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Inediti la cornice (un’infiorata balera all’aperto nella milanesissima Porta Romana) e l’intrattenimento (un cabaret in stile nazional/demenziale) che hanno animato l’assegnazione degli Oscar dell’imballaggio 2000. Uomini, prodotti e atmosfere di un pomeriggio particolare.
A cura della redazione

Nuova la giuria, divertente la cornice e informale l’intrattenimento. Quest’anno l’Istituto Italiano Imballaggio cambia stile e l’evento clou del concorso per l’assegnazione dell’Oscar dell’imballaggio, ovvero la cerimonia di premiazione, assume la levità di un pomeriggio estivo con cabaret.
Dopo l’assemblea dei soci dell’Istituto, sotto il tendone che riparava da un sole esagerato si sono presentati alla platea la formidabile domestica del “signor Pippo”, aspirante presentatrice, e Gigi Rock, rocchettaro specializzato in concerti con questua sotto la metropolitana. Introdotti dalla presentatrice vera, in presenza del presidente dell’Istituto Giuseppe Meana e del presidente della giuria Angelo Montenero, sono poi sfilati i protagonisti veri: i nove laureati con l’Oscar dell’Imballaggio 2000 (non sono stati assegnati i premi per le categorie “bevande” e “prodotti per la casa”), insigniti di targa e diploma. La soddisfazione era palpabile, soprattutto nelle interviste che abbiamo raccolto alla fine della manifestazione, così come le aspettative di successo e di promozione.
Soddisfazione e aspettative legittime: i prodotti premiati presentano, a vario titolo, interessanti caratteristiche di novità, e nella maggior parte dei casi il mercato ha già risposto positivamente.
Una giuria composta da rappresentanti di associazioni dei consumatori, istituzioni universitarie, Grande Distribuzione, agenzie di comunicazione e istituti di ricerche di mercato ha esaminato le nomination, seguendo soprattutto criteri volti a valorizzare la razionalizzazione di processo e distribuzione, il controllo e la riduzione dei costi e dei materiali di imballaggio, i vantaggi per l’utente (business o consumer che sia).
Hanno così pesato positivamente principi quali la praticità del contenitore o dei suoi accessori, la maneggevolezza e facilità d’uso, la riduzione dei materiali di imballaggio e dei costi, la riduzione di fasi intermedie fra la produzione e il confezionamento, l’assemblaggio di più funzioni nella stessa soluzione, come trasporto ed esposizione della merce con uno stesso imballaggio, senza trascurare le potenzialità e la coerenza della comunicazione del packaging.
Si è manifestata, insomma, la tendenza a preferire imballaggi leggeri ma solidi che conservano, trasportano, espongono e comunicano il proprio contenuto, con un po’ di attenzione anche all’ambiente. Eccoli, descritti dai loro creatori.

Una finestra verso l’interno
I plus di Windowspack sono evidenti, come si proponeva il progetto: grazie alla finestra graduata termosaldata, neutra o parzialmente stampata, il contenitore di cartone poliaccoppiato permette di vedere il prodotto, controllandone a un tempo il livello residuo. Di più, il packaging può essere utilizzato direttamente come misurino (ma può essere facilmente corredato di tappi, cannucce e altri ausili), è economicamente competitivo, leggero, agevole da trasportare e stoccare. E - soprattutto - è personalizzabile, non solo nella grafica, ma anche nelle forme e nei formati, permettendone l’utilizzo nei comparti più disparati: dal lattiero caseario, dove è già affermato come contenitore per latte e formaggi (mozzarelle), ai prodotti da forno, dall’industria molitoria (la perfetta tenuta evita ogni fuoriuscita di polveri) a quella chimica, dove ha attirato l’attenzione delle grandi multinazionali della detergenza, fino agli alimenti che richiedono un confezionamento in atmosfera protettiva.
«Insomma - sintetizza il manager-Business Centre Michele Falzetta - si tratta di un contenitore particolarmente versatile, che consente di innovare radicalmente la presentazione del prodotto, risolvendo, al contempo, i problemi di conservazione. Senza rivoluzionare le linee di confezionamento con i relativi, onerosi, investimenti in impiantistica».
L’idea e il coordinamento del progetto si devono al managing director della Italpack, Arne Mohn, che ha sottolineato come, rispetto alle tradizionali finestre applicate con adesivi, quella termosaldata di Windowspack offra la massima garanzia di tenuta, anche durante le fasi di logistica o dopo una caduta accidentale. «Italpack - spiega il manager - può così riproporsi sul mercato, dopo tanti anni di attività in conto terzi, come impresa di impiantistica e servizi. Inoltre, grazie allo stretto collegamento con l’Università e alla presenza in azienda di tecnologi alimentari di alto livello, siamo anche in grado di fornire la consulenza e di realizzare tutte le prove necessarie a testare il contenitore per i vari usi. Utile, al riguardo, ricordare che il film impiegato per la finestratura è costituito da uno strato di PET barriera da 12 mm, accoppiato a un multistrato PE/EVOH/PE di 80 mm e che può essere formulato in modo da garantire anche la barriera ai gas».

