Packaging e transizione ecologica

Packaging e transizione ecologica

di Stefano Lavorini

A inizio maggio sono stati presentati i dati relativi al IX e X rapporto sulla raccolta differenziata e il riciclo, realizzati da ANCI nell’ambito dell’accordo quadro ANCI-CONAI.
Durante la conferenza stampa in streaming hanno preso la parola Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica, Enzo Bianco, presidente del Consiglio nazionale Anci, Carlo Salvemini, delegato Energia e Rifiuti Anci, e Luca Ruini presidente Conai.

Nel complesso, il quadro d’insieme appare incoraggiante, non solo perché in Italia continua a crescere la percentuale di raccolte differenziate (nel 2019 ha raggiunto il 61,69%), il che fa sì che il nostro paese sia tra i migliori a livello europeo, ma anche perché finalmente si può sperare in una maggiore concertazione di iniziative tra amministrazioni locali, Governo centrale e soggetti privati.
Cosa quanto mai necessaria, in quanto, a fronte del fatto che alcune filiere hanno già superano gli obiettivi di riutilizzo e riciclo fissati al 2030, resta molto da fare per ridurre il divario ancora oggi esistente tra le diverse aree del Paese.

Al proposito, Cingolani ha sottolineato che: «La nascita del Ministero della Transizione Ecologica è parte di quel percorso di costruzione che vede il nuovo governo impegnato nella realizzazione di una nuova visione strategica delle politiche ambientali.
In quest’ottica stiamo lavorando per ridurre il divario ancora oggi esistente tra le diverse aree del Paese e assicurare una transizione giusta e inclusiva. È necessario avere a disposizione servizi sempre più smart, che consentano la condivisione delle informazioni, la creazione di una rete al servizio delle istituzioni e dei cittadini per sviluppare e far acquisire la piena consapevolezza che le loro abitudini condizionano il nostro modo di vivere».

Con tono colloquiale ma puntuale, il ministro è stato comunque esplicito nel richiamare la necessità di difendere il modello italiano a livello europeo, fondamentalmente perché funziona, e perché possiamo avere l’ambizione di essere tra le Nazioni guida in campo ambientale, qualità della vita, industria sostenibile.
Per progredire nell’intento di dar vita a un nuovo modello sociale, ha aggiunto, ci vuole un formidabile accordo pubblico/privato, ma anche un forte impegno in ambito formativo, a partire dalle scuole primarie.
L’impegno del governo c’è, e non solo in questa direzione, ha fatto capire Cingolani, che non ha sorvolato neanche sul “problema plastica”, stigmatizzando la confusione che ancora esiste in molti ambiti su ciò che è compostabile, biodegradabile, di origine vegetale, riciclabile… e su quale materiale sia migliore di un altro.
«Da scienziato - dice - ho lavorato per molti anni nel campo della tecnologia dei polimeri e sono particolarmente sensibile al problema…» per poi aggiungere che, sebbene le performance in termini di riciclo della plastica possano sembrare insoddisfacenti, la quota 2019 del 45,5% rispetto al target del 50% nel 2025 appare tutt’altro che negativa.

Valutazioni che trovano conferma nei dati relativi al 2020 resi noti da Corepla successivamente alla conferenza stampa. A fronte di un minore quantitativo complessivo di imballaggi immessi al consumo sul territorio nazionale, stimato in 2.198.000 tonnellate (-5% circa rispetto al 2019), la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica è cresciuta del 4%, raggiungendo 1.433.203 tonnellate, il che porta l’Italia a un pro capite medio annuo di 23,7 kg.

Cingolani ha poi parlato del progetto di digitalizzazione del Paese e del supporto che la tecnologia può offrire anche all’attività di gestione degli imballaggi nel ciclo dei rifiuti, nonché del Recovery Plan.  In particolare ha fatto riferimento agli investimenti previsti per la realizzazione di nuovi impianti di gestione rifiuti e per l’ammodernamento di quelli esistenti, potenziali acceleratori dell’economia circolare e della valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti. E ancora dei “progetti faro” di economia circolare del governo, che servono a realizzare infrastrutture dedicate con l’obiettivo di aumentare la capacità di riciclo di carta, plastica, tessili e componenti elettronici.
In totale oltre 2 miliardi di euro, a cui aggiungere circa mezzo miliardo per la bonifica dei siti orfani, un problema che secondo il ministro «va risolto una volta per tutte…  se vogliamo riappacificarci con un passato che, forse, non è stato molto edificante».

Consapevole della possibile strumentalizzazione delle sue dichiarazioni, Cingolani ha poi chiosato: «Non riesco a essere ideologico parlando di ambiente: si tratta innanzitutto di un problema termodinamico e sociale. Se dobbiamo fare nei prossimi anni un buon lavoro per recuperare i danni che abbiamo fatto al nostro ambiente, non lo possiamo fare a spese dei lavoratori, della società. La sostenibilità è conciliare istanze diverse, cioè creare lavoro buono, serio, sano, dirò di qualità, e fare in modo che questo lavoro serva a mitigare i danni che abbiamo fatto sinora».

Parole serie, che vanno tenute a mente!
In estrema sintesi possiamo dire che, per costruire un packaging sostenibile, non si può prescindere dalla valutazione del sistema di raccolta, selezione e riciclo dei materiali presente sul territorio.

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