Il 2004 dell'alimentare
Food in 2004

Dati e dinamiche di domanda e offerta
Data and trends of demand and supply
L'imballaggio di alimenti
Food packaging
Dati e tendenze sull'impiego di imballaggi
Data and market trends on the use of packaging
A difesa del marchio
Trademark protection
Gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia: un confronto fra imprenditori, tecnici e funzionari dello Stato
Exploiting the tools made available by technology: a meeting between entrepreneurs, technicians and State officials
Ideas & Trends
(awards, data, communication)
Ready to use
(packaging used on the market)










Food e bevande Dati e tendenze di mercato relative a queste aree di punta dell’industria manifatturiera italiana, sia per quanto concerne l’impiego di imballaggi, sia dal punto di vista delle quantità e dell’estrema varietà di tipologie offerte. Plinio Iascone

Il settore alimentare italiano rientra in quell’area “agro-alimentare”, che rappresenta l’8,5% della produzione nazionale totale. Nel 2003 l’industria alimentare (food + bevande) ha contribuito per oltre la metà della produzione di questa macro-area, seguita dalla ristorazione (29%) e dall’agricoltura (20%).

Il mercato italiano
Sulla base dati presi in considerazione da Federalimentare, l’industria alimentare si conferma al secondo posto tra i settori manifatturieri nazionali, con un fatturato 2003 di 103 miliardi di euro, 7 mila imprese e 270.000 dipendenti: esprime una crescita della produzione dell’1,9% a fronte di -0,8% dell’intera industria nazionale. I dati confermano dunque, per il secondo anno consecutivo, le caratteristiche anticicliche del settore.
La situazione evolutiva dal 2001 al 2003 non è però esente da aspetti negativi, causati dal lungo periodo di bassa congiuntura nazionale e internazionale.
Secondo Nielsen, il mercato interno, che assorbe oltre l’80% della produzione, ha subito globalmente un sensibile rallentamento nei ritmi di crescita in quantità. Alcuni importanti settori hanno accusato anche cali (ortofrutta, carni, pane e alcuni comparti del settore lattiero caseario).
L’export, che nella globalità incide per il 20% circa (con alcuni picchi, come nel caso delle conserve vegetali, che arrivano al 50% circa, e del vino, 35% circa), è stato influenzato negativamente dalla pesante situazione congiunturale internazionale e dalla svalutazione del dollaro rispetto all’euro.
Nel 2003 le esportazioni sono risultate infatti in calo dell’1,1%.
I settori che compongono l’area alimentare sono molti e una prima distinzione può essere riferita a food e bevande, rispettivamente 88% e 12% del totale. Sempre con riferimento al totale del fatturato, secondo elaborazioni di Federalimentare, emergono le seguenti percentuali: lattiero caseario (13%), dolciario e prodotti da forno (10%), salumi (7%), vino e carni bovine (5%), pasta e riso (4%), bevande alcoliche e conserve vegetali (3,5%), acque minerali, olio di oliva e di semi, prodotti ortofrutticoli freschi (3%), surgelati (2,5%).
Gli 11 settori evidenziati, che in termini di fatturato possono definirsi i “principali”, rappresentano il 63% circa dell’intero fatturato dell’area alimentare; il restante 37% è riconducibile a una miriade di altri settori.

Le stime di chiusura 2004 - Federalimentare stima che l’industria alimentare mantenga il secondo posto nell’ambito dell’industria manifatturiera italiana. Il 2004 sembra possa essersi concluso con un fatturato di 105 miliardi di euro, segnando quindi una crescita rispetto al 2003 dell’1,9%; lo sviluppo si ferma però allo 0,5% in termini quantitativi. Le esportazioni dovrebbero essere cresciute del 2,9%.
I dati del trend evolutivo del 2004 non sono brillanti. Nei primi otto mesi del 2004 la produzione ha segnato infatti un -0,2%, evidenziando il malessere del consumatore a fronte del ridotto potere di acquisto.
Negli ultimi mesi dell’anno si evidenziano deboli segnali di ripresa che possono portare a concludere l’anno con un lieve incremento dell’attività produttiva.
Per il 2005, secondo una previsione effettuata da Prometeia, il settore alimentare dovrebbe esprimere una crescita, in termini reali, dell’1,5%.