Un flacone a forma di pullover
Dopo aver vinto lo scorso anno con il flacone per il profumo maschile “Modern” ecco un altro Oscar per Bormioli Luigi.
Il flacone per il profumo Rykiel Homme, realizzato dalla vetreria Bormioli Luigi di Parma per Sonia Rykiel Parfums Beauté (divisione profumi della famosa casa di moda francese) è molto complesso e rappresenta un pullover: chiaro richiamo della stilista al proprio celebre simbolo, il pullover appunto.
«Abbiamo dovuto superare diverse difficoltà - afferma Giacomo Canali, responsabile packaging Bormioli Luigi - nella realizzazione del nuovo flacone. In primo luogo ottenere quel colore, un viola così tenue che, a causa della presenza di composti chimici, durante la lavorazione poteva provocare fenomeni di ossido-riduzione. I nostri tecnici, quindi, per mantenerlo costante durante tutta la produzione, hanno dovuto monitorare sistematicamente le condizioni operative del forno».
Il colore, non a caso, è uno dei punti di forza della vetreria.
«In passato abbiamo già realizzato altre tonalità difficili - sostiene Marco Azzali, export sales director glass container division Bormioli Luigi - ed è un’abilità che ci permette di seguire le tendenze di mercato e la moda del momento. Il colore scelto, infatti, si trova attualmente in tutte le vetrine di moda ed è stato realizzato seguendo le specifiche dello stilista francese».
Anche la forma del contenitore ha richiesto un grosso impegno per la vetreria.
«Nonostante Rykiel Parfums avesse in passato già utilizzato flaconi dalle fattezze simili - dichiara Canali - in questo caso sono state superate altre difficoltà tecniche quali, ad esempio, la realizzazione di pareti perfettamente diritte. La forma richiestaci non consentiva infatti l’utilizzo di stampi tradizionali ed era necessaria una particolare distribuzione del vetro».
Le due facce piane del flacone si curvano in alto e si allargano verso l’esterno per creare le maniche: l’illusione viene esaltata dall’effetto zigrinatura che chiude le maniche stesse, simulando la maglia a coste di un maglione. Richiede una notevole massa di vetro, distribuita con precisione, così da avere la quantità necessaria a realizzare le maniche e la relativa zigrinatura. I tecnici della vetreria hanno progettato uno stampo speciale a cassetti mobili completamente indipendenti, dedicando grande attenzione allo stampo preparatore, così da ottenere la distribuzione ottimale del vetro tra il corpo del flacone e le maniche. Bormioli Luigi, oltre all’Oscar, ha vinto anche la sua ennesima sfida: “distribuire il vetro là dove vuole il cliente!”.

Variazioni sulla carta
Rispettare tutti i paletti imposti dall’industria farmaceutica, sviluppando al contempo confezioni innovative è un’impresa da Oscar. Così ha valutato la giuria del premio, a maggior ragione visto che il “Mould Paper” del Gruppo X di X Gruppo, che fa da base ai blister realizzati dalla Divisione Salute di VAW Flexible Packaging, consente una notevole quantità di sviluppi. Costituita al 100% da cellulosa, infatti, Mould Paper, possiede particolari proprietà di allungamento che la rendono facilmente formabile, conferendo al blister della VAW caratteristiche innovative anche dal punto di vista dell’ambiente e della presentazione. «Con questo materiale - spiega Marco Razeti, R&D manager in Vaw Flexible Packaging - otteniamo una superficie, piacevole al tatto, che identifica un prodotto naturale, moderno, maneggevole ed ecologico (il tenore di alluminio e plastica può essere ridotto rispettivamente del 20 e del 50% rispetto ai materiali convenzionali, facendone un bell’esempio di conformità alla direttiva sui rifiuti di imballaggio). Inoltre, la densità del materiale, comparata a quella di altri normalmente utilizzati, consente mediamente un notevole risparmio di peso. A questo si aggiungono l’ottima macchinabilità, confermata dalle prove effettuate su blisteratrici standard di costruttori partner, e il costo competitivo».
Il materiale per la produzione di blister si può ottenere con diversi accoppiati, studiati e testati con cura per le diverse applicazioni. Per il fondo le alternative standard sono Mould Paper/PE; Mould Paper/PE/alu/PE o Mould Paper/PE/film barriera, con EVOH. Per la copertura si utilizzano carta/PE o alu/PET/lacca termosaldante, che permettono l’apertura a “spinta” (push-through) o pelabile. «Di particolare interesse - sottolinea Razeti - la possibilità di sostituire materiali per certi aspetti problematici, come il PVC, ottenendo la barriera richiesta giocando su spessori e tipologia di poliolefine. La sua versatilità ne consente poi l’impiego anche nel food, grazie al fatto che è possibile termoformare contenitori di ogni genere, dalla vaschetta fino alla bottiglia, di varia forma e formato».
L’industrializzazione del blister ha richiesto un grosso lavoro, soprattutto per individuare le strutture ideali per i diversi usi, in modo da garantire le stesse prestazioni di prodotti alternativi; l’esatta valutazione dell’adesività della superficie corrugata della carta e il suo impatto sulle proprietà barriera; la messa a punto delle (poche) modifiche alle confezionatrici, per ottimizzare il processo».

Dosagocce con asta graduata
In questo caso si può parlare di un Oscar a più protagonisti, ognuno dei quali è stato determinante, con la propria competenza, nella messa a punto del prodotto. Il “Dosagocce” è un dispositivo unico in grado di sostituire il tradizionale contagocce e il misurino di dosaggio. Si tratta di una grossa innovazione nata da un’esigenza del mercato farmaceutico, in questo caso segnalata da Valeas, industria farmaceutica che opera nel campo respiratorio dal 1934. A Inge è stato affidato il compito di sviluppare il progetto firmato Levetta, società che si occupa di soluzioni di packaging nell’ambito farmaceutico.
Il nuovo dispositivo può essere o inserito nell’astuccio del prodotto come accessorio o montato direttamente sul flacone. In quest’ultimo caso, dopo aver aperto la confezione del prodotto (astuccio) ed estratto il flacone, si impugna tra pollice e indice l’asta graduata, alzandola fino a far collimare la tacca di dosaggio con la posologia prescritta in gocce (ad ogni tacca corrisponde una goccia). Dopo di che, si svita il dispositivo e si eroga la dose prescelta, accurata e precisa, spingendo l’asta nella sua posizione originale. Il flacone viene infine chiuso riavvitando il dispositivo.
«Dosagocce - sostiene Fiorenzo Montani, business development manager Inge - si distingue per la sua originalità e semplicità di utilizzo rispetto ai normalissimi contagocce e offre un grosso plus di servizio in particolare nel caso si debba assumere il farmaco in una posologia elevata (venti o più gocce per volta) che di norma non viene rispettata per un’intrinseca difficoltà di dosaggio con il contagocce tradizionale. Tutte le sue componenti, inoltre, sono brevettate, a partire dall’asta graduata corredata di tacche per i non vedenti e dal meccanismo nel suo complesso».
«L’idea del Dosagocce - spiega Michele Maffei, amministratore Levetta - è nata da uno spunto del nostro ufficio tecnico che, ancora una volta, è riuscito a risolvere un’esigenza del settore farmaceutico. Lo scorso anno infatti avevamo avuto un’altra brillante intuizione nell’ambito della cartotecnica, meritevole dell’Oscar dell’imballaggio (si trattava di un astuccio con cursore mobile per la visualizzazione selettiva delle istruzioni)».
«Ci auguriamo di poter essere apprezzati dalla classe medica - afferma Virgilio Bernareggi, direttore scientifico Valeas - perché con questo dispositivo si può somministrare il farmaco in maniera estremamente precisa, elemento di fondamentale importanza soprattutto in pediatria, dove la dose del farmaco deve essere correlata al peso del bambino. Non va dimenticato, inoltre, che le gocce erogate con i dispositivi tradizionali non sono sempre costanti, perché la loro dimensione dipende anche dalla pressione che si esercita sulla parte in gomma posta in cima al contagocce tradizionale».

