| | | | | |  | | That which is not
The pale light of a bulb illuminated the darkness, that stretched as far as the eye could see.
Behind a wall, I suddenly saw the face of a person, as dark as the air around.
I moved nearer and noticed not one but two figures. And immediately after that other presences materialised out of the nothingness, that up to that moment had protected them. And I wondered to myself where I had ended up. And where and at what point I had lost my memory and my way.
I didn’t even have time to formulate this thought when, as if as a sort of answer, a faint light spread in the distance, giving measure to what up to that moment had not been able to identify. Only then did I notice I was in an immense theatre, with silence all around, and that I was on a stage along with some others.
«Mother of God - I muttered to myself - it seems an incredible show for the blind».
After a while I even managed to distinguish the audience in their seats, right down to the last one.
To tell the truth, noone seemed to be that interested as to what was going on around them, everyone appeared intent on mulling over their own thoughts.
Thus I began to ask myself «is it worth ones while disturbing them? Trying to wrench them from their soliloquy, while all the while being aware that life is an affair that one sorts out face to face with oneself?» something I knew well.
I shouted out to a satisfy the need to prove that I existed, but I did not cause any reaction. Yes indeed, someone turned their gaze, yet it was empty and not for me; part of an old habit of feeling tired: a bit of silence, a bit of peace the gaze seemed to demand.
Hence what was I to do? Slink out of the theatre or act the strolling player to liven up the scene? Inhabit a world or generate it?
The decision was soon taken: like a familiar piece of music that one feels nostalgic about might have done I embraced them all and I invited them to dance.
Some people got up and looked around... Thus “after the dream they went in search of the city; they did not find it, but they found each other; thus they decided to construct a city like in the dream (1)”. |  | | La luce fioca di una lampadina rischiarava l’oscurità, di cui non si riuscivano comunque a percepire i confini.
Dietro un muro, improvvisamente, intravidi il volto di una persona, buio come l’aria intorno.
Mi avvicinai e non una, ma due figure scorsi. E, subito dopo, altre presenze si materializzarono uscendo dal nulla che, fino a quel momento, le aveva protette.
E mi chiesi dove mai fossi finito. E dove e in che punto avessi smarrito i miei ricordi e la mia strada.
Non feci neppure in tempo a formulare questo pensiero che, per tutta risposta, crebbe in lontananza un diffuso chiarore, che diede misura a ciò che prima ignoravo. Solo allora mi accorsi di essere in un immenso teatro, silenzioso, e di stare con alcuni altri su un palcoscenico.
«Santiddio – mi dissi - sembra un incredibile spettacolo per ciechi».
Dopo un po’ arrivai perfino a distinguere il pubblico che occupava tutte le poltrone, senza eccezione alcuna.
Invero, nessuno sembrava interessato a quanto si stava svolgendo intorno e tutti apparivano intenti a rimuginare i propri pensieri.
Mi venne da chiedermi, allora: «vale la pena disturbarli? Cercare di strapparli al loro soliloquio, se poi – e lo sapevo bene – la vita è sempre un affare che si risolve faccia a faccia con se stessi?».
Urlai, per un bisogno mio di provare che esistevo, ma non suscitai alcuna reazione. Sì, qualcuno girò lo sguardo, ma era vuoto e non era per me; era solo per un vezzo antico di sentirsi stanco: un po’ di silenzio, un po’ di pace, sembrava reclamare.
Che fare, dunque? Lasciare il teatro di soppiatto o farsi guitto per animare la scena? Abitare un mondo o generarlo?
La decisione fu presto presa: li abbracciai tutti, come avrebbe potuto fare una musica familiare di cui si ha nostalgia, e li invitai a ballare.
Qualcuno si alzò e si guardò intorno… Così “dopo il sogno andarono cercando quella città; non la trovarono, ma si trovarono tra loro; decisero allora di costruire una città come nel sogno (1)”.
(1) Italo Calvino | | | | | |