Numeri e pesi del confezionamento
In termini quantitativi, l’area alimentare esprime una produzione di circa 70 milioni di tonnellate di food e 50 milioni di litri di bevande.
L’Istituto Italiano Imballaggio tiene sotto costante osservazione i principali settori dell’industria alimentare. Le aree merceologiche prese in esame nel corso di questa trattazione sul packaging sono complessivamente 30 per l’area food e 10 per l’area bevande (ognuna delle quali costituita da vari “sotto settori”).
Globalmente, si valuta che il campione di settori tenuto sotto controllo dall’Istituto copra l’80% circa del food e delle bevande immesse sul mercato.
La movimentazione totale dei settori monitorati necessita di 8.073.000 t di imballaggi. Nel computo sono compresi sia gli imballaggi a perdere che quelli a rendere, nonché i primari, i secondari e quelli da trasporto.
Il food assorbe il 71% circa del totale di imballaggi utilizzati (con riferimento al peso) per il confezionamento e la movimentazione di tutte le merci, in particolare 38% per il food e 33% per le bevande.
Gli imballaggi, in sintesi, trovano i maggiori sbocchi nei seguenti comparti: prodotti ortofrutticoli freschi (19,5%), vino (19%), acqua minerale (10%), birra (6,5%), farina, pasta e pane (5,5%), prodotti da forno e dolci (4%), ortaggi e frutta conservata (7%), carni fresche e salumi (3%), latte e derivati del latte (4,5%), olio alimentare (3%), altri settori (18%).
Il trend di sviluppo dell’impiego di imballaggi nell’ultimo triennio, sempre con riferimento ai settori monitorati, è del 2,5% medio annuo a fronte di una crescita del settore alimentare del 1,5% medio annuo.
Il maggiore tasso di sviluppo del consumo di imballaggi è motivato essenzialmente da un progressivo aumento dei prodotti preconfezionati, come formaggi, salumi, prodotti ortofrutticoli e da un aumento delle mono-porzioni: quest’ultimo aspetto interessa anche il settore delle bevande, con la diffusione di formati da 50, 33 e 25 cl. In molti casi, l’abbassamento della capacità comporta un maggior peso di imballaggio (4 bottigliette da 25 cl, ad esempio, pesano più di una bottiglia da 1 litro; lo stesso dicasi della vaschetta), sia che si tratti di plastica che di vetro.

Finestra sul primario - Gli imballaggi primari impiegati per il confezionamento degli alimenti presentano aspetti molto interessanti in termini di funzioni d’uso. Devono, infatti, soddisfare diverse esigenze, alcune condivise con altre categorie di prodotti (come la protezione in fase di trasporto), altre più specifiche. A livello generale, gli imballaggi alimentari devono garantire la perfetta conservabilità del prodotto e devono diventare strumenti di marketing e di comunicazione. Devono però anche facilitare il consumatore, al momento dell’uso del prodotto confezionato. Se consideriamo l’evoluzione del packaging-mix nei diversi settori, si nota come gli imballaggi primari utilizzati nell’area food siano caratterizzati da grande dinamismo. I frequenti cambiamenti derivano dal ricorso al packaging come strumento di marketing, nonché dall’incessante evoluzione dei prodotti alimentari (ortaggi della quarta gamma, prodotti con shelf life ridotta, nuove bevande ecc.), nonché dalle richieste da parte del consumatore di imballaggi con elevato contenuto di servizio. In sintesi, un imballaggio utilizzato per il confezionamento di un alimento deve dunque garantire sicurezza sotto il profilo microbiologico, nonché la sua gradevolezza dal punto di vista sensoriale. Al contempo deve assicurare comodità d’uso e praticità, pur mantenendo un costo contenuto.
Per quanto riguarda le altre due categorie di imballaggi, i secondari e i terziari (trasporto), i primi (cluster, astucci ecc.) sono strettamente correlati ai “primari”, poiché costituiscono l’unità di vendita e quindi assolvono a un’importante funzione di comunicazione, i secondi (cassette in cartone ondulato, pallet, cassette in legno e plastica) soddisfano essenziali funzioni logistiche.

Gli imballaggi, materiale per materiale
Imballaggi cellulosici - La quota assorbita dall’alimentare (food+bevande) ha raggiunto il 49% e, con riferimento ai settori monitorati, gli imballaggi impiegati raggiungono le 1.852 t/000; sulla globalità, il cartone ondulato, in funzione di imballaggio da trasporto, rappresenta il 53%; il restante è costituito da una vasta gamma di imballaggi cellulosici, ovvero astucci pieghevoli, sacchetti, incarti, sacchi di grandi dimensioni, scatole di cartoncino teso e contenitori cellulosici accoppiati (che, in particolare, occupano un buon 6%).
• Il cartone ondulato è la principale tipologia di imballaggio cellulosico e l’alimentare assorbe il 46% del materiale prodotto (il 12% del quale viene utilizzato per l’imballaggio di prodotti ortofrutticoli).
Ultimamente sta trovando nuove applicazioni, ad esempio come materiale per espositori.
• Sempre nell’ambito degli imballaggi cellulosici, se si fa riferimento al settore degli astucci pieghevoli, l’area alimentare ne utilizza il 52% circa.
• Per quanto concerne i sacchi di elevata capacità, il food ne assorbe il 69%.
Le aree dei prodotti da forno, della pasta, dei surgelati, dello zucchero e degli sfarinati risultano tra i principali settori di utilizzo.