Un Oscar alla collaborazione
È un Oscar alla razionalizzazione quello assegnato a Coop Italia, ma premia anche la collaborazione, sin dalle prime fasi del progetto, fra produttore, utilizzatori, trasportatori, fornitori di macchine, ecc. Ed è questo forse, oltre al successo del nuovo imballaggio semplice e ingegnoso, l’alloro che ha procurato maggior soddisfazione ai suoi creatori. «Il progetto del vassoio avvolto in carta - racconta il responsabile Innovazione imballaggi e Tutela ambientale di Coop Italia, Ulisse Pedretti - è nato una sera, durante una riunione informale per ragionare intorno al packaging, a cui partecipavano anche Co.Ind, Legambiente ecc. Dai racconti e dai discorsi attorno al tavolo nacque un’idea molto più radicale di quella poi realizzata: creare un packaging tutto di carta, vassoio compreso. L’abbiamo valutata, realizzata e poi testata a tutti i livelli, inviando ai punti vendita pallet di prodotti confezionati, ma i punti deboli erano troppi. Da lì siamo ripartiti per formulare il progetto attuale, ossia un vassoio espositore di cartone ondulato microonda, avvolto in una fascia di carta larga 30 cm, che contiene 8 bipack di caffè da 250 g a marchio Coop».
Ed è proprio la carta a costituire la novità più evidente: il classico e robusto Kraft da imballo, che permette di ridurre ulteriormente peso (e costi) dell’imballaggio. Ma non solo. «Il termoretraibile normalmente utilizzato per avvolgere i pacchi di caffè è robustissimo e, per essere tolto prima dell’esposizione, deve essere tagliato. In questa fase però moltissimi imballaggi restano danneggiati, causando perdite sensibili. La fascia di carta, invece, si traccia e si sfila quando l’espositore è già posizionato sullo scaffale, senza necessità di ausili taglienti e senza rischio di danni, aumentando l’efficienza dell’handling a punto vendita del 72,7%. In più, la macchina, progettata in collaborazione con il produttore (con un modesto investimento, finanziato in compartecipazione), è semplice ed efficace, funziona in linea, equipaggiata con gli ink-jet per stampare i codici a barre e le altre informazioni necessarie. Rimarchevole anche il fatto che adottare semplice carta snellisce l’approvvigionamento, non richiede magazzino dedicato e agevola l’alimentazione. Inoltre, gli “avvolgini” riportano solo le informazioni essenziali e i vassoi, tutti uguali, non richiedono personalizzazioni particolari».
L’altra novità di spicco riguarda il multipack: il poliaccoppiato che assemblava i due pacchetti di caffè è stato sostituito da un nastro adesivo personalizzato, del peso di soli 1,8 g, applicato in automatico su macchine standard, già realizzate da Irplastnastri anche per altre applicazioni. In ultima analisi, i volumi di rifiuti di imballaggio che il consumatore si trova a smaltire diminuiscono fino al 62,5%. «Il buon esito di tutto questo lavoro - conclude Pedretti - conferma una delle mie più care convinzioni: se i progetti vengono studiati da industria e distribuzione insieme, non possono che avere successo».

Contenitore palettizzato
Videoplastic ha vinto per il secondo anno consecutivo. La scorsa edizione, infatti, aveva ricevuto l’Oscar grazie al pallet-contenitore Boxlite. «Rispetto al Boxlite che ha le pareti di cartone - dichiara Carlo Corna, direttore Videoplastic - abbiamo realizzato un grigliato di plastica riciclata che si piega a soffietto».
Il contenitore palettizzato Boxgrill è costituito da tre elementi: pallet normalizzato, cintura grigliata con sportello per prelievo, coperchio, tutti di materia plastica. Leggero e maneggevole, Boxgrill è impilabile (una pila di 3 contenitori misura meno di 2,40 m) e, una volta smontato, riduce notevolmente il proprio ingombro. La cintura grigliata, infatti, si ripiega a soffietto fino ad assumere, in piano, le dimensioni del pallet, consentendo così una drastica riduzione dei volumi a vuoto nonché la possibilità di molteplici utilizzi. Boxgrill è dotato di un ampio sportello per consentire il prelievo dei prodotti, è lavabile, sterilizzabile, conforme alla normativa C.E.M. sull’impatto ambientale ed è riciclabile al 100% alla fine della sua vita utile.
«Si tratta di una soluzione innovativa - afferma Corna - nata da un incontro con Barilla, che aveva manifestato l’esigenza di presentare le proprie referenze rendendole ben visibili nelle corsie dei punti vendita. Abbiamo quindi pensato di sostituire la struttura di cartone con una cintura grigliata che permettesse di intravedere quanto contenuto all’interno. L’idea è piaciuta - continua Corna - quindi stiamo realizzando gli stampi per fornire al più presto il contenitore».
Boxgrill viene realizzato nei formati standard da 400x600 mm e da 600x800 mm, sempre con altezza di 600 mm.
Videoplastic vende già molti pallet destinati alla grande distribuzione, in formati mini (400x600 mm), medi (600x800 mm) e grandi (800x1.200, 1.000x1.200, 1.200x1.200 mm) e non ha intenzione di fermarsi al Boxgrill: è infatti già proiettata verso altre soluzioni innovative. Chissà, forse ci ritroveremo l’anno prossimo!

