2018: l’anno della Plastics Schizophrenia

Scrive lo psichiatra Thomas Szasz: «Il proverbio suggerisce di non mordere la mano
che ti nutre. Ma forse dovresti farlo, se quella mano ti impedisce di nutrirti da solo»*.

Editoriale di Stefano Lavorini.

Barcellona, 11 e 12 ottobre, congresso di autunno del Giflex. Seduto in sala ascolto, attento, i puntuali interventi sulle strategie europee per la plastica, il marine littering, la corporate responsability.

Eppure, a dispetto del rigore delle analisi e dei progetti messi in campo, mi scopro insofferente, pensando a quello che, come in un universo parallelo, sta accadendo nel mondo.

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Photo Wikipedia. Barcellona, Sagrada Familia, nave roof detail

Parla Roberto Guala, presidente Giflex, ricordando che il mercato dell’imballaggio flessibile continua a crescere a livello globale con un tasso del 4% (si attende passi da 86 a 107 miliardi di dollari nel 2022), con l’Italia che tiene il passo con il resto dell’Europa (+2%) grazie anche a un export al 55%. Mette in chiaro che la Plastics Strategy EU rappresenta un’occasione per capire cosa l’industria può in concreto fare per contribuire a migliorare il mondo, in primis centrando l’obiettivo di rendere riciclabile l’imballaggio flessibile.
E non manca di sottolineare, con coraggio, che nessuno può far finta di non vedere il problema; anzi, essere soggetti attivi della trasformazione che ci sarà rientra nel programma dell’associazione.
«Siamo flessibili? È ora di dimostrarlo» conclude.
Parole chiare e incoraggianti che, però, nel fondo mi sembrano cozzare duro  contro fenomeni di portata incomparabile come l’espansione cinese nel mondo, quel neo-colonialismo soft dell’Impero Celeste che, con la “trappola del debito”, si sta comprando l’Africa, buona parte dei Paesi che partecipano al piano di investimenti infrastrutturali “Belt and Road” e non solo (vedi il 20% del debito USA), con l’obiettivo di imporre un nuovo governo economico globale in sostituzione di quello americano.

Medito sulle parole di Clodia Vurro, Università degli Studi di Milano che, in un’ottica di sostenibilità aziendale, si propone di far scoprire agli imprenditori il patrimonio di beni immateriali che hanno in pectore, in termini di capitale umano, innovazione e conoscenza, cultura e reputazione. La Corporate Sustainability è un must che non può essere differito oltre misura, se si vuole rispondere alle richieste di un consumatore sempre più consapevole.

  *”Vi dico io a che gioco stiamo giocando”, Michele Serra intervista Alessandro Baricco, Il Venerdi 28/9/2018

Mi viene un dubbio… Stiamo parlando di quelle persone che, solo se bene informate, sono meno propense a seguire falsi miti, a non scivolare verso l’estremismo e l’intolleranza; o, piuttosto, di quelle persone che, prosaicamente, appaiono sempre più solo consumatori di informazioni controllate?
Siamo nell’era della velocità e della superficialità, tanto che a stare con i piedi per terra, possiamo solo chiederci “quale tipo di umanità ha - già, ormai - creato Google e perché lo ha fatto?”*.

Delle possibili soluzioni al marine littering dice Bernard Merky, fondatore di Waste Free Oceans, mentre Serena Carpentieri chiarisce la posizione di Legambiente sulla Plastics Strategy europea: entrambi concordano sul fatto che i rifiuti di plastica siano una risorsa preziosa nel posto sbagliato. Un problema enorme da affrontare, quello di rimettere al centro il valore della plastica, che richiede uno sforzo congiunto di governi, industria e società civile, battendo la strada dell’approfondimento, dell’innovazione in un’ottica di sostenibilità.
Proposizioni e proponimenti ribaditi durante la tavola rotonda, a cui partecipa anche Renato Zelcher, in veste di presidente di EuPC: i rifiuti negli oceani sono un problema transnazionale, e sebbene il contesto politico globale vada verso il sovranismo e il localismo, questo non può essere una scusa per non fare ciò che si può e si deve.

Come non concordare? Chi ricorda che, dopo il 2008, dopo le preoccupazioni per la crisi, dopo i primi anni nei quali si è messo in discussione lo stesso sistema economico, si è tornati ad agire come in passato, come se nulla fosse successo? Oggi la Borsa americana scricchiola di nuovo e nonostante la crescita a doppia cifra dei profitti per i principali istituti Usa, JP Morgan avverte, senza mezzi termini, che la “situazione è esplosiva”.

Neanche l’intigrante e coinvolgente intervento di Vincenzo Russo (Università IULM) su neuroscienze al servizio del marketing, che rammenta agli astanti come, nel processo decisionale, in sostanza “siamo prevedibilmente irrazionali”, riesce a distogliermi completamente dalle mie riflessioni.

Forse quello che in fondo mi sfugge, che mi sembra mancare ai discorsi che ascolto - e certamente non per colpa di presenti e organizzatori - è un quadro ideologico in cui collocare i singoli aspetti in cui si scompone la realtà. Senza un governo, senza un orientamento direttivo della Politica, i pensieri, i progetti sembrano in balia dell’arbitrarietà di meccanismi mentali psicotici (leggi: schizofrenici).

So che la verità è poco appetibile e che ogni richiamo alla “complessità dei problemi” è immediatamente tacciato di disfattismo. È più consolatorio pensare che qualcuno (Ma chi? E come?) possa offrirci una facile soluzione a problemi di portata planetaria, piuttosto che lavorare a ricondurre i tanti temi a un principio di realtà, con una prospettiva di lungo periodo senza appiattirsi sul presente. 

Lunga la strada, stretta la via…
 

 

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