Imballaggi di plastica - Sono largamente impiegati nel settore alimentare, e presentano tipologie differenziate: film da trasporto, film da incarto, contenitori, accessori, vaschette, sacchi e sacchetti, tubetti flessibili, bottiglie, ecc. Lo share complessivo si attesta sul 63% circa, di cui il 24% copre gli impieghi nel settore bevande. Ma scorporando i dati sui soli poliaccoppiati flessibili, la quota impiegata nell’alimentare è pari all’80%!
Prodotti da forno, paste alimentari, surgelati, salumi e caffè sono i settori di punta in termini quantitativi.
Gli imballaggi di plastica impiegati nell’area alimentare, sempre con riferimento ai settori monitorati, ammontano a 1.467 t/000 (compreso le cassette a rendere, per le quali è stato calcolato il peso del parco a disposizione).
In questa area di mercato, l’utilizzo degli imballaggi di plastica presenta tassi di sviluppo molto interessanti.
La crescita dipende dalla loro versatilità e rapidità di risposta alle nuove esigenze di confezionamento: il maggior ricorso al porzionato fresco, la crescita dei piatti pronti sia nella linea del refrigerato che in quella dei surgelati, la nascita dei prodotti ortofrutticoli di quarta gamma, la crescita dell’area bevande dove aumenta lo share delle bottiglie in plastica rispetto a soluzioni alternative, ecc.

Imballaggi di acciaio - Imballaggio storico, ma sempre molto valido e apprezzato. Il 65% della produzione di imballaggi di acciaio è destinata al settore alimentare, con 346 t/000 utilizzate.
L’80% è costituito da contenitori di banda stagnata di capacità sino a 50 l/kg e chiusure, mentre il 20% interessa fusti di acciaio non rivestito da 200 litri di capacità. Particolarmente significativo l’impiego nei settori delle conserve vegetali e ittiche e nell’area dei prodotti petrolchimici. Ma si possono trovare le scatole di acciaio anche nei settori dell’olio di oliva, del pet food, del caffè, dei sughi, dei piatti pronti, dei sottolio e sottaceto, ecc.
Sotto forma di chiusura, l’imballaggio d’acciaio viene abbinato ai vasetti di vetro e alle bottiglie per birra e acqua minerale.

Imballaggi di vetro - Il 95% degli imballaggi di vetro viene impiegato nel settore alimentare: 80% nelle bevande e 15% nel food.
L’utilizzo di imballaggi di vetro nell’area alimentare ammonta a 3.310 t/000.
In quanto alle tipologie usate, le bottiglie detengono una quota del 93% (di cui il 9% interessa quelle a rendere) e i vasi (tutti destinati all’area food) coprono il 7%.
L’impiego delle bottiglie interessa, oltre le bevande, anche importanti settori quali l’olio di oliva e i derivati del pomodoro.

Imballaggi di alluminio - L’area alimentare ne impiega l’83% circa (54 t/000), con una netta prevalenza delle bevande (65%).
Per quanto riguarda il food, con l’alluminio vengono confezionate conserve ittiche, carne in scatola, pet food, piatti pronti, gastronomia e altri settori minori, dove si adottano sia le classiche scatolette sia le vaschette o il foglio sottile da incarto. La leggerezza, unitamente alla robustezza, ne fanno un prodotto molto valido.
Sotto forma di foglio sottile, l’alluminio è presente sia nei poliaccoppiati flessibili che nei contenitori cellulosici rigidi (segmenti compresi nelle considerazioni specifiche delle filiere degli imballaggi plastici e cellulosici rispettivamente).

Imballaggi di legno - L’area alimentare ne utilizza il 68% circa, per un totale di 1.043 t/000; il 69% di questa quantità interessa il settore dei prodotti ortofrutticoli (in qualità di cassette e bins) e il restante 31% riguarda i pallet. I bins usati per la raccolta dei prodotti ortofrutticoli sono tutti a rendere e rappresentano il 35%. I pallet, per il 75% circa, sono a rendere.
L’impiego delle cassette è da anni in progressiva diminuzione, a seguito del ricorso a cassette di plastica e di cartone ondulato. Per quanto riguarda i pallet, sono in continuo aumento gli EPAL a rendere.

