasformazione delle materie plastiche non sempre rappresenta un punto di forza. Soprattutto nel campo del PET, in cui è determinante la rapidità e l’efficienza delle risposte al mercato. Ecco come una nuova realtà, la Multipack, si sta rapidamente facendo spazio puntando sull’innovazione.
Stefano Lavorini

Anche nel mondo del packaging c’è ancora spazio per fare cose nuove, basta volerlo. Questo sembra dimostrare la Multipack a dispetto della sua brevissima storia. In un anno, infatti, Sergio Sonzogni, a capo della società di Bottanuco (BG) ha inventato dal nulla una realtà composita, che rompe con gli schemi classici d’impresa. Da una parte PDC, un laboratorio di analisi e di ricerca con tutti i crismi e tanto di attrezzature, alla cui direzione troviamo uno dei più stimati “tecnici” del settore, Valter Rocchelli, con trascorsi nel settore della carta, degli inchiostri e in generale degli imballaggi flessibili.
Dall’altra, un’azienda specializzata nello stampaggio di preforme di PET per bottiglie, la Impet, che è stata pensata come un modello di razionalità ed efficienza e che è già diventata un riferimento per produttori di macchine e componenti come Husky e Siemens.
Un bel cocktail, quindi, di uomini e mezzi che allude a grandi progetti. Per ora di certo si sa che dietro la Multipack, una SpA con un capitale sociale di 2.800 milioni che funge da holding gestionale del nuovo gruppo, in cui sono state concentrate le attività comuni a tutte le società – amministrazione, parte finanziaria e commerciale, ci sono tre soci: la PET Engineering, di Sonzogni, società specializzate nel PET, la famiglia Cassina, che è proprietaria di Fustiplast SpA, azienda specializzata nella produzione di contenitori poliolefinici, e un professionista, l’architetto Enrico Rizzi, che si occupa di impiantistica.
Punto di riferimento dell’impresa è Sonzogni che, come amministratore delegato di Multipack e amministratore unico di Impet e di PDC, riassume al massimo livello il processo decisionale di tutte le società assicurando - come ci dice - rapidità e coerenza nella scelte.
«Quello che conta nelle cose è avere la voglia di buttarsi nella mischia. Abbiamo iniziato da poco, ma il nostro business plan per Impet e PDC prevede di arrivare velocemente ad un fatturato superiore ai 100 miliardi. Quest’anno, in cui siamo ancora in fase di avviamento, dovremmo chiudere con Impet tra i 15 e i 20 miliardi e con PDC a oltre 1 miliardo. E questo lavorando sulle competenze, sulla qualità della produzione, sulla completezza tecnologica e sull’indipendenza e l’autonomia.
Tutto il progetto nasce intorno ad un discorso di servizio: essere una struttura in grado di concretizzare le idee dei nostri partner in modo rapido e ad alto livello, differenziandoci così dai grandi gruppi che, in molti casi, puntano soprattutto a fatturare e a guadagnare, senza riuscire a fare innovazione, ad entrare in nuovi settori».

C’era una volta
Come si suol dire, Sonzogni, nonostante la giovane età, “non le manda a dire”. Forse perché vanta un lungo trascorso nel campo della produzione di preforme di PET, avendo partecipato in prima persona alla nascita di alcune iniziative imprenditoriali in questo settore. Erano i tempi in cui si vendevano “le bottiglie vuote” e questo gli ha permesso di farsi un’esperienza sul campo, professionale e imprenditoriale, sia per quanto riguarda l’impiantistica, il processo, i capitolati tecnici, che i rapporti coi fornitori e clienti. Tempi in cui gli imprenditori sapevano lasciare autonomia e questo creava partecipazione e impegno.
Partendo da queste esperienze - che comprendono anche un breve periodo passato in una multinazionale - si mette in proprio, fondando tre anni fa la PET Engineering, con l’obiettivo di riuscire a produrre preforme, in un mercato inflazionato, e di creare un centro di ricerche, senza avere alle spalle i numeri per poterselo permettere. Entrambe le cose si sono realizzate e, quella che poteva sembrare una sfida impossibile, è diventata la prova che idee e persone contano almeno quanto i soldi.

