May 2001
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The Packaging Oscar is dead, long live the Packaging Oscar

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The Italians and food

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Fatturati in crescita nell’area della distribuzione automatica. Come si muove il comparto, alla luce della nuova valuta europea e delle leggi relative al riciclo dei rifiuti da imballaggio.
Roccandrea Iascone

L
a distribuzione automatica - meglio conosciuta come “vending” - rientra nella famiglia della vendita “non assistita”, che non prevede cioé la presenza umana in grado di guidare il consumatore nei propri acquisti. La grande innovazione di questa tipologia di distribuzione, correttamente definita somministrazione, riguarda il fatto che non è più chi acquista a recarsi nel luogo in cui il prodotto viene venduto, ma al contrario, è il prodotto ad “andare” verso il consumatore, nei luoghi abitualmente frequentati.
Il mercato della distribuzione automatica sta vivendo un periodo di grande espansione; nel 1998 il fatturato complessivo era pari a 2.400 mld (le ultime rilevazioni risalgono all’analisi realizzata da Confida, Associazione Italiana Distibuzione Automatica, per i dati riferiti al 1998) con un aumento rispetto all’anno precedente del 20% circa.
Tale dato comprende il fatturato di tutte le categorie operanti nel vending che, in dettaglio, sono:
• imprese di fabbricazione (produttori di macchine per la distribuzione e i produttori di sistemi di pagamento e accessori), che nel 1998 hanno registrato un fatturato di 500 mld (+25% sul ’97);
• imprese di fabbricazione di prodotti e ingredienti (bevande calde e fredde, snack, distributori di acqua, altro), il cui fatturato ’98 è stato di 500 mld (+25% sul ’97);
• imprese di gestione, con un fatturato pari a 1.400 mld nel 1998 e un aumento del 16,5% sul 1997.

Descrizione del sistema del vending
I soggetti coinvolti nel processo distributivo sono molti e molto differenti tra loro: produttori di macchine per la distribuzione automatica, produttori di merci distribuite attraverso il vending, produttori dei sistemi di pagamento, imprese di gestione e, infine, i consumatori (figura 1).
Il gestore acquista le macchine, i sistemi di pagamento e i prodotti dalle imprese produttrici. Una volta completato il loro assemblaggio, distribuisce le macchine nei luoghi individuati per la collocazione (aziende, palestre, scuole, ospedali, metropolitane), facendo ricorso a forme di comodato. I rapporti che l’impresa di gestione mantiene con i “committenti” possono essere di due tipi:
• full operating (quando l’impresa di gestione si occupa sia della manutenzione che del periodico riempimento del distributore);
• half operating (quando l’impresa di gestione si occupa solo della manutenzione del distributore, lasciando che al riempimento ci pensi il soggetto presso cui è ubicata la macchina).

Parco macchine
Esistono tre tipologie di distributori automatici:
• hot table top - piccoli distributori automatici di bevande calde o solo di caffè, funzionanti mediante cialde o capsule, solitamente appoggiati a mensole o tavoli. Queste apparecchiature vengono utilizzate per soddisfare le esigenze di piccole utenze (uffici);
• hot floor standing - distributori automatici di medie o grandi dimensioni, collocati direttamente sul suolo, che erogano una svariata gamma di bevande calde. Sono destinati a utenze di ampie dimensioni (fabbriche, mense, scuole, ospedali, aeroporti, università);
• cold - distributori automatici di bevande fredde generalmente preconfezionate, di dimensioni simili a quelle degli hot floor standing ai quali, spesso, sono affiancati;
• snack - distributori automatici di prodotti solidi preconfezionati, da conservare a temperatura ambiente o refrigerati.
Secondo un’analisi realizzata da Confida, nel 1998 è stata rilevata l’installazione di 613.650 distributori automatici, con un incremento rispetto all’anno precedente del 18,7%. Il parco macchine italiano è rappresentato per la maggior parte dai distributori automatici table top (62,5%), con una netta prevalenza di quelli funzionanti con cialde o capsule (321.200 unità contro le 62.350 delle tradizionali macchine per il caffè espresso). Il restante 37,5% è rappresentato dal totale degli altri tipi di distribuzione automatica (i free standing e gli snack) o mediante i cosiddetti “boccioni”. Va evidenziata, in questo senso, la comparsa di distributori combinati, snack/bevande, capaci quindi di distribuire contemporaneamente le tipologie di prodotti liquidi e solidi.

Sistemi di pagamento
Fondamentale per vending è il sistema di pagamento, attualmente oggetto di studio per le sostanziali modifiche relative all’introduzione dell’Euro nel 2002.
I sistemi di pagamento esistenti sono essenzialmente cambiamonete, riconoscitori elettronici di monete, lettori di banconote, sistemi cashless (carta con pista magnetica sola lettura o ricaricabile, carta a chip, carta contactless e chiave a contatti e contactless). Nel caso degli hot table top, il pagamento avviene quando si acquista la capsula o la cialda. Dagli ultimi dati Confida, risulta che il 28,3% dei distributori automatici si avvale di un sistema di pagamento a gettoniera, il 26,8% di un sistema misto gettoniera/cashless, l’11,8% solo cashless, il 33,1% di un sistema a libero servizio o con kit capsule/cialde.