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio




Survey
Food packaging


Food and drink - Data and market trends on two key areas for the Italian manufacturing industry when it comes to the use of packaging, in terms of both quantity and the huge varieties on offer. Plinio Iascone

The Italian food sector falls within the so-called “agro-food” area that accounts for 8.5% of gross domestic product. In 2003 the food industry (food + drink) made up more than half of the output of this macro-area, followed by catering (29%) and agriculture (20%).

The Italian market
On the basis of Federalimentare data, the food industry has again confirmed its position as the second most important sector in Italian manufacturing, with turnover in 2003 of 103 billion Euros, 7 thousand companies and 270,000 employees: it has seen 1.9% growth in output compared to -0.8% for Italy’s manufacturing industry taken as a whole. These data confirm, therefore, the non cyclic nature of this sector for two years running.
This evolution seen from 2001 to 2003 is not, however, without a few negative aspects, caused by the prolonged economic downturn in Italy and internationally.
According to Nielsen, the domestic market (absorbing more than 80% of output) is experiencing a sluggish trend in terms of quantity. A few important sectors have even seen a fall (fruit and vegetables, meat, bread and certain sectors of the dairy industry).
Export levels, accounting for roughly 20% of output (with a few peaks, such as canned vegetables, which total about 50%, and wine, 35%), have been negatively influenced by the serious international economic situation and the fall of the Dollar against the Euro. Indeed, exports in 2003 fell by 1.1%.
Many sectors make up the food area and a initial distinction should be made between food and beverages, 88% and 12% of the total respectively.
Again, according to Federalimentare figures, the total turnover can be split as follows: dairy (13%), confectionery and bakery products (10%), processed meat (7%), wine and beef (5%), pasta and rice (4%), spirits and preserved vegetables (3.5%), mineral water, olive and seed oils, fresh produce (3%), frozen food (2.5%).
Together, these 11 sectors - the “main” sectors in terms of turnover - represent about 63% of the entire turnover for the food area; the remaining 37% is made up a myriad of different sectors.

Estimated 2004 results - Federalimentare estimates that the food industry will hang on to its second place in Italian manufacturing. 2004 appears to have closed with turnover of 105 billion Euros, thus marking a rise on 2003 figures of 1.9%; however growth stops at just 0.5% in terms of quantity. Exports should be 2.9% higher.
The data for market trends in 2004 are not, therefore, brilliant. During the first eight months of the year, output fell by -0.2%, drawing attention to the consumer’s reaction to poor buying power.
There were weak signs of a recovery during the last few months of the year, which might lead to a slight increase in production by the end of the year.
As for 2005, Prometeia forecasts that the food sector should grow, in real terms, by 1.5%.

Packaging numbers
and weights
In terms of quantity, the food area produces about 70 million tons of food and 50 million litres of drinks.
The Istituto Italiano Imballaggio constantly monitors the main sectors of the food industry. About 30 goods areas are taken into account in this discussion of packaging with regard to food and 10 for beverages (each of which consisting of various “sub-sectors”). Overall, it is estimated that the sample of sectors monitored by the Istituto account for 80% or so of the total food and drinks sold on the market.
Total handling of these monitored sectors requires some 8,073,000 t of packaging. This includes both disposable and returnable packaging, as well as the primary, secondary and shipping packaging used.
The food and drinks sector absorbs about 71% of the total packaging used (in terms of weight) for both packing and handling of all goods, more specifically 38% for food and 33% for beverages.
Put briefly, the following sectors make the most use of packaging: fresh produce (19.5%), wine (19%), mineral water (10%), beer (6.5%), flour, pasta and bread (5.5%), confectionery and bakery products (4%), canned vegetables and fruit (7%), fresh and processed meat (3%), milk and milk derivatives (4.5%), food oil (3%) and other sectors (18%).
There has been a mean annual increase of 2.5% in the use of packaging over the past three years (always with regard to the monitored sectors), compared to 1.5% mean annual growth in the food sector as a whole.
The greatest increase in consumption of packaging is mainly due to a gradual rise in pre-packed foods, such as cheese, processed meat and fresh produce, and growing demand for single-portions: the latter is also seen in the drinks sector with the rising popularity of 50, 33 and 25 cl formats. In many cases, small volumes leads to greater packaging weight (four 25 cl bottles for example weigh more than a 1 litre bottle; likewise trays), whether made from plastic or glass.