Il potere è’ conoscenza
Nasce così PDC, un’azienda che racchiude un grosso laboratorio attrezzato con tutto il necessario per effettuare prove e ricerche nel campo del packaging, ma anche un’area tecnica, dove è in fase di installazione una pressa soffiatrice per la realizzazione di prototipi, campioni e piccole produzioni, nonché un’area di progettazione di contenitori, preforme e stampi. «La PDC è un azienda in grado di assicurare ai clienti un servizio completo» sottolinea al riguardo Sonzogni. «Abbiamo scelto il meglio per quanto riguarda uomini e macchine. Tra l’altro ci siamo dotati di un software che ci permette di progettare e simulare elementi finiti, in modo da offrire non solo un servizio di tipo analitico, o studi sensoriali, ma anche lo sviluppi di nuovi imballaggi, dando soluzione ai problemi più diversi. Siamo, infatti, in grado di prenderci cura del prodotto, della tecnologia e del processo, dei capitolati di fornitura, delle certificazioni.
Abbiamo investito per PDC circa 3 miliardi, e con buoni risultati considerando che, a distanza di dieci mesi dalla nascita, abbiamo circa 200 clienti; senza aver fatto peraltro alcuna azione commerciale. Molto è dovuto alle precedenti esperienze lavorative di Rocchelli, ma ora stiamo sviluppando l’attività legata al poliestere e più in generale all’imballaggio rigido.
Il nostro target, d’altronde, è costituito proprio dai costruttori di macchine e da multinazionali del settore bevande, ma contiamo di poter collaborare anche con altri produttori di preforme, grazie al fatto che possono contare sulla massima riservatezza e correttezza. In generale, i nostri clienti strategici sono quelli con cui possiamo collaborare per sviluppare nuovi prodotti.
Ne è un esempio il caso dell’Agip che per prima è passata ad utilizzare contenitori di PET per i propri lubrificanti, in sostituzione di quelli di polipropilene. In questo caso, con un contratto chiavi in mano, abbiamo curato lo sviluppo e la progettazione del contenitore, nonché l’installazione in raffineria di una piccola area di soffiaggio, integrata con un impianto di riempimento. È stato un lavoro partito come PET Engineering e terminato come PDC.
E ancora abbiamo, primi fra tutti, inventato il boccione per acqua da 5 galloni di PET, (Oscar dell’imballaggio 2001) superando, come dimostrato, difficoltà apparentemente insormontabili.
Tutto è nato dall’idea di offrire un’alternativa vantaggiosa ai contenitori di queste dimensioni di policarbonato: in pratica abbiamo messo a punto il polimero e la pressa per lo stampaggio delle preforme che, in questo caso, arrivano ad avere uno spessore di 1 centimetro.
Posso assicurare che l’interesse suscitato è notevole e, oggi, ci sono grandi gruppi del settore acqua che intendono muoversi in questa direzione, con particolare attenzione alle possibili applicazioni in ambito domestico. Inoltre, stiamo avviando un progetto di recupero di questi materiali con un approccio non solo tecnico, ma anche gestionale, così da ottimizzare i nostri flussi logistici e quelli dei cliente».