Caffe’ ad alta pressione
Co-Fres è un sistema integrato imballaggio+macchina, studiato da Goglio Luigi Milano per confezionare caffè in grani o macinato immediatamente dopo la tostatura, eliminando così il passaggio intermedio in silos per lo stoccaggio e la degasazione, e conseguendo le relative economie di processo. «Ma lo scopo principale - sottolinea il direttore R&S, Giorgio Bottini - era presentare al mercato una confezione innovativa, con un buon rapporto qualità-prezzo, che consentisse a un tempo di differenziare il prodotto e di offrire all’utilizzatore dei plus di servizio. Abbiamo raggiunto questi obiettivi realizzando una sorta di “lattina flessibile” e personalizzabile, dalla forma originale, che consente di conservare il caffè rallentando il processo di decadimento delle qualità aromatiche del prodotto. In più, il pack è richiudibile con uno zip, per prolungare lungo l’intero periodo di consumo i vantaggi di una corretta conservazione».
«Il segreto di questa confezione - spiega il responsabile sviluppo tecnico dell’azienda, Luigi Bianconi - consiste nella possibilità di mantenere al suo interno una sovrappressione, con valori di CO2 molto più elevati rispetto alla norma, in modo da impedire la fuoriuscita degli aromi. Una valvola unidirezionale “intelligente”, sviluppo speciale di una già nota soluzione messa a punto in Goglio, consente il parziale sfogo del gas naturalmente prodotto dal caffè, mantenendo la pressione interna ai livelli predefiniti».
Il progetto è ormai industrializzato e in fase di acquisizione da parte di diversi utilizzatori nazionali ed europei, disponibile in formati da 250, 500, 1000 g e più (fino a 3 kg), in versione laminata con alluminio o realizzata con un accoppiato di diversi materiali plastici barriera. La particolare forma del sacchetto è studiata per mantenere inalterata la resistenza strutturale e per evitare il formarsi di pieghe antiestetiche.
Il packaging viene prodotto sulla linea di confezionamento GL 90 partendo da un nastro a doppia busta, consegnato in scatole di cartone adatte ad essere posizionate direttamente sulla GL 90. La macchina, attrezzata con quattro stazioni di pesatura, può raggiungere la velocità di 80 pezzi/min. ed è costruita interamente in acciaio inox, seguendo criteri di semplicità ed economicità, con alimentazione automatica e cambio del nastro in continuo. Dopo la stazione di applicazione della valvola, un getto di azoto permette di aprire il fondo delle confezioni, facilitandone il riempimento in atmosfera protettiva. Le confezioni piene possono essere inscatolate anche in automatico, e in ogni caso subito dopo il riempimento e la saldatura, quindi ancora “non gonfie”. La degasazione che è trattenuta all’interno della confezione modifica infatti soprattutto la zona di testa delle buste, che inizialmente hanno un profilo piramidale e assumono successivamente la tipica forma cilindrica.

Un gioiello di plastica
Il prezzo è decisamente superiore alla media, ma il packaging è così elegante e “diverso” da essere considerato - quantomeno dalle grandi griffe - degno dell’investimento richiesto. Tubelite, infatti, è il risultato di un lavoro artigianale, dove la stampa a caldo che ricopre l’intero corpo del tubetto di polietilene è effettuata manualmente, per ottenere la perfezione assoluta controllando fattori capitali come la tensione del nastro (che consente anche di realizzare giunture “invisibili”) e la costanza della temperatura di stampa. In questa fase la velocità produttiva risulta inferiore di circa il 30% rispetto ai procedimenti automatizzati; inoltre, il tubetto stampato deve essere ripreso - al massimo entro due giorni - per formare testa, filetto e foro. Seguono il montaggio della capsula e l’imballo in scatole con un fondo idoneo al trasporto (operazioni condotte anch’esse manualmente), con tutti gli accorgimenti necessari a evitare il contatto diretto fra un tubo e l’altro. Il particolare procedimento messo a punto in Tubopress condiziona dunque a valle l’imballaggio secondario, ma non solo: anche a monte è richiesta un’estrusione particolarmente accurata, in modo da ottenere uno spessore assolutamente omogeneo del materiale.
«Questi brevi cenni - commenta il responsabile commerciale di Tubopress Italia, Vito Pappagallo - possono rendere l’idea delle difficoltà che abbiamo dovuto affrontare in sede produttiva, e far comprendere perché Tubelite è un tubetto élitario, nel prestigio del risultato estetico come nel prezzo. Viene infatti utilizzato dalle grandi griffe della cosmesi (l’anno scorso portava il marchio Dolce & Gabbana e oggi il converter di Segrate ha contatti e contratti con altri produttori di cosmetici pari grado, Ndr ), a complemento dell’immagine di marca, per prodotti come solari, latti per il corpo o bagni schiuma commercializzati in profumeria. In questo orizzonte, i test condotti in azienda presso gli utilizzatori hanno confermato il gradimento da parte del mercato».

