Gestire i collaboratori in modo pro-attivo
Sei modi per far sì che i collaboratori risolvano i problemi senza di voi.
Riportiamo un interessante articolo a cura di Yves Morieux, senior partner di Boston Consulting Group, in quanto ravvediamo diversi elementi utilizzabili dalle nostre PMI.
Il mondo sta cambiando e le aziende si trovano a doversi rapportare, grazie alla globalizzazione e la tecnologia, con nuovi mercati e nuovi competitor.
Dato che hanno di fronte una vasta gamma di opportunità, i clienti sono più difficili da accontentare, perché richiedono sempre più qualità rapportata a prezzi bassi. Per affrontare questa nuova realtà serve un metodo, che includa una serie di principi semplici ma efficaci, per aiutare gli imprenditori a mettere in moto l’intelligenza e l’abilità dei loro sottoposti (collaboratori).
Perciò possiamo identificare sei regole: le prime tre riguardano le capacità abilitative in modo da inserire le persone nelle giuste condizioni di operare; le altre sono di incoraggiamento, motivando la persona affinché utilizzi tutte le sue capacità per collaborare.
La prima regola che andiamo ad analizzare è quella di migliorare la comprensione di ciò che fanno i colleghi; ognuno deve essere in grado di capire in cosa consiste il lavoro, e il compito del bravo imprenditore è di assicurarsi che ci sia questa consapevolezza, perciò bisogna analizzare il contesto reale in cui si svolge il lavoro per scoprire quanto il personale deve collaborare e in che misura riesce a farlo.
Bisogna quindi capire dove sta il problema e captare le cause di fondo per procedere con l’applicazione delle altre regole.
La seconda regola è rafforzare le persone che fungono da agenti di integrazione, aumentandone la responsabilità e dando loro maggior voce in capitolo su vari temi. Più grande è l’azienda, maggiori saranno gli agenti di integrazione e le esigenze di ridurre le regole formali.
La terza regola che un’azienda dovrebbe seguire è quella di aumentare la collaborazione con i propri dipendenti, in modo che anch’essi si assumano il rischio, mostrando spirito di iniziativa per poter raggiungere l’obiettivo.
Altra regola importantissima e da non trascurare è quella di aumentare il bisogno di reciprocità: ovvero allargare la responsabilità oltre che sulle proprie attività anche su quelle in cui non si ha un controllo diretto.
La quinta regola è quella di far percepire al proprio dipendente l’ombra del futuro, rendendolo partecipe dei progetti e dei processi che stanno caratterizzando il cambiamento o la trasformazione strutturale all’interno dell’azienda.
L’ultima regola che gli imprenditori devono tener bene a mente è quella di introdurre penalizzazioni per quanti non collaborano alla risoluzione di un problema, anche se questo non li interessa in prima persona, aumentando così il senso di responsabilità e i benefit che ne scaturiranno qualora tutte le aree produttive collaborassero in modo fruttuoso a raggiungere l’obiettivo prefissato.
La soddisfazione dei dipendenti cresce assieme alle perfomance dell’azienda, quando essa rimuove le complessità che portano a creare senso di frustrazione e inefficienza.
Infine ecco cose non si dovrebbe assolutamente fare:
• non attribuire mai la responsabilità di un problema alla mentalità degli altri;
• non lasciare che le decisioni vi vengano “rifilate”: riportatele al livello di quanti non sono riusciti a trovare una soluzione;
• non fate affidamento sugli incentivi finanziari: molto meglio dare al collaboratore la possibilità di ottenere risposte concrete alle sue domande attraverso cicli di feedback.
A cura di Marco Randazzo
Commercialista, revisore contabile,
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