Fino all’ultima preforma
In generale nel settore dell’imbottigliamento si è manifestata una forte tendenza al contenimento dei costi, che ha portato ad una riduzione dello spessore dei contenitori, con ricadute evidenti sulla loro qualità (leggi caratteristiche meccaniche). Questo trend sembra aver raggiunto un punto critico, oltre il quale forse sarebbe più corretto parlare non tanto di bottiglie, ma di contenitori “semiflessibili” per bevande.
Eppure l’alternativa sembra esistere, come testimonia la Impet.
«Per far costare meno il prodotto - ci dice Sonzogni - abbiamo speso di più, anche se questo può sembrare un paradosso. La nostra scelta è stata, infatti, di realizzare uno stabilimento completamente automatizzato, attrezzato con due sofisticati sistemi di monitoraggio, che ci consentono di tenere sotto controllo, 24 ore su 24, anche in remoto, sia l’intero impianto elettrico, interruttore per interruttore, sia tutto il sito produttivo, comprese pompe, valvole, presse, frigoriferi, silos, ecc.
Il nostro primo obiettivo è stato quello di razionalizzare l’utilizzo di energia elettrica, che rappresenta una delle principali voci di costo, e il cui prezzo varia in funzione del periodo dell’anno e delle fasce orarie giornaliere.
Abbiamo per la cronaca realizzato un sistema di raffreddamento delle unità produttive che, controllato da sensori, è in grado di convogliare l’acqua in alternativa o alla centrale frigorifera o, specialmente in inverno, a un sistema a ventilatori che utilizza aria a temperatura ambiente. Questo significa poter risparmiare alcune centinaia di milioni l’anno. Inoltre, grazie alle soluzioni adottate siamo in grado di comparare i costi di trasformazione di diversi polimeri di PET, quantificando i costi dovuti all’innalzamento, anche di solo 10 °C, della temperatura di estrusione.
Abbiamo puntato, in altri termini, ad essere competitivi portando avanti un progetto di qualità.
E a riprova di questa scelta, il nostro centro di ricerche sta sviluppando due nuove apparecchiature. La prima servirà per effettuare la determinazione rapida, in produzione, del contenuto di acetaldeide, utilizzando preforme tal quali, e senza necessità di personale di laboratorio.
L’altra, è un sistema di ispezione a telecamera, che verrà impiegato per controllare il 100% delle preforme - spessori, curvature, filetto - in modo da certificare la qualità della produzione e assicurarne la tracciabilità. Ma i nostri progetti non finiscono qui. Da una parte puntiamo a integrare un sistema di movimentazione interna a navette, senza uomo a bordo, così da arrivare a gestire tutto l’impianto con una sola persona; dall’altro stiamo cercando di coinvolgere gruppi di utilizzatori medio piccoli ad andare verso una standardizzare dei prodotti, così da conseguire ulteriori economie in termini di cambi formato».
A “laboratory” company
Being big in the plastic materials processing sector is not always a good thing. Especially in the PET field, where speed and efficiency of response to the market are paramount. This is how a new company, Multipack, is rapidly making ground, concentrating on innovation.

Even in the world of packaging there is still room to do new things, if the will is strong enough. This seems to be the message of Multipack, despite its very short history. In just one year Sergio Sonzogni, the head of the Bottanuco (BG) company, has built up from nothing a firm which breaks with the classic traditions of a company. On the one hand we find PDC, a research and analysis laboratory with all the expertise and masses of equipment, under the direction of one of the most respected ‘technicians’ in the field, Valter Rocchelli, with past experience in the sectors of paper, inks and flexible packaging in general.
On the other hand is a company, Impet, which specialises in the construction of moulds for PET bottles. It was conceived as a model of rationality and efficiency and has already become a supplier to producers of machines and components such as Husky and Siemens.
It is therefore a good mix of personnel and methodology, hinting at great projects. For the moment it is known for certain that behind Multipack, a limited company with a share capital of 2,800 million lire which acts as the holding company for the new group, in which the activities common to all the companies – administration, finance and marketing - are concentrated, there are three partners: Sonzogni’s PET Engineering, a company which specialises in PET; the Cassina family, owners of Fustiplast SpA, which specialises in polyolefine containers; and the self-employed architect Enrico Rizzi, who deals with plant design.
The focus of the company is Mr. Sonzogni who, as Managing Director of Multipack and sole director of Impet and PDC, takes on the decision-making process of all the companies at the highest level ensuring, as he tells us, speed and coherence in the decisions made.
“The important thing is to have the will to throw oneself into the fray. We only started a short time ago, but our business plan for Impet and PDC is forecast to quickly achieve a turnover of more than 100 billion lire. This year, although we are still in our start-up phase, we should end up with Impet at between 15 and 20 billion and PDC at more than 1 billion. And this while working on expertise, production quality, comprehensive technology, independence and autonomy.
The whole business plan revolves around service: to be a company which can bring to fruition our partners’ ideas swiftly and at a high level, which marks us out from the large groups which, in many cases, aim at turnover and profits, without innovating or moving into new fields”.