Logistica per l’ambiente
Se è vero, come emerge ormai a tutti i livelli della filiera, che sulla logistica si gioca oggi la carta vincente della razionalizzazione e dell’efficienza, i pallet omologati al sistema di qualità europeo Epal sono un vero e proprio asso nella manica. E Maurizio Ciani, presidente di Qualipal Italia e del Gruppo Pallet di AssoLegno/Federlegno-Arredo ne è convinto, tanto che l’Oscar dell’Imballaggio conquistato con questo “prodotto”, candidato atipico al concorso dell’Istituto Italiano Imballaggio, lo gratifica ma non lo sorprende.
«Il sistema messo a punto in Italia per omologarci agli standard di qualità europei si compone di principi ed elementi che garantiscono vantaggi rilevanti. Innanzitutto, il pallet Epal è di legno, una risorsa rinnovabile, facilmente riparabile e riciclabile molte volte (anche come materia prima seconda), che consente di ridurre sensibilmente l’impatto ambientale. Poi perché, essendo riutilizzato, riduce enormemente la quantità di palette immesse sul mercato (oggi circa 60 milioni di cui due terzi a perdere), con importanti ricadute economiche sui bilanci degli utilizzatori e, ancora una volta, sull’ambiente. Le norme di buona fabbricazione e, fattore non secondario, di riparazione, ne allungano notevolmente la vita favorendo il riuso. Ma non solo: costituiscono un’efficace barriera contro i prodotti fuori norma, spesso importati, di basso costo unitario ma di bassa qualità (e durata). Ricordo, al riguardo, che il pallet Epal rappresenta sì un costo, ma - durando due o tre volte il prodotto di qualità non garantita, ed evitando danni e rischi, anche relativi alla sicurezza - risulta in realtà, anche dal punto di vista economico, molto più conveniente».
Oggi, a sistema implementato, Qualipal Italia sta lavorando a perfezionare il circuito del recupero e a divulgare la Carta Interprofessionale che identifica i principi base per il corretto uso e scambio del pallet Epal. Questi obiettivi coinvolgono attivamente organismi come ECR Italia, i trasportatori, la GDO e i grandi utilizzatori, Ferrovie dello Stato in primis, che siede accanto ai rappresentanti della filiera nel Consiglio d’Amministrazione dell’ente.

Richiesta di igiene
Il “premio speciale” è stato concepito dall’istituto Italiano Imballaggio per consentire al pubblico di esprimere direttamente le proprie preferenze, ottenendo così un’indicazione, magari anche solo emozionale, sugli orientamenti degli utilizzatori. Quest’anno sono stati coinvolti i visitatori di Ipack-Ima 2000, che hanno scelto il prototipo di apertura a strappo per lattine, progettato da Merler & C., inviando così un chiaro messaggio: la sensibilità ai problemi di igiene, nella fattispecie riguardanti il consumo di bibite in lattina, è sempre viva.
Merler ha concepito un rivestimento d’alluminio (ma, potenzialmente, potrebbe essere realizzato anche con altri materiali, precisa il progettista), realizzato in condizioni di igienicità in fase di produzione del contenitore, senza quindi interferire con le successive operazioni di riempimento e logistica. Il rivestimento costituisce una sorta di “seconda lattina”, che avvolge il contenitore primario e viene aperto, verso l’esterno, all’atto del consumo senza entrare a contatto con il liquido né con il top della lattina (che non presenta l’incavo dell’aggraffatura).
Il progetto intende rispondere così a un bisogno reale senza modificare le abitudini di consumo né portare a cambiare un packaging già affermato, con, in più, un’attenzione all’ambiente: il sistema contenitore-rivestimento è monomateriale e può essere facilmente recuperato e riciclato.
Oscars with cabaret
A really unusual setting - a flower-draped open-air dance floor at Porta Romana in the heart of Milan - and the entertainment - a zany style cabaret - enlivened the 2000 edition of the Italian Packaging Oscars award ceremony. The men, products and atmosphere of a special afternoon.

A new jury, an amusing setting and informal entertainment. This year the Istituto Italiano Imballaggio changed its style and the crowning event of the competition for the assignation of the Packaging Oscars, i.e., the award ceremony, took on the lightness of a summer’s afternoon with cabaret entertainment.
After the meeting of the Istituto partners under the marquee that protected them from an exagerratedly hot sun, the formidable housemaid of “signor Pippo”, an aspiring actress, and Gigi Rock, a rock guitarist specialising in busking in the Milan metro, appeared on stage. Introduced by the real presenter, the president of the Istituto, Giuseppe Meana, and the chairman of the jury, Angelo Montenero, the real protagonists than appeared in turn: the nine winners of the 2000 Packaging Oscars (no Oscars were awarded this year for the “soft drinks” and “household products” categories) were handed plates and diplomas. One could feel their sense of satisfaction, especially during the interviews we had with them after the ceremony, as well as their expectations of success and promotion.
Satisfaction and legitimate expectations: the winning products are all marked by varying degrees of innovation and, in most cases, the market has already given a positive response.
A jury consisting of representatives of Italian consumer associations, universities, Broadscale Distribution, advertising agencies and market research institutes examined the various nominations, mainly following criteria aimed at enhancing the rationalising of processes and distribution, the control and reduction of costs and packaging materials and the advantages for the user (whether business or consumer).
Thus principles such as the practicality of the container or its accessories, easy handling and use, reduced packaging materials and costs, less need for intermediate stages between production and packing, the inclusion of several functions in the same solution (such as shipping and display using a single item of packaging) all played an important role, without neglecting the potential and coherence of the packaging communication.
In other words, the emerging trend was to prefer lightweight yet strong packaging, capable of preserving, shipping, displaying and communicating the contents, at the same time paying attention to the environment. Here they are then, as described by their creators.

