Caduti nella rete… per scelta

Editoriale di Stefano Lavorini

C’è altrettanta differenza tra noi e noi stessi, che tra noi e gli altri
Michel de Montaigne, filosofo e scrittore francese, 1533-1592
            
Se è vero che l’unione fa la forza, quello che per una piccola azienda è impossibile potrebbe non esserlo se si fa “gruppo”… Questo è il succo della questione. Questo il senso e l’obiettivo del contratto di rete che apre la strada “a un’azienda virtuale a geometria variabile” capace di rispondere meglio a un mercato in crisi, dominato da concorrenti e clienti sempre più grandi e agguerriti.

Così ci racconta, per esperienza diretta, Gianmario Ronchi (contitolare della Ronchi Mario Spa), promotore e attuale presidente della rete “Processing&Packaging: The High-Tech Italian Way”, nata pochi mesi fa con l’obiettivo di favorire la crescita delle aziende sui mercati internazionali.

Ronchi, in premessa confessa con sincerità: «Alla prova dei fatti il contratto di rete è più utile di quanto si possa credere: in quanto tale, nasce senza soggettività giuridica, la governance è semplice e non richiede alcuna sovrastruttura, non lega nessuno e offre molte opportunità». A patto di poter contare, aggiungiamo noi, su un ente attuatore del programma che sia all’altezza del compito.

Col suo stile pacato e improntato a un ostinato ottimismo, Ronchi prosegue: «C’è tanto lavoro da fare nel mondo per portare ampie aree geografiche ai livelli di consumo occidentali… e siamo convinti che il nostro network di filiera nel campo delle tecnologie per il processing, il packaging e l’imballaggio possa fare la sua parte».

Su quali basi? Semplice. «Anzitutto essere italiani e non essere in concorrenza. A esempio di questo nuovo modo di fare impresa, sottolineo che, nel gruppo, due realtà producono macchine riempitrici destinate però a mercati di utilizzo differenti. Fondamentale, comunque, resta la conoscenza reciproca: tutti sappiamo infatti come gli altri operano sul mercato, anche perché, in occasione di specifiche commesse, abbiamo già avuto modo di collaborare sul campo».

Detto fatto. Invece che continuare a lamentare la mancanza di coesione fra imprese e che «gli italiani si muovono per lo più come cani sciolti», il nucleo fondatore di cinque aziende, a cui già se ne sono aggiunte altre due, ha deciso di condividere un progetto commerciale: andare a esplorare mercati in crescita, poco conosciuti e ancora troppo complessi e onerosi per un approccio individuale. Sono state quindi identificate alcune aree geografiche di comune interesse in cui organizzare una presenza collettiva in occasione delle fiere di riferimento. Quindi, stand comune, immagine coordinata ma spazi dedicati e personalizzati per ogni singola realtà. Perché «ognuno mantiene la propria identità, scegliendo magari di essere presente con o senza macchine. Uno stand unico, però, in cui i buyer internazionali possono trovare un’offerta di soluzioni tecnologiche integrate e orientate alla fornitura di linee complete».

Ronchi, al riguardo, parla chiaro: «Il primo vantaggio del contratto di rete che abbiamo siglato è stato di ottenere dall’ente attuatore, che per noi è Ipack-Ima Spa, organizzatore dell’omonima fiera, un servizio articolato e completo. In pratica, ad esempio, l’ente attuatore contatta la fiera, contratta l’acquisto dello spazio, provvede all’allestimento e ci offre il coordinamento e l’assistenza sul posto, nonché la promozione sui media locali. In questo modo condividiamo tutti i costi correlati alla partecipazione a una fiera e, nello specifico, beneficiamo delle competenze e della struttura di Ipack-Ima. Una realtà che, oltre a organizzare fiere, si propone come aggregatore di filiera e, quindi, di offerta tecnologica.

Per iniziare abbiamo scelto necessariamente fiere orizzontali, interessanti per tutti: Propack China, Propack Indonesia, Andina-Pack in Colombia. Se avremo la prova che presentarci in gruppo apra ulteriori opportunità di business, potremmo utilizzare questa formula anche in altre fiere come Packexpo Las Vegas.
In verità, non ci siamo dati limiti sull’operatività, ma solo sulla durata del contratto di rete che abbiamo stabilito in 3 anni; scadrà infatti nel 2015, in coincidenza con l’Expo e, va da sè, con la prossima edizione di Ipack-Ima».
E per il futuro? «Non escludiamo nulla - dichiara Ronchi - dato che il contratto di rete ci permette di fare di più e, speriamo, meglio». 
“Nessun vento è buono per chi non ha un porto stabilito”, ammonisce ancora Montaigne e allora, bene il fatto che, questo gruppo, dimostri di sapere dove andare. Buon viaggio.

Per saperne di più sul contratto di rete: www.retimpresa.it

Il nucleo fondatore di “Processing&Packaging: The High-Tech Italian Way” allinea, accanto a Mario Ronchi Spa di Gessate - MI (macchine riempitrici), PFM Group di Torrebelvicino - VI (9 aziende specializzate in packaging flessibile per food e non food), P.E. Labellers Spa di Porto Mantovano - MN (macchine etichettatrici rotative e lineari ad alta tecnologia), Clevertech di Cadelbosco Sotto - RE (sistemi d’automazione per impianti di confezionamento e imballaggio) e CAMA Group di Garbagnate Monastero - LC (linee complete e macchine per il packaging secondario), TMCI Padovan Spa di Vittorio Veneto - TV (tecnologie per il food, beverage e packaging) e MBF Spa di Veronella - VR (impianti completi di imbottigliamento per liquidi alimentari).

 

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