Once upon a time...
This means that Mr. Sonzogni, despite his tender years, “does not pay much heed to them”. Perhaps because of his long experience in the area of production of PET moulds, having personally taken part in the creation of several entrepreneurial initiatives in this sector. There was a time when they sold ‘empty bottles’ and this allowed him to gain experience in the field, both professionally and as an entrepreneur, in plant design, processes and technical specifications, but also in relationships with suppliers and customers. This was also a time when the entrepreneurs knew how to give up independence, and this led to participation and commitment.
Starting with this experience – which also included a brief spell spent in a multinational – he set up on his own, three years ago founding PET Engineering with the aim of producing moulds in an already inflated market, and setting up a research centre, without really having the wherewithal to enable him to do this. Both these aims were achieved and, although the challenge might have seemed impossible, proved that ideas and people are at least as important as cash.

Power is knowledge
This is how PDC was born, a company which includes a vast laboratory equipped with everything necessary to carry out tests and research in the packaging field, but also a technical area where a pneumatic press is being installed to produce prototypes, samples and small production runs, as well as a section for the design of containers, preforms and moulds. “PDC is a company which is able to ensure a complete service for the customer,” Mr. Sonzogni emphasises. “We have selected the best, both in terms of personnel and machinery. Among other things, we have software which allows us to design and simulate the finished component. In this way, not only can we provide an analytical service or sensory studies, but also develop new packaging, providing solutions to the most varied problems. In fact, we can oversee the product, the technology and the process, supply tenders and certification.
We have invested about 3 billion lire in PDC, and to good effect, considering that only ten months from its foundation we have about 200 customers. This is without having done any marketing. Much of this is due to our previous experience working with Mr. Rocchelli, but now we are developing projects connected with polyester and with rigid packaging in general.
Our target market, however, is machine manufacturers and multinationals in the drinks sector, but we hope to be able to collaborate with other manufacturers of preforms, since we can guarantee maximum discretion and correctness. Generally speaking, our core customers are those with whom we can collaborate on the development of new products.
One example of this is Agip, who for the first time decided to use PET containers for its lubricants, rather than polypropylene. In this case, with a turnkey contract, we took care of the development and design of the containers, as well as the installation in the refinery of a small area for a pneumatic machine, integrated with filling equipment. This was a job begun by PET Engineering and finished by PDC.
We were also the first to produce a five gallon PET drum for water (Packaging Oscar 2001), overcoming seemingly insurmountable difficulties.
This all stemmed from the idea of providing an advantageous alternative to containers of this size in polycarbonate: in practice we set up presses for stamping out the preforms, which in this case were 1 centimetre in thickness.
I must say that this aroused considerable interest and today there are large groups in the water sector who intend to move in this direction, particularly with regard to possible applications for household use. Moreover, we are working on a project for the recovery of these materials, not just the technical aspects but also in terms of running it, in order to optimise our logistics flow and that of our customers”.