A window on the inside
Its benefits are obvious, just as the project intended: thanks to the scaled heatsealed window, neutral or partially printed, this polylaminate carton lets one actually see the product and so quickly check on the amount remaining. What’s more, the packaging can be used directly as a measure (though it can also be fitted with caps, straws and other extras), is economically competitive, light, easy to handle and store. And - above all else - it can be personalised, not just in terms of its graphics, but also in shape and format, offering possibilities of use in an ample range of sectors: from the cheese and dairy industry, where it’s already met with success as a container for milk and cheese (mozzarella), the bakery industry, milling trade (its perfect seal eliminates the risk of escaping powder) and the chemicals industry (where it’s attracted the attention of the large detergent multinationals) and even the food industry for those products needing to be packed in a protective atmosphere.
«So - sums up the Business Centre manager, Michele Falzetta - this is a particularly versatile container that lets one seriously revamp the presentation of a product, at the same time resolving problems of preservation. Without having to revolutionise the packing lines with the corresponding, heavy investments in plant».
Responsible for the idea and project coordination was the managing director of Italpack, Arne Mohn, who points out how, compared with the conventional windows applied with adhesives, this new Windowspack heatsealed version offers the max guarantee of tightness, even during transit and handling or if accidentally dropped. «Italpack - explains the manager - can thus re-enter the market in its own right after many years of working for others, as a company offering plant and services. Further, thanks to close cooperation with the University and the presence within the company of highly qualified food technicians, we can also provide advisory services and perform all the experiments and tests needed to test the container for its various uses. It’s worth remembering here that the film used for the window is made up of a 12 mm layer of PET barrier film laminated to an 80 mm PE/EVOH/PE multilayer and can be formulated especially to guarantee a gas barrier too».

A pullover-shaped bottle
After having won last year with the men’s perfume bottle “Modern” here is another Oscar for Bormioli Luigi.
The Rykiel Homme perfume bottle was made by the Bormioli Luigi glassworks of Parma for Sonia Rykiel Parfums Beauté (perfumes division of the famous French fashion producer). A very complex bottle in the shape of a sweater: a clear allusion by the stylist to his famous symbol, the pullover.
«We have had to get over a number of difficulties - Giacomo Canali, packaging head of Bormioli Luigi told us - in creating a new bottle. In first place getting that color, a pale violet, the chemical compounds of which might have provoked an oxide-reduction during processing. Hence our technicians had to systematically monitor the working conditions of the oven to keep it constant during the entire output».
Not by chance color is one of the strongpoints of the glassworks.
«In the past we made other difficult hues - as Marco Azzali, export sales director of the Bormioli Luigi glass container division explained - and it is an ability that has enabled us to follow the market and follow the trends of the moment. The color chosen is in fact currently in all the fashion shop windows and was made following the specifications of a given French fashion designer».
Also the container shape required a great commitment from the glassworks.
«Despite the fact Rykiel Parfums has already in the past used bottles with similar features - Canali declares - in this case other technical difficulties such as for example the creation of perfectly straight walls were got around. The shape required did not allow us to use the traditional moulds and a special distribution of the glass was necessary».
The two flat surface faces of the bottle curve upwards and broaden outwards to create the sleeves: the illusion is reinforced by the knurled effect that closes the sleeves, simulating pullover ribbings. A considerable mass of glass, distributed with accuracy, is required in order to have the necessary quantity to make the sleeves and the relative knurling. The glassworks technicians designed a special mold with completely independent mobile drawers, dedicating great attention to the preparatory mold in order obtain the optimum distribution of the glass between the bottle body and the sleeves.
Bormioli Luigi, as well as the Oscar, also won its umpteenth challenge: “distributing the glass where the customer wanted it”.

Variations on paper
Observing all of the regulations imposed by the pharmaceutical industry, while simultaneously developing innovative packaging: a feat worthy of an Oscar. That is what the award’s panel decided, even more so considering that the “Mould Paper” – designed by the Gruppo X di X Gruppo - which constitutes the base of the blister packs produced by the Health Division of the VAW Flexible Packaging company, offers a significant number of innovative developments. Made up of 100% cellulose, Mould Paper possesses a particularly flexible nature, making it easily mouldable, lending the blister made by VAW its truly innovative characteristics, even from environmental and presentational standpoints. «With this material – explains Marco Razeti, the R&D manager at VAW Flexible Packaging – we can obtain an exterior surface which is pleasant to the touch and is identified with a natural, modern, manageable, and ecological product (the amount of aluminium and plastic can be reduced by 20 to 50%, respectively, compared to the traditional materials, proving it to be an excellent product example which fully complies with the Directive on packaging waste). Furthermore, the density of the material, as compared with the ordinarily used materials, allows for a significant reduction in the weight of the packaging. Add to this its excellent machine quality, confirmed through testing done using standard blistering machines produced by partner manufacturers, as well as the competitive cost».
The material used for the production of blisters can be obtained with laminated materials, carefully studied and tested for the individual applications. For the base, the standard alternatives are Mould Paper/PE; Mould Paper/PE/alu/PE or Mould Paper/PE/barrier film, with EVOH. For the covering, either paper/PE or alu/PET/heat sealing lacquer can be used, which produce either a “push-through” opening or a peel-off removal. «What we find particularly interesting – emphasises Razeti – is the possibility it offers to replace materials having certain problematic aspects, such as PVC, while at the same time obtaining the required barrier by varying the thicknesses and the types of polyolefin. Since it is so versatile, it can be also used with food products, owing to the fact that it is can be heat formed to produce containers of any type, from trays to bottles, in various shapes and formats.
The industrialisation of this blister has required plenty of research: first and foremost to identify the most suitable structures for the various uses and to ensure the same performance as the alternative products; the exact assessment of the adhesive quality of the corrugated surfaces of the paper and its impact on the barrier properties; the adjustments and the (relatively few) modifications to the packaging machines, to optimise the process».

