September 2001
Acciaio e dieta mediterranea
Steel and the Mediterranean diet

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Samples in digital


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Ailog: packaging, protagonist of the logistic process

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Notes on Converflex



Imballaggi d’acciaio. Dati su produzione e consumo per il confezionamento dei derivati del pomodoro e dell’olio d’oliva, con un occhio di riguardo ai numeri espressi dalla Regione Campania, che punta alla qualità. Qualche informazione sulle modalità e sulle quantità di imballaggi da recuperare dopo il consumo finale.
A cura di Plinio Iascone Sas

In ambito agroalimentare la produzione di pomodori e derivati, nonché di olio d’oliva rappresenta una voce importante dell’economia italiana.
Questa tipologia di produzione è sostenuta dalle attività di trasformazione e confezionamento. Con particolare riferimento all’attività svolta in Campania, esaminiamo in dettaglio le due tipologie di prodotti, in relazione sia all’impiego di imballaggi d’acciaio sia al loro recupero, gestito a livello nazionale dal Consorzio Nazionale Acciaio.

Derivati del pomodoro
Il mercato: gli italiani puntano alla qualità
Nel 2000 l’attività produttiva del settore, prodotto trasformato pari a 2.492.000 t, ha confermato i dati del 1999, causando un accumulo di scorte. Non si deve infatti dimenticare che nel 1999 la produzione segnò un incremento del 18%, a fronte di una domanda globale (export + consumo interno) che cresce mediamente del 3% medio annuo.
La Campania, con 138 stabilimenti su un totale nazionale di circa 1568, copre oltre il 50% della produzione di derivati del pomodoro, con particolare riferimento ai pomodori pelati.
Su una produzione di 1.068.000 t, nel 2000 la Campania ne ha realizzato l’88% circa. Buono è anche lo share relativo alle polpe (40%).
Il settore dei derivati del pomodoro continua a evidenziare modificazioni strutturali in termini di tipologie di prodotti. Accanto ai due prodotti storici e tradizionali (concentrati e pelati), i prodotti innovativi - come passata, polpe e arricchiti - crescono a tassi decisamente superiori alle altre tipologie di prodotti.
Il consumo nazionale, con riferimento al prodotto effettivamente immesso sul mercato italiano, presenta attualmente il seguente mix: concentrato (1%), pelati (26%), polpa e arricchiti (40%), passata (33%).
Per quanto riguarda l’export (1.250.000 t nel 2000), la situazione è diversa. Infatti sia il concentrato che i pomodori pelati restano nettamente i prodotti a maggiore presenza, rispettivamente con il 25% e il 55%; passate, polpe e arricchiti coprono il restante 20%.
Le esportazioni (50% della produzione nel 2000) presentano ancora potenziali margini di sviluppo, poiché i produttori italiani, pur dovendo combattere con una concorrenza sempre più forte, hanno saputo differenziare l’offerta e puntare sulla qualità.
Le importazioni sono molto modeste e riguardano essenzialmente il semilavorato.
L’Italia è il secondo produttore mondiale di derivati dei pomodori, dopo gli USA; seguono Spagna, Grecia, Turchia e alcuni paesi del Nord Africa.

