ItaliaImballaggio piange Stefano Lavorini
Giornalista e imprenditore, ha fondato questa rivista nel 1994. Con la sua visione arguta, le sue parole sagge e l'irresistibile simpatia è stato un punto di riferimento per tutti. Il ricordo della redazione.

Quando umanità e acume si incontrano, il risultato è qualcosa di raro, di memorabile. Queste due caratteristiche erano il sale di Stefano Lavorini, che ci ha lasciato il 25 aprile, dopo una malattia che ha segnato l’ultimo anno della sua vita.
Giornalista, imprenditore, Lavorini ha fondato la rivista ItaliaImballaggio ed è stato un punto di riferimento praticamente ineludibile per un intero settore industriale, quello del packaging. Ci spingiamo a dire ineludibile perché era davvero impossibile non essere raggiunti dall’eco dei suoi editoriali, da quelle parole sagge e affascinanti che aiutavano a fotografare il momento economico, che mettevano a nudo virtù e vizi del mondo produttivo, che invitavano a guardare i fatti da una prospettiva più ampia, storica, filosofica, immersa nel mare del vivere. Aveva la spiccata capacità di empatizzare con il lettore, di insegnargli qualcosa strizzandogli al contempo l’occhio, spronandolo. Le sue riflessioni hanno sempre guardato avanti, in direzione ostinata e contraria verso il miglioramento della vita di tutti e, in particolare, dei più fragili.
Questa sua inclinazione, nei rapporti personali, si traduceva in un’irresistibile simpatia. Stefano era, tutti quelli che l’hanno conosciuto lo sanno, simpatico. Brillante, con la battuta sempre pronta, rappresentava al meglio il crocevia di due regioni intense e sincere come la Toscana e il Lazio. Il suo accento romano, mai perso e che si faceva più ingombrante nei momenti di concitazione, l’amore per i tagli pregiati di carne tipico del centro Italia e, guardando al passato, quella naturale passione per la classicità, per le citazioni colte, andavano perfettamente a braccetto con la placidità degli ulivi sulle colline senesi, col ritmo lento e incessante della raccolta nel mezzo dell’autunno.
I libri, e il sapere che dà loro forma, sono stati, per lui, un carburante inesauribile. Nei momenti più difficili dell’ultimo anno non ha mai smesso di leggere e di cercare, tra le pagine dei pensatori antichi e contemporanei, una risposta, un consiglio, una suggestione che fosse balsamo per l’anima. La carta ha rappresentato per lui un porto sicuro e una frontiera.

Quando ha deciso di aprire la sua impresa, nel 1994, fondando ItaliaImballaggio, si è subito distinto per scelte coraggiose: pagine a colori, copertine d’artista, un approccio nuovo a una materia ‘dura’ come l’industria dell’imballaggio. E questa visione d’avanguardia l’ha accompagnato per tutto il suo percorso: basti pensare alla Carta Etica del Packaging, nata da una riflessione condivisa dalla sua ‘Edizioni Dativo’ e dal Politecnico di Milano, i cui valori - sempre attuali - sono oggi portati avanti da una fondazione dedicata. O all’attenzione al dato, un elemento fondante della società di oggi che Stefano ha da sempre collezionato con cura, attenzione e grande capacità di analisi. Ma parlavamo anche di carta come porto sicuro perché, nonostante la spinta innovativa, Stefano difendeva con orgoglio il lato ‘analogico’ dell’esistenza e dell’esercizio intellettuale. L’intelligenza artificiale non era certo nelle sue grazie, perché tra artificiale e umano, sapeva esattamente da che parte stare.
Se n’è andato, circondato dalle persone che amava e che si sono prese cura di lui con attenzione, lucidità e tenerezza, in un giorno intriso di significato e di valori civili, quello della Liberazione. Ci mancherà come l’aria.
La redazione di ItaliaImballaggio