Drop counter with graded stem
Here one can speak of an Oscar with more than one winner, the knowhow of each member of the team being decisive in devising and creating the product. The “Drop counter” is a unique device capable of substituting the traditional drop counter and dose measure. This is a big new feature born out of the needs of the pharmaceutical market, in this case indicated by Valeas, pharmaceutical industry that has been working in the respiratory field since 1934. Inge was given the task of developing the projects signed by Levetta, a company that specialises in packaging solutions for the pharmaceutical field.
This new device can be inserted in the product case as an accessory or mounted directly on the bottle. In the latter case, after having opened the product pack and having extracted the bottle, one holds the graded stick between the thumb and the index finger, raising it up to filling the dosing notch with the prescribed dose and established amount of drops (each mark corresponds to a drop). After which one unscrews the device and pours out the prescribed dose, accurate and precise, placing the stick back into its original position. After that the bottle is closed by screwing up the Dropdoser again.
«Our drop-doser (Dosagocce) - Fiorenzo Montani, business development manager of Inge declares - stands out for its originality and simplicity of use compared to drop counters and offers a great service plus point particularly when a high dosage has to be taken (twenty or more drops in one go) that is not normally respected due to intrinsic dosing difficulty with the traditional drop counter. All its components are furthermore patented, starting off with the graded stem with notches for the blind and by the mechanism all told».
«The idea of the Dosagocce - Michele Maffei, head of Levetta told us - arises out of an idea from our technical office that, once again, has managed to meet the needs of the pharmaceutical sector. Last year in fact we had another brilliant intuition in the paper&cardboard field that won us the Packaging Oscar (a case with a mobile cursor for the selective display of instructions)».
«We hope we are appreciated by doctors - Virgilio Bernareggi, scientific head of Valeas remarks - because this device helps administer the pharmaceutical produce with the utmost precision, fundamentally important aboveall in paediatrics, where the dosing of the pharmaceutical product has to be correlated to the child’s weight. Furthermore, it should not be forgotten that drops dispensed using traditional methods are not always constant, because their size also depends on the pressure applied to the rubber part at the end of traditional drop counters».

An Oscar for cooperation
An Oscar for rationalisation was awarded to Coop Italia, at the same time recognising the combined efforts put forth from the very beginning of the design project, between manufacturer, users, shippers, machinery suppliers, etc. It was perhaps this recognition, in addition to the success of the new simple and ingenious packaging, which has given the greatest satisfaction to its creators. «The design of the paper wrapped tray – responds the Packaging Innovation and Environmental Protection Manager of Coop Italia, Ulisse Pedretti – came to us one evening during an informal meeting held in order to brainstorm about new packaging, at which the Co.Ind and the Legambiente, among others, were in attendance. From an exchange of anecdotes and various roundtable conversations, a suggestion was made which was much more radical than the finished product we have today: to create a packaging made entirely out of paper, tray included. We evaluated it, produced it, and then tested it at various levels, sending pallets of the packaged product to our retail stores. But its downfalls proved to be too many. At this point, we went back to the drawing board to reformulate the product of today: in other words, a display tray in microcorrugated cardboard display tray, wrapped in a 30 cm wide band of paper, containing 8 double packs of 250 g packages of Coop brand coffee».
The greatest innovation lies precisely in the paper: the classic and durable Kraft packaging paper further reduces the weight (and the costs) of the packaging. But it doesn’t stop here. «The heat retracting plastic normally used to wrap the coffee packages is extremely durable and, in order to remove it before displaying the product, must be cut. During this operation, many packages are damaged, causing significant loss of product. The band of paper, rather, can be easily removed when the product display has already been positioned on the shelves. There is no need for further cutting, therefore eliminating the risk of this type of damage, while also increasing the efficiency of the handling at the retail outlet by 72.7%. Furthermore, the packaging machine, designed in association with the manufacturer (with a modest investment, financed jointly), is simple and effective, functions directly on the line and is equipped with ink-jet printers for printing bar codes and other pertinent information. Another noteworthy aspect is the fact that using plain paper thins out the supplies necessary, does not require a special warehouse, and facilitates the delivery line. An added benefit: the “wrapper bands” report only the essential information and the trays, being all identical, do not require particular personalisation».
Another outstanding bit of news concerns the multipack: the polylaminate material which once joined the packs of coffee has been replaced by a personalised adhesive strip, weighing only 1.8 grams, and is applied automatically by standard machines, already constructed by Irplastnastri for other applications. In a final analysis, the volume of packaging waste which the consumer later must dispose of has been decreased by 62.5%. «The positive outcome of this research project – Pedretti concludes – confirms one of my deepest convictions: if the projects are studied by the industry and the distribution together, their chance for success is assured».

A palletized container
Videoplastic has won an award for the second year in succession. The last edition they received the Oscar thanks to the Boxlite pallet-container.
«Compared to Boxlite - Carlo Corna, head of Videoplastic explains - that had cardboard walls, this time around we made a grill in recycled plastic that collapses in on itself».
The palletized container Boxgrill is made up of three elements of plastic material: a standardised pallet, a grill belt with hatch for removal of product, a cover.
Light and manageable, Boxgrill is stackable (a stack of 3 containers measures less than 2.40 m) and once disassembled, its overall bulk is reduced drastically. The grill belt in fact collapses inward to assume the size of the pallet on the flat, enabling a drastic reduction of volume when empty as well as further extending its numerous uses. Boxgrill is fitted with an ample hatch enabling the removal of the products contained. These are visible thanks to the display box grill walls. Boxgrill is washable, sterilizable, conforms to the C.E.M. standard governing environmental impact and is 100% recyclable.
«It is an innovatory solution - Corna goes on to say - created out of an encounter with Barilla, that had shown the need to present its own references, making them more visible in the aisles of the salespoints. We also had the idea of substituting the cardboard structure with a grill belt that allows one to have an idea of what is contained inside. The idea was a success - Corna goes on to say - hence we are making moulds to offer the container as soon as possible».
Boxgrill is made in the standard 400x600 mm as well as 600 x800, with an inner height of 600 mm.
Videoplastic already sells a lot of pallets for broadscale distribution, in mini (400x600 mm), medium (600x800 mm) and large formats (800x1,200, 1,000x1,200, 1,.200x1,200 mm) and has no intention of stopping at Boxgrill: in fact it is already working towards other innovatory solutions. Who knows, they might be back next year as well!