Il confezionamento
In questo ambito, l’incremento dei prodotti innovativi continua a determinare mutamenti nel mix del packaging usato per il confezionamento dei derivati del pomodoro.
Bottiglia, vaso di vetro e contenitori poliaccoppiati brik sono imballaggi tipici di passate e polpe, in netta competizione con la lattina di BSE. Ma anche il sacco di poliaccoppiato da 3/5 kg di capacità, da due anni ha iniziato a erodere spazi alla lattina.
La bottiglia di PET, per contro, potrebbe in futuro insidiare la bottiglia in vetro.
Lo share attuale delle diverse tipologie di imballaggi vede sempre in prima posizione il contenitore di acciaio (68,5,%); il vetro ha raggiunto il 22%; stabili il poliaccoppiato (4%) e il tubetto d’alluminio (0,5%); infine sacchi flessibili poliaccoppiato e fusti da 200 kg di capacità 5%.
Di recente è apparsa anche la bottiglia di PET per le passate.
Nel 2000 l’impiego di contenitori in acciaio è stato di 2.522 milioni di unità, facendo registrare un -12% rispetto al 1999.
È importante rilevare che si è verificato un sensibile aumento della capacità media dei contenitori di acciaio: a fronte di un calo del 18% circa dei formati da 1/2 kg e 1 kg si evidenzia un aumento dell’impiego dei formati da 2 a 5 kg.
Il mercato ha registrato una crescita delle scatole di capacità superiore a 1 kg, con un relativo calo di quelle inferiore a 1 kg.
Infatti la quantità di derivati del pomodoro inscatolata limita il calo al 5%.
Il problema del posizionamento sul mercato della scatola di BSE deriva principalmente dal tasso di sviluppo contenuto dei settori dei pelati e del concentrato.
È bene ricordare che il solo settore dei pelati assorbe il 52% del numero complessivo di scatole impiegate nel settore dei derivati dei pomodori.
Il contenitore di acciaio è però ben presente anche uno dei settori in espansione, ovvero quello delle polpe (80,5%). In quest’area di mercato però l’acciaio trova grande concorrenza nella bottiglia in vetro. Infatti, negli ultimi anni i barattoli da 1/2 kg e 1 kg si sono innovati con coperchi easy open, stampe litografiche al posto delle etichette e interni con laccatura bianca.
Il contenitore di acciaio (attualmente costituito dal corpo scatola di banda stagnata, il fondo e il coperchio di banda stagnata o banda cromata), è presente da fine ‘800. Quando Cirio iniziò la produzione industriale delle conserve di pomodoro, lo adottò come contenitore per il concentrato, sottolineandone le caratteristiche con l’indimenticabile (per gli italiani) slogan “Come natura crea Cirio conserva”.
Con riferimento al 2000 il confezionamento di pelati, concentrato e polpe in contenitori di acciaio ha comportato l’impiego di 200.000 t di imballaggi d’acciaio (escluso i fusti da 200 kg).
Il 50% dei derivati del pomodoro viene esportato. Come già evidenziato, si tratta fondamentalmente di concentrato e di pelati, settore in cui predomina il contenitore d’acciaio. Risultano pressoché inesistenti i prodotti importati in confezioni destinate alla vendita.
Nel 2000, tenuto conto del flusso dei prodotti in uscita, la quantità di imballaggi di acciaio rimasti sul territorio dopo l’uso è stata di circa 102.000 t.

Olio di oliva
Il mercato: tendenze positive
Il settore dell’olio di oliva continua a essere caratterizzato da un favorevole trend di crescita, anche se di dimensioni contenute.
Nel 2000 sono state immessi sul mercato 697 milioni di litri di olio di oliva confezionato, a cui la Regione Campania contribuisce con circa un 4% sul totale. Con riferimento invece alla produzione presso i frantoi, lo share sale al 10%.
A fronte di un ottimo andamento delle esportazioni (+26% nel 2000, +14% medio annuo nell’ultimo quinquennio) la domanda interna cresce a ritmi contenuti, attestandosi su un tasso medio annuo di sviluppo pari al 1,5-2% medio annuo. Sempre con riferimento al mercato interno, nell’ultimo quinquennio si è però assistito a un sensibile sviluppo delle vendite del prodotto confezionato (+ 8% m.a).
Il prodotto sfuso acquistato da famiglie e catering attualmente si posiziona intorno ai 105 milioni di l (esclusi gli autoconsumi dei produttori, che cinque anni risultavano praticamente doppi). È andato progressivamente calando, anche a seguito delle norme che ne vieterebbero la commercializzazione: si ritiene però che tale consuetudine difficilmente potrà scomparire.
Il mercato assorbe anche circa 318 milioni di l di olio ad uso industriale, commercializzato in cisterne o fusti di acciaio.
I consumi familiari, circa 295 milioni di litri, rappresentano il 73% della domanda; la restante quota è rappresentata dai consumi di alberghi, ristoranti e comunità.