To the latest preform
Generally speaking, the packaging sector shows a marked trend towards containment of costs, which has led to a reduction in the thickness of containers, with obvious implications for quality (for which, read mechanical characteristics). This trend seems to have reached a critical point, beyond which it would be more correct to speak not so much of bottles but of “semi-flexible” containers for drinks.
Nevertheless, there is an alternative, as is demonstrated by Impet.
“In order to reduce the cost of the product,” explains Mr. Sonzogni, “we have spent more, even though this seems paradoxical.
In fact, we decided to construct a fully automated plant, equipped with two sophisticated monitoring systems, which allow us to control, 24 hours a day, even remotely, both the whole electrical system, switch by switch, and the whole production site, including pumps, valves, presses, refrigerators, silos, etc..
Our first objective was to rationalise the use of electrical energy, which is one of the main costs, whose price varies according to the time of year and the daily time slots.
For the record, we designed a cooling system for the production unit which, controlled by sensors, can direct the water either to the central refrigeration unit or, especially in winter, to a ventilation system which uses air at an ambient temperature. This makes it possible to save hundreds of millions of lire per annum. Moreover, thanks to the solutions adopted, we can compare the costs of processing different PET polymers, quantifying the costs incurred by raising the extrusion temperature by only 10 °C.
In other words, we set out to be competitive while producing a quality project.
And, as confirmation of this decision, our research centre is developing two new pieces of equipment. The first is designed to carry out, during production, measurements of the acetaldehyde content, using identical preforms, and without the need for laboratory staff.
The other is an inspection system using television cameras, which is used to check the preforms through and through – thickness, curvature, thread – so as to certify the production quality and ensure their traceability.
But our plans do not end here. On the one hand, we are aiming to integrate an internal unmanned shuttle transportation system, so that the whole plant can be managed by a single member of staff; on the other, we are seeking to involve groups of small and medium-sized users in moving towards standardisation of products, leading to further economies in terms of format changes”.


PDC in breve
PDC (Packaging Development Centre) è un centro di ricerca polifunzionale, creato con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento nel settore dell’imballaggio. Grazie alla completezza dei servizi erogati, all’autorevolezza del personale tecnico impegnato (che ha sviluppato competenze in ambito nazionale e internazionale), nonché all’impiego di strumentazione sofisticata, questo centro innovativo sarà in grado di garantire un approccio globale alle problematiche di packaging, proponendosi tra l’altro come interfaccia attiva nelle sedi istituzionali (commissioni italiane ed europee UNI e CEN, Istituto Italiano Imballaggio, Giflex, Atif).
Queste le aree di intervento di PDC:
• Ricerca e Sviluppo - sviluppo di nuove soluzioni di imballo; innovazione di materiale, prodotto, processo, tecnologia; sviluppo di nuove metodologie analitiche; packaging design; prototipazione.
• Servizi analitici – migrazioni globali e specifiche, controllo di carte per alimenti, studio di interazioni imballaggi/alimento, permeabilità, analisi strumentali fisico-meccaniche, sensoriali e microbiologiche.
• Consulenza - progetti “chiavi in mano”; assistenza su processi e analisi; training su materiali, processi, teniche analitiche; organizzazione di conferenze; assistenza generale.
Il target potenziale del centro è ampio e variegato e spazia dai produttori e/o confezionatori di beni di consumo (food e non food) agli utilizzatori di packaging, dai produttori di materie prime e di macchine per il confezionamento e l’imballaggio fino ai produttori di packaging, passando dalle università agli istituti di ricerca.




PDC in brief
After having coordinated the activity of the LCA laboratory of Coates Lorilleux, from November onwards Valter Rocchelli will take on the post of head of PDC Srl, a polyfunctional study centre created with the objective of constituting a benchmark for the packaging sector. Thanks to the all-round services rendered, the capabilities of the technical personnel employed (that have developed skills and knowhow working at a national and international level), as well as the use of sophisticated tools, this innovatory centre is set to offer an overall approach to packaging problems, among other things constituting an interface for institutional bodies (European and Italian CEN and UNI commissions, Istituto Italiano Imballaggio, Giflex, Atif).
PDC Srl intervenes in the following areas:
• Research and Development - developing new packaging solutions; material-, product- process- and technology innovation; development of new analytical methodologies; packaging design; prototyping.
• Analytical services - global and specific migrations, control on food papers, permeability, packaging/food interactions, instrumental physical/mechanical, sensorial an microbiological analyses.
• Consultancy - “turnkey” projects, process assistance and analysis, training on materials, processes, analytical techniques, organization of conferences, general assistance.
The centre is to target a broad and varied range of customers including producers and/or packers of consumer goods (food and non food) packaging producers and users, raw materials producers, packaging and wrapping machine builders, also including universities and research institutes.