High pressure coffee
Co-Fres is an integrated packaging+machine system developed by Goglio Luigi Milano to pack granulate or ground coffee immediately after roasting, thus eliminating the intermediate stage of storage and degassing in silos, and so leading to consequent savings in process costs. «But the main purpose - stresses the R&D director, Giorgio Bottini - was to offer the market an innovative pack, with a good quality/price ratio, making it possible to differentiate the product and offer the user all the benefits of service at the same time. We’ve reached these goals by creating a sort of “flexible can” with an original shape, which can be personalised, letting one store the coffee and slow down the process of a loss in the aromatic qualities of the product. What’s more, the pack can be resealed with a zip to extend the advantages of correct preservation throughout the entire period of consumption».
«The secret of this pack - explains the company’s technical development manager, Luigi Bianconi - consists in the possibility of maintaining conditions of overpressure within this, with far higher levels of CO2 than normal in order to stop the aroma from escaping. A one-way, “smart” valve, developed especially for another highly successful Goglio solution, allows for the partial venting of the gas naturally produced by coffee, while maintaining the internal pressure at the set levels».
The product is now fully industrialised and several Italian and European users are buying it. Available in sizes 250, 500, 1000 g and higher (up to 3 kg), it comes in a laminated version with aluminium or a special laminate with various barrier plastics. The peculiar shape of the bag has been carefully designed to keep the structural strength unaltered and to avoid the formation of ugly folds.
The packaging is produced on the GL 90 packing line, starting from double bag strip, delivered in cardboard boxes that can be placed directly on the GL 90. The machine, with its four weighing stations, can reach speeds of 80 items/min and is 100% stainless steel, in line with criteria of simplicity and cheapness, with automatic infeed and continuous strip change. After the valve application station, a jet of nitrogen opens the base of the packs, making it easier to fill these in a protective atmosphere. Once filled, the packs can automatically be packed in boxes and, in any case, immediately after filling and sealing and so while still “not swollen”. The degassing process that takes place within the pack leads to a change in the top of the bags, which are originally like a pyramid and then take on the typical cylindrical shape.

A plastic jewel
The price is definitely higher than normal, but the packaging is so elegant and “different” that it can be considered - at least by the major designer labels - well worth the extra investment. Tubelite, in fact, is the result of careful crafting, where the hot forming of the entire body of the polyethylene tube is done manually, to obtain absolute perfection, controlling critical factors such as the tension of the strip (letting one make “invisible” seams) and the constancy of the moulding temperature. During this stage, production output is about 30% lower than the equivalent automated process; then the moulded tube needs to be reprocessed - within two days at the most - to shape the head, thread and hole. Next comes the fitting of the cap, followed by packing in boxes with a base suitable for shipping (again manual operations), including all the measures needed to avoid direct contact between one tube and the next. The special process developed by Tubopress thus conditions the secondary packaging down-line. But that’s not all: particularly precise extrusion is required up-line to guarantee perfectly even thickness of the material.
«This brief outline - comments the commercial manager of Tubopress Italia, Vito Pappagallo - gives one an idea of the difficulties that we’ve had to face during production and helps one to understand why Tubelite is an elite product, in the prestige of the aesthetic result as well as in the price. In fact, it’s used by the big designer labels in the cosmetics field (Ed.: last year these tubes bore the Dolce & Gabbana logo and today the converter from Segrate has contracts and contacts with other cosmetic producers of equal standing), boosting the image of the brand, for products such as sun creams, body lotions or bubble baths sold in perfumery shops. In this context, the inhouse tests conducted by users have confirmed the welcome shown by the market».

Logistics for the environment
If it’s true - as would now seem to be the case at all levels of the industry - that rationalising and efficiency are now the trump cards when it comes to logistics, the Epal pallets approved by the European quality system are a real ace up one’s sleeve. And Maurizio Ciani, president of Qualipal Italia and the Pallet Group of AssoLegno/Federlegno-Arredo is convinced of this, so much so that the Packaging Oscar obtained with this “product”, an unusual candidate in the Istituto Italiano Imballaggio competition, is very gratifying, but doesn’t really surprise him.
«The system finalised in Italy in order to met the European standards of quality is a mix of principles and elements that guarantee some significant advantages. Firstly, the Epal pallet is made from wood, a renewable resource, is easy to repair and can be recycled several times (even as a secondary raw material), thus cutting the impact on the environment considerably. Then, since the pallet can be reused, it greatly cuts the actual number of pallets on the market (about 60 million pallets are in circulation today, two-thirds of which are non-returnable), having an important effect on users’ balance sheets and, again, on the eco-system. The standards of good workmanship and repair, by no means of secondary importance, make it possible to extend the life of this pallet substantially and so encourage its reuse. But that’s not all: these pallets form an effective barrier against non-standard, often imported, products with a low unit price but also low quality (and a short life). Let me point out here that the Epal pallets may well cost more, but - since they last two to three times more than a product without a guarantee of quality, and they avoid damage and risks, encouraging safety - they actually work out to be a lot more convenient, especially in terms of cost».
Today, with the system in use, Qualipal Italia is working to perfect the circuit of recovery and to spread the use of the Interprofessional Card that identifies the basic principles for the correct use and exchange of the Epal pallets. These objectives have seen the active involvement of bodies such as ECR Italia, haulage firms, Broadscale Distribution and the major users, especially the Italian State Railway, which sits on the Board of Directors of the body together with representatives from the industry.

Demand for hygiene
With its “special award”, the Istituto Italiano Imballaggio wants to let the public express their preferences directly, thus getting an indication - even if only on a purely emotional level - as to the inclinations of the users. This year visitors to Ipack-Ima 2000 were involved and they chose the prototype for a pull-off top for cans designed by Merler & C., thus sending a clear message: sensitivity to problems of hygiene (in this case the consumption of soft drinks in cans) is still strong.
Merler has conceived an aluminium cover (though the potential is there for this to be produced using other materials, points out the designer), produced under conditions of total hygiene during the production of the container and so without interfering with the subsequent operations of filling and logistics. The cover is a kind of “second can”, enclosing the primary container, and is opened by pulling it outwards at the moment of consumption, without it actually coming into contact with the liquid or the top of the can (which doesn’t have the clinching groove).
The project is aimed at meeting a real need without changing consumption habits or leading to a change in what is a consolidated form of packaging, with, as an added bonus, care for the environment: the container/covering system is made from a single material and can be easily recovered and recycled.