Il confezionamento
Il mix del packaging adottato per il confezionamento dell’olio d’oliva nel 2000 ha evidenziato un rafforzamento della lattina, che ha raggiunto
uno share del 24%. Il risultato deriva della sensibile crescita delle esportazioni: le vendite all’estero, per il 51%, sono infatti effettuate in lattina. Per quanto concerne il mercato interno, la bottiglia in vetro resta la confezione leader (90%).
Si può però prevedere, nel prossimo triennio, un aumento dell’imballaggio di PET, che attualmente detiene una quota del 16%. L’area in cui si potrà registrare lo sviluppo maggiore sarà quella dell’olio d’oliva, dato che difficilmente potrà imporsi per l’olio extra vergine (il prodotto che presenta i tassi di crescita maggior). Il PET potrà anche affermarsi in ambito esportativo o, in relazione al mercato italiano, nel catering. Nel 2000 l’impiego di imballaggi di acciaio è stato di 53,4 milioni di unità, di cui oltre 2/3 di capacità superiore a 1 l.
L’impiego delle lattine interessa l’olio destinato all’esportazione (83%). A questo proposito, ci sia consentito un breve inciso “di colore”. Impiegata fin dai primi del ’900, con i flussi di esportazioni in particolare verso gli USA, era allora caratterizzata da bellissime litografie in stile liberty. Famose le serie rievocative di personaggi di opere liriche o del Risorgimento italiano, dei grandi musicisti o delle immagini dei più noti monumenti italiani. In quel caso si può veramente parlare di vere opere d’arte, ora oggetto di collezione.
Torniamo al noi. Nel 2000 gli imballaggi di acciaio utilizzati per il confezionamento dell’olio di oliva sono stati 16.000 t (escluso i fusti di acciaio da 200 litri di capacità). Tenuto conto che la maggior parte dell’olio di oliva confezionato in lattina è esportato, la quantità di imballaggi di acciaio rimasti sul territorio dopo l’uso, è stata di 9.500 t. Anche i questo caso, sono pressoché inesistenti i prodotti importati in confezioni destinate alla vendita.

Recupero e riciclo degli imballaggi di acciaio
I quantitativi totali di imballaggi di acciaio che restano sul territorio dopo l’uso (circa 111.000 t) relativi sia ai derivati dei pomodori sia all’olio di oliva sono oggetto di raccolta e riutilizzo, poiché costituiscono una risorsa utile per qualità di materia seconda, destinata a rientrare in ciclo per essere ritrasformata in acciaio.
L’Italia impiega mediamente ogni anno oltre 19 milioni di t di rottami ferrosi - di cui il 25% circa importati - destinati alla produzione di acciaio sia nei forni elettrici che nelle acciaierie del ciclo integrale.
È il Consorzio Nazionale Acciaio a gestire il sistema di recupero, ritiro e di invio al riciclo degli imballaggi di acciaio provenienti dalla raccolta differenziata dei Comuni (essenzialmente imballaggi ad uso domestico), nonché degli imballaggi provenienti dalle superfici privati (imballaggi ad uso industriale).
L’attività del consorzio nel 2000 ha raggiunto l’importante obiettivo di un riciclo di 73.000 t (di cui una parte costituita da imballaggi di acciaio delle aree derivati pomodoro e olio di oliva).
Il Consorzio Nazionale Acciaio nel 2000 ha raccolto e riciclato il 14% del quantitativo globale degli imballaggi consumati, a fronte del 5,6% raggiunta nel 1999.
Steel and the Mediterranean diet
Steel packaging. Data on production and use for packaging of tomato by-products and olive oil, with special reference to data from the Campania Region, which aims at quality. Information on the type and quantity of packaging to be recovered after end use.