A look at primary packaging - Primary packaging used for food has several interesting aspects in terms of function. In fact, they must satisfy several different needs, some shared with other product categories (such as protection during transit), others more specific.
On a general note, all food packaging must be capable of guaranteeing perfect preservation of the product and must also become good marketing and communication tools. Moreover, they must help the consumer when it comes to using the product they contain.
If we look at how the packaging-mix has evolved in the various sectors, we can see that the primary packaging for food is extremely dynamic. Frequent changes are due to the use of packaging as a marketing tool, not to mention the never-ceasing evolution of food products (washed and dried salads, products with a short shelf life, new drinks, etc.), as well as consumer demands for packaging with a high service content.
In other words, a packaging solution used to pack one particular food must guarantee both microbiological safety and attractiveness. At the same time, it must offer easy use and practicality, yet also being low-cost.
As for the other two areas of packaging - secondary and tertiary (shipping) - the former (cluster packs, cases etc.) are strictly linked to the idea of “primary”, as they are the sales unit and so have a very important communication role, while the latter (corrugated cardboard boxes, pallets, wooden and plastic crates) satisfy essentially logistical functions.

Packaging, material
by material
Cellulose packaging - Some 49% is now used by the food sector (food+drinks) and amounts to 1,852,000 t in the monitored sectors; overall, corrugated cardboard as a shipping packaging accounts for 53%; the remaining 47% consists of a wide range of cellulose packaging, i.e. folded cases, bags, wrapping paper, big bags, plain cardboard boxes and laminated cellulose containers (the latter representing some 6%).
• Corrugated cardboard is the main type of cellulose packaging and the food industry uses 46% of this (12% used to pack fresh produce). New applications have recently started to emerge, such as display stands.
• Remaining with cellulose packaging, the food area uses some 52% or so of all folded boxes produced.
• As for big bags, food absorbs 69%.
The bakery product, pasta, frozen food, sugar and flour sectors are the main sectors of use.

Plastic packaging - Plastic packaging is widely used in the food sector and comes in several varieties: shipping film, wrapping film, containers, accessories, trays, bags and sachets, flexible tubes, bottles, etc. The overall share comes to roughly 63%, with 24% being used in the drinks sector.
If one considers flexible polylaminates alone, the amount used by the food industry comes to 80%! Bakery products, pasta, frozen food, processed meat and coffee are the key sectors in terms of quantity.
Plastic packaging used in the food industry (again with regard to the monitored sectors) amounts to 1,467,000 t (including returnable crates, considering the total weight of the existing number).
Use of plastic packaging in this market area has provided some interesting growth trends. This growth is due to the versatility and fast response of plastic packaging to new packing needs: the growing popularity of portioned fresh food, growth in ready meals (both chilled and frozen), rise in the “fourth range” products, growth in the drinks area, where plastic bottles are gaining market share to the detriment of alternative solutions, etc.

Steel packaging - A classic form of packaging, though still valid today and much appreciated. 65% of steel packaging is used in the food sector, amounting to 346,000 t.
80% consists of white latten containers holding up to 50 l/kg plus closures, while 20% comprises non coated steel cans holding 200 litres. Great use is made for canned vegetables and fish, as well as petrochemical products. Steel cans are also used for olive oil, pet food, coffee, sauces, ready meals, food in brine and oil, etc.
Steel packaging is also widely used as a closure for glass jars, beer bottles and mineral water bottles.

Glass packaging - 95% of glass packaging is used in the food sector: 80% for drinks and 15% for food.
The use of glass packaging in the food sector amounts to 3,310,000 t. As for the types, bottles hold a share of 93% (9% of which are returnable) and jars (all for the food area) some 7%. As well as for drinks, bottles are also used for olive oil and tomato derivatives.

Aluminium packaging - The food area uses roughly 83% (54,000 t), with a net prevalence for drinks (65%). When it comes to food, aluminium is used to pack fish, canned meat, pet food, ready meals, delicatessen products and other minor sectors, where both classic tins and trays or foil are used. Aluminium’s lightness and strength make this a very valid product.
Aluminium foil is used in both flexible polylaminates and rigid cellulose containers (segments covered in the specific consideration of the plastic and cellulose sectors above).
Wooden packaging - The food industry uses roughly 68% of this, totalling 1,043,000 t; 69% of this is used in the fresh produce sector (crates and bins), while pallets account for the remaining 31%.
The bins used to collect fresh produce are all returnable and represent 35%, while roughly 75% pallets are also returnable.
Use of wooden crates has been falling for years due to increased use of plastic and corrugated cardboard crates.
As for the pallets, the number of returnable EPAL pallets continues to grow.

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio