Complessi ma flessibili
Complex but flexible

Anche se i converter italiani continuano a esportare, subiscono i contraccolpi del calo delle vendite negli Usa. Per fortuna la domanda interna...
Even if the Italian converters continue to export, they are suffering the after-effects of plummeting sales in the USA. Thankfully demand on the Italian market...

Il vento dell’Est
An Easterly wind

Cartotecnici a congresso.
Paper converters in conference.

Andate e federatevi
Go and federate

Assogomma e Unionplast danno vita a una nuova istituzione di rappresentanza.
Assogomma and Unionplast have given life to a new representative organisation.

News








CARTOTECNICI A CONGRESSO Ovvero il bello e il brutto di essere italiani in un mondo che punta
a Oriente.
Stefano Lavorini

Non ci crederete, eppure seduti a fine giugno in riva al mare sulla spiaggia di Trabia (PA), sotto il cielo terso e luminoso della Sicilia, si potevano intravedere con un po’ di buona volontà, appena definite sulla linea dell’orizzonte, le coste della Cina. Lontane erano lontane, in effetti, ma il rumore dei discorsi dei partecipanti al XXV Congresso Nazionale GIFASP (il gruppo fabbricanti astucci pieghevoli di Assografici) ne restituiva, tra chiari e scuri, assai bene i contorni.
In effetti, manager e imprenditori del settore cartotecnico trattando di “Innovazione e competitività” si sono ritrovati ad approfondire le ragioni e le dinamiche di un mercato che si sta facendo sempre più imprevedibile, e si sono confrontati sui modi di fare impresa in un contesto sempre più complesso e vieppiù condizionato dai nuovi competitor dell’Europa dell’Est e dell’Estremo Oriente. Non si può negare che tra i partecipanti serpeggiasse un certo sentimento di sgomento, se non di sconforto. Dati e cifre sulla Cina forniti da Alessandro Listuzzi (Assofoodtec), d’altronde, hanno reso con evidenza una realtà che, rispetto a quella europea e italiana in particolare, presenta dimensioni, dinamiche e potenzialità neanche lontanamente comparabili. Una battaglia che molti si prefigurano persa in partenza, a dispetto del fatto che in queste aree esistono, perché no, potenziali opportunità di sviluppo per le aziende nostrane. Peccato solo che questa eventualità sia quanto mai remota, considerando il profilo e le peculiarità del nostro comparto.
Per fortuna a mitigare tale preoccupante quadro (in cui nani sono chiamati a combattere contro giganti) si sono spesi un po’ tutti i relatori. In primis, Giuseppe Meana, presidente Gifasp, che, con il suo aplomb, ha più volte sottolineato la necessità di affrontare il problema con razionalità, approfondendo prima di tutto il livello di conoscenza dei fatti: bisogna studiare e capire ciò che sta succedendo per poter inventare, con uno sforzo comune, efficaci strategie di contrasto che valorizzino sui diversi mercati il “fatto in Italia”.
Degno di plauso, l’intervento di Tonino Dominici che con scanzonata ironia ha presentato un lucido resoconto, con tanto di corredo iconografico, della recente missione Gifasp in Cina, svoltasi in primavera; ne sono emerse differenze così eclatanti da far sperare di avere ancora, noi italiani, molto da spendere in termini culturali, ovvero di capacità di gestione delle risorse umane, qualità dei prodotti e, più in generale, gusto per il bello.
A mo’ di distrazione, si fa per dire, è da registrare la bella e dettagliata relazione di Jean Cardon dell’Ecma sulle aste elettroniche (e-auctions) nel settore degli astucci pieghevoli e delle scatole in cartoncino. Si è parlato di garanzie che è necessario introdurre per governare un fenomeno visto da molti come uno strumento coercitivo, se non ricattatorio, utilizzato dagli end user per ottenere di fatto una riduzione dei prezzi dei prodotti, in spregio a qualsiasi discorso di reale rapporto di partnership tra fornitore e cliente.