In the agro-food sector, the production of the tomato and its derivates, together with olive oil, forms an important part of the Italian economy. This type of production is supported by the work of processing and packing. With special reference to the industry as it is carried out in Campania, we will examine these two types of product in detail as they relate to packaging in steel, and its subsequent retrieval, managed at national level by the Consorzio Nazionale Acciaio (National Steel Consortium).

Tomato derivates
The market: the Italians aim for quality
In 2000, the productivity of this sector, which produced processed goods amounting to 2,492,000 tonnes, confirmed 1999’s data and resulted in a large stockpile. Furthermore, it must be remembered that in 1999, production increased by 18%, compared to a total demand (exports + domestic consumption) which is growing by an average of 3% per annum.
Campania, with 138 production facilities out of a national total of 1568, accounts for more than 50% of the production of tomato derivates, especially peeled tomatoes.
Campania was responsible for around 88% of the total production of 1,068,000 tonnes, and also produced a large share (40%) of tomato pulp.
The tomato derivates sector continues to undergo structural changes in the type of products processed. Alongside the two historical, traditional products (tomato concentrates and peeled tomatoes), new products such as puree, pulp and concentrate are growing at a significantly higher rate than other types of product.
Consumption in Italy of those products introduced into the national market shows the following mix: tomato paste (1%), peeled tomatoes (26%), pulp and concentrates (40%), puree (33%).
Where exports are concerned (1,250,000 tonnes in 2000), the situation is somewhat different. Both concentrates and peeled tomatoes continue to have the major share, at 25% and 55% respectively, with puree, pulp and concentrate making up the other 20%.
Exports (50% of production in 2000) still provide potential for development since Italian producers, through having to face ever stronger competition, have learnt to diversify their product and emphasise quality.
Imports are relatively small, being largely semi-processed products.
Italy is the world’s second biggest producer of tomato derivates after the USA, followed by Spain, Greece, Turkey and several North African countries.

Packaging
In this respect, the increase in new types of product continues to require changes in the mix of packaging used as containers for tomato derivates. Bottles, glass jars and cartons are the containers typically used for puree and pulp, as well as a large quantity of BSE tins. But in the last two years, plasticised bags of 3/5 kg capacity have begun to make inroads into the sector previously dominated by tins. In the future, PET bottles may start to take over from glass. At present, of the different types of packaging steel containers still hold the top spot (68.5%). Glass has risen to 22%, plasticised cartons hold steady at 4% with aluminium tubes at 0.5%. Flexible plasticised bags and 200 kg capacity drums account for 5%. Recently, PET bottles have been used for puree.
In 2000, the number of steel containers was 2,522 million units a decrease of 12% compared with 1999.
It is important to point out that there has been a noticeable increase in the average capacity of steel containers: although there has been a fall of about 18% in the 1/2 kg and 1 kg sizes, there has been an increase in the use of 2 to 5 kg sizes.
The market has seen a growth in the number of containers with a capacity of more than 1 kg, with a comparable fall in those of 1 kg or less. Actually, the quantity of tinned tomato derivates limited the fall to 5%.
The problem of establishing the position of BSE packaging in the market comes mainly from the rate of development in the area of peeled tomatoes and puree, It is important to realise that peeled tomatoes alone account for 52% of the total number of tins used in the tomato by-product sector.
The steel container, however, also features heavily in the expanding sectors, especially tomato pulp (80.5%). In this area of the market steel is a strong competitor to glass bottles. In fact, in the last year 1/2 kg and 1 kg tins have been introduced with easy-open lids, lithographic printing instead of labels and white-lacquered interiors.
The steel container (in which the body is actually made of tinned sheet, and the base and lid of tinned or chromed sheet) has been around since the late 19th century. When Cirio began producing preserved tomatoes on an industrial scale, they adopted it as the container for tomato paste, emphasising its characteristics with the unforgettable (for Italians) slogan “Come natura crea Cirio conserva” (As nature creates, Cirio preserves).
In 2000, the packaging of peeled tomatoes, paste and pulp in steel containers accounted for 200,000 tonnes of steel (excluding 200 kg drums).
50% of tomato derivates are exported. As has already been mentioned, these are mostly in the form of paste and peeled tomatoes, the sectors which mainly use steel packaging.
Virtually no packaged products are imported for sale.
In 2000, bearing in mind the level of production, the amount of steel packaging remaining in Italy after use of the product stood at around 102,000 tonnes.

