Tanto di cappello

Il mondo dell’imballaggio continua, per fortuna, a riservarmi bellissime sorprese. Perché, al di là delle considerazioni su tecnologia e mezzi di produzione, è ancora possibile raccontare storie in cui l'Uomo è artefice e non artefatto, motore e protagonista del proprio destino.

Editoriale di Stefano Lavorini

Potrei dirvi di imprenditrici come Paola Iannone, che si dedica con entusiasmo e determinazione a sviluppare l’attività cartotecnica nell’ambito di Nuceria Group, grande produttore di etichette autoadesive: una donna a cui piace veder realizzati i sogni.

Oppure di Massimo Moschini, presidente di Laminazione Sottile Group, rappresentante di una famiglia da oltre 90 anni impegnata nell’attività di trasformazione dell’alluminio, che fonda il successo dell’impresa su innovazione, qualità, flessibilità, ma anche sicurezza, etica e rispetto dell’ambiente.

Da Sud a Nord non mancano esempi veri, concreti, tangibili, spesso nascosti e poco conosciuti, a volte liquidati in modo sommario riesumando i più banali luoghi comuni.
Ma di questo riparlerò.

Le aziende sono “belle”, se le persone che le fanno lo sono altrettanto: “il pubblico è privato” si diceva una volta, e non si può essere ladri e santi, tanto più se si tratta di chi ha la responsabilità, la capacità di indirizzo e di scelta imprenditoriale.
Ne ho avuto riprova in occasione di un lavoro che mi ha portato a scrivere, insieme a Luciana Guidotti, la storia di un’azienda arrivata al traguardo dei cinquant’anni: Ronchi Mario SpA.

Ci era già accaduto di impegnarci in progetti simili e, quindi, a ragion veduta abbiamo accolto con cautela, quasi con riluttanza, la proposta di mettere nero su bianco i ricordi di una vita che abbraccia più generazioni, nel tentativo di costruire una memoria condivisa capace di resistere al trascorrere del tempo.

Raccontare senza nascondere nulla a chi vuole conoscere… Ci abbiamo provato, solo perché non c’era “muffa di idee, ma concretezza di fatti”.
Cosi è nato "Ronchi | Tanto di cappello": questo è il titolo che abbiamo sentito d'impulso di dover dare al libro, alla fine della prima giornata trascorsa a Gessate (MI) per raccogliere le testimonianze indispensabili alla stesura del testo.

Anzitutto perché si racconta di una storia pregevole nel campo delle macchine per riempimento di prodotti per la detergenza e l’igiene personale, ma anche per il riferimento a Mario Ronchi, da cui tutto ha avuto inizio 50 anni fa, che "con il suo immancabile cappello, richiamava l'attenzione delle persone, spronandole a un maggior impegno nel pensare e nel fare...”.

Cose di altri tempi; espressione però di un’umanità sincera, fatta di discrezione e misura, che abbiamo ritrovato nei fratelli Cesare e Gianmario Ronchi, complici nel voler aggiungere un tassello di consapevolezza al loro fare impresa oggi, senza mai smettere di pensare al passato e, soprattutto al domani.

Che hanno voluto condividere con noi - cronisti - ma soprattutto con quanti in Ronchi ci lavorano e ci credono, il senso delle fatiche e delle speranze di un progetto comune.

E adesso, con un pizzico di orgoglio, ci sentiamo anche noi partecipi di questa storia, irreparabile e irripetibile perché… "Una storia che non ha mai niente di vecchio. Sta immobile ma vive come un albero longevo e nulla dei tempi passati scompare... Nulla, infatti è definitivamente scritto, perché l'Uomo è misura incerta, misteriosa, sfuggente".  
 

Il nostro network