Piccoli e grandi a confronto
Tornando più propriamente al tema dell’incontro, abbiamo trovato affascinante, a dispetto dei motivi di esclusività che derivano da una storia aziendale vecchia di 170 anni, la presentazione di Florian Kohler, titolare della cartiera Gmund. «Bisogna fare della propria azienda/prodotto qualcosa di unico e di sexy» ha affermato con l’orgoglio di chi ha saputo, in un mondo di multinazionali, continuare una tradizione di specializzazione, puntando su un’offerta superpersonalizzata, fatta di carte con colori e texture capaci di trasmettere prima di tutto “emozioni”.
A seguire gli interventi puntuali e dettagliati, ma in generale coerenti con il tema di innovare per competere, curati dai fornitori di tecnologie: Arnold Bremann della BHS, Jurgen Rautert della Heidelberg e Sandro Gubinelli di Bobst Group.
In particolare, Rautert ha illustrato gli step necessari per fare innovazione (saper ascoltare il mercato, favorire all’interno dell’azienda il processo ludico e creativo, riuscire a distillare dal caos di idee nuovi prodotti/processi), mentre Gubinelli ha sottolineato l’esigenza, di fronte alla crescente banalizzazione delle tecnologie, di lavorare per trovare elementi di differenziazione, offrendo una migliore integrazione soprattutto in termini di gestione delle innovazioni (macchine più produttive e flessibili).
In chiusura il contributo di Piero Villa della Summit, che ha posto l’accento sull’importanza del capitale umano in azienda e sul valore della conoscenza. In quest’ottica, appare indispensabile saper valorizzare tutto ciò che è intangibile come la cultura, la leadership, le relazioni, le idee e l’immaginazione che sono fattori abilitanti il processo innovativo. Bisogna riuscire a superare, con un approccio olistico, gli schemi mentali che bloccano i cambiamenti, per saper dare sempre nuove risposte a un mercato che si costruisce, oggi come non mai, sulla discontinuità.
A commento generale, si può dire che tutto si è svolto nel modo migliore, anche grazie all’efficiente e simpatica organizzazione. Forse, nelle prossime occasioni, si potrebbe dedicare più spazio a un confronto diretto tra gli attori del settore, guidando un dibattito utile a definire più concrete strategie operative. Ciò non toglie nulla al fatto che tanti sono stati gli spunti offerti da questo incontro (che avrebbe meritato di essere maggiormente partecipato), primo fra tutti quello sulla capacità di reazione ai cambiamenti in atto da parte dei nostri imprenditori.
Contiamo che oggi sappiano ritrovare quello spirito battagliero, fatto di consapevolezza e voglia di fare andando oltre i propri limiti, che in passato ha segnato la crescita del nostro Paese.
Non c’è spazio per la rassegnazione, per la nostalgia per i tempi passati, per l’attesa fideistica che le cose cambino da sole. Non siamo alla disfatta, ma tanto bisogna ancora lavorare, con impegno e fantasia per guardare con ottimismo al futuro.



Competitions
An Easterly wind


CONVERTERS IN CONFERENCE - Namely all that’s beautiful and ugly of being Italian in a world that’s heading East. Stefano Lavorini

You won’t believe us, and yet sitting at the end of June by the sea on the beach at Trabia (PA), under a calm and bright Sicilian sky, you could catch a glimpse (with a bit of imagination, admittedly) of the coasts of China just on the horizon.
Far away, for sure, but the noise of the speeches made by the participants at the 25th National Conference of GIFASP (the Group of Folding Cases Manufacturers, Assografici) produced a clear outline, full of light and dark tones.
In fact, the managers and entrepreneurs from the converting industry field discussing “Innovation and competitiveness” found themselves having to come to terms with the reasons for and the dynamics of a market that’s becoming more and more unpredictable, as well as having to consider just how to do business in a world that’s becoming more and more complex and conditioned by the new competitors from Eastern Europe and the Far East.
There was no denying the fact that the participants felt uneasy, if not actually dismayed. Then again, the data and figures for China supplied by Alessandro Listuzzi (Assofoodtec) clearly showed how the size, dynamics and potential of the Asian industry are way beyond those for their European counterparts, and the Italian industry in particular. A battle that many feel is already lost at the outset, despite the fact that these areas offer potential opportunities for growth and development for the Italian companies. Indeed, it’s a shame that such opportunities are far from being seized, given the profile and the peculiarities of this sector.
Fortunately, all the speakers managed in some way to mitigate this troubling picture (where dwarfs are called upon to fight giants).
First and foremost, Giuseppe Meana (Gifasp President) stressed several times with his usual aplomb the need to face the problem rationally, by deepening our level of understanding of the facts: we need to study and understand exactly what’s going on before we can attempt to invent in a joint effort any truly effective strategies to counter the trend and enhance made in Italy products.
Tonino Dominici, with his unconventional irony, then made a fine polished speech, with a mass of media support, reporting on the recent Gifasp mission in China this Spring. Many surprising differences emerged, affording Italians the hope of still having a lot to offer the market in cultural terms, i.e. the ability to manage human resources, product quality and, on a more general note, a taste for all that’s beautiful.
A slight distraction, if one may use the expression, was offered by the eloquent and detailed speech by Jean Cardon of Ecma on electronic auctions (e-auctions) in the field of the folding cases and cardboard boxes. He spoke about the guarantees that need to be introduced in order to control a phenomenon that many see as a coercive tool - if not actually a form of blackmail - used by end users to get a reduction in the price for the products, in contempt of any promise for a real partnership relationship between the supplier and the customer.

Small and big compared
Returning to the actual topic of the meeting, the presentation by Florian Kohler, owner of the Gmund paper-mill, made for some fascinating listening, despite the exclusive reasons for success due to a business with a history going back 170 years. “One should turn one’s own company/product into something that’s unique and sexy,” he asserted with the pride of one who has managed, in a world of multinationals, to continue the company’s tradition of specialization, focussing on a super-personalized offer, with papers produced in colors and textures capable of transmitting “emotions” before anything else.
The technology suppliers - Arnold Bremann of BHS, Jurgen Rautert of Heidelberg and Sandro Gubinelli of the Bobst Group - followed with clever, detailed speeches, dealing with more generalized topics in line with the theme of innovating in order to compete.
In particular, Rautert illustrated the steps required to create innovation (the ability to listen to the market, to encourage the playful creative process within a company, to succeed in separating new products/processes from the general chaos of ideas), while Gubinelli emphasized the need to work on finding elements of differentiation, in the light of the growing banality of the technologies, offering better integration especially in terms of innovation management (more productive and flexible machinery).
Closing these contributions, Piero Villa of Summit placed the accent on the importance of a company’s human capital and on the value of know-how. In fact, the ability to enhance the value of all the intangible assets - culture, leadership, relations, ideas and imagination - thus becomes indispensable, as these are factors that support the innovative process.
One needs to overcome, with a holistic approach, the set lines of thinking that tend to block change, and so manage to provide the market with new answers all the time. A market that’s built, as never before, on discontinuity.
On a general note, one can say that the conference went well, thanks also to the efficient and pleasant organization. Perhaps, at future meetings, more space could be dedicated to a direct exchange of opinion between the various operators in the field, making for a useful debate with the aim of creating some more tangible strategies.
However, this doesn’t detract from the fact that a lot of food for thought emerged from this encounter (which deserved greater participation), the most important of which being the ability of Italian entrepreneurs to react to changes.
We trust that today they can all regain that fighting spirit, based on knowledge and the desire to stretch the existing limits, that was typical of the economic growth of Italy in the past. There’s no time or space now to give up, for nostalgia, for simply trusting in things to change by themselves.
We’re not facing ruin, just a lot of hard work, calling for effort and great imagination in order to face the future with optimism.