Olive oil
The market: positive trends
The olive oil sector continues to grow satisfactorily, if rather slowly.
In 2000, 697,000,000 litres of packaged olive oil came onto the market, to which the Campania Region contributed about 4% of the total. When considering the quantity of oil pressed, however, the share rises to 10%.
Compared with excellent progress in exports (+26% in 2000 and an annual average of +14% over the last five years), domestic demand increased rather sluggishly, with an average annual rate of increase of 1.5-2%. Again with reference to the domestic market, in the last five years there has been a noticeable growth in sales of the packaged product (+ 8%).
The quantity of the product bought unpackaged by families and catering establishments is at present around 105,000,000 litres (excluding consumption by the producers themselves, which has practically doubled over five years).
This quantity has consistently fallen, also because the law forbids marketing of the product.
However, it will be difficult to eliminate completely, as old habits die hard.
The market also takes in about 318,000,000 litres of oil for industrial use, marketed in steel tanks or drums.
Family consumption, around 295,000,000 litres, accounts for about 73% of demand. The balance is made up of consumption by hotels, restaurants and communities.

Packaging
The packaging mix used for olive oil in 2000 showed a growth in the use of tins, which achieved a 24% share. This was due to an appreciable growth in exports: in fact, 51% of oil sold abroad is in tins.
As far as the domestic market is concerned, the glass bottle is still the leader.
However, it is safe to forecast that in the next three years there will be an increase in the amount of PET packaging, which at present accounts for 16% of the total. The greatest development will probably be in the sector of normal olive oil, in that it is unlikely to be popular for extra virgin oil (the product which is enjoying the greatest growth). PET may also establish itself in the export market or, in Italy, the catering market.
In 2000, packaging in steel amounted to 53.4 million containers, of which 2/3 were of more than 1 litre capacity.
Tins are much used for exported oil (83%). In this regard, it is worth digressing for a moment. This type of packaging began to be used in the early 20th century, especially for exports to the USA, and the tins bore beautiful lithographs in Liberty style. There were famous series with Italian opera stars or personalities from the Risorgimento, great composers or pictures of the most famous Italian monuments. It is fair to consider these as real works of art, which today are collectors’ items.
To return to the present. In 2000, the quantity of steel used for packaging olive oil amounted to 16,000 tonnes (excluding 200-litre-capacity steel drums). Bearing in mind that most of the olive oil packaged in tins is for export, the amount of steel packaging remaining in Italy after use was 9,500 tonnes.
In this case, too, almost no packaged products are imported for sale.

Recovery and recycling of steel packaging
The total quantity of steel packaging left in Italy after use (about 111,000 tonnes), for both tomato derivates and olive oil, is collected and re-used, since it is a useful resource which can be re-introduced into the cycle and turned back into steel.
On average, Italy uses 19,000,000 tonnes of ferrous scrap – of which about 25% is imported – for the production of steel both in electric furnaces and steelworks of the integrated cycle.
The National Steel Consortium runs the system of recovery and distribution of steel packaging, based on the separated collection done by the Local Authorities (almost exclusively household refuse) as well as packaging from private sources (industrial users).
In 2000, the Consortium achieved the important objective of recycling 73,000 tonnes (part of which wads steel packaging from tomato derivates and olive oil).
In 2000, the National Steel Consortium collected and recycled 14% of the total quantity of packaging used, compared with 5.6% in 1999.