L’imballaggio e il vending
Le interazioni tra packaging e sistemi di distribuzione automatica vanno studiate alla luce delle differenti categorie di prodotti erogati (figura 2).

Prodotti alimentari solidi
• Snack e merendine - Gli imballaggi utilizzati nel vending sono essenzialmente gli stessi impiegati nella distribuzione tradizionale. Il problema più eclatante, emerso in passato, riguardava l’etichettatura delle singole porzioni monodose che, per legge, dovevano presentare tutte le informazioni riguardanti il prodotto (data di produzione, scadenza, indicazioni nutrizionali, marca, ecc). Il DL 27 gennaio 1992, n. 109, art. 15 ha disciplinato la materia della distribuzione automatica così che, oggi, ogni prodotto deve riportare in etichetta precise indicazioni scritte in lingua italiana. Queste le più importanti: denominazione di vendita; elenco degli ingredienti; quantità netta, o nel caso di prodotti preconfezionati, quantità unitarie costanti; quantità nominale; termine minimo di conservazione e la data di scadenza; nome o ragione sociale o marchio depositato; sede o del fabbricante o del confezionatore o di un venditore stabilito nella Comunità economica europea; sede dello stabilimento di produzione o di confezionamento.
Alla luce di queste disposizioni di legge non è quindi più possibile introdurre nelle confezioni famiglia - e tantomeno nei distributori automatici prendendole magari dai multipack -, snack e merendine confezionate in buste di polietilene trasparente prive di alcuna informazione sul prodotto.
Nell’ambito dei prodotti alimentari solidi somministrati mediante distribuzione automatica ci sono anche i gelati, per i quali però non si riscontrano differenze dal punto di vista packaging.

• Piatti pronti - I distributori automatici di piatti pronti forniscono, oltre a panini e piatti freddi, anche primi, secondi e contorni. Presenti in aeroporti, stazioni, campeggi e aziende, assicurano un sostanzioso pranzo a chi, pur avendo poco tempo, non vuole rinunciare a un piatto caldo. La macchina è composta da una cella frigorifera per la conservazione del piatto e un forno a microonde per scaldare la vaschetta contenente il cibo. Quest’ultimo è prodotto fresco sigillato in atmosfera modificata all’interno di vaschette di polietilene barrierato.

Bevande
Dal punto di vista della normativa sull’etichettatura, le bevande distribuite attraverso il vending seguono la stessa disciplina dei prodotti alimentari solidi. Inoltre nel caso di distribuzione di sostanze alimentari non preconfezionate poste in involucri protettivi, ovvero di bevande a preparazione estemporanea o a erogazione istantanea (caffè, cioccolata calda, ecc.) devono essere riportate sui distributori e per ciascun prodotto le indicazioni della denominazione di vendita, l’elenco degli ingredienti, il nome o la ragione sociale e la sede dell’impresa responsabile della gestione dell’impianto.
Per quanto riguarda l’analisi delle tipologie di packaging utilizzate per le bevande, è necessario distinguere in prima battuta quelle fredde da quelle calde, e suddividere ulteriormente queste ultime a seconda del tipo di macchina che effettua la somministrazione.

• Bevande calde - Come anticipato, esistono distributori hot table top, che somministrano prevalentemente caffè confezionato in cialde o capsule e distributori hot floor standing, che erogano qualsiasi tipo di bevanda calda. In entrambi i casi il contenitore finale è il bicchiere di polistirolo compatto, che però a seconda del tipo di macchina utilizzata, differisce per peso e dimensioni.
Le cialde utilizzate per le macchine hot table top possono essere realizzate con carta speciale filtrante e resistente al passaggio dell’acqua, oppure con capsule di plastica (polistirolo compatto), che vengono perforate per permettere il passaggio dell’acqua. Entrambi i tipi di capsule sono racchiuse in una bustina di poliaccoppiato d’alluminio, che consente di mantenere intatta qualità e fragranza del preparato (grazie anche all’atmosfera modificata priva di ossigeno). Tutti i tipi di cialde sono utilizzabili anche per altre bevande (tè in foglie, camomilla, bevande a base latte, ecc.).
Gli hot table top possono anche funzionare in modo tradizionale (come macchine per il caffè espresso), e in questo caso non si riscontrano differenze dalle comuni confezioni di questo prodotto.
In relazione all’imballaggio di bevande distribuite tramite gli hot floor standing, si è invece reso necessario produrre bicchieri ad hoc, calibrati per dimensioni e peso, per ovviare ad alcuni inconvenienti. In primo luogo l’utilizzo dei bicchieri di formato standard era causa di inceppamento della macchina, dato che il diametro del bicchiere (troppo ampio per le dimensioni del tubo di discesa) ne causava l’ostruzione. L’aumento del peso del bicchiere risponde invece all’esigenza di ottenerne una discesa lineare e precisa all’interno del tubo. Questi bicchieri, opportunamente stampati, possono essere personalizzati, diventando così un veicolo pubblicitario.

• Bevande fredde - Per quanto riguarda le bevande fredde, per il vending vengono utilizzate lattine, bottiglie di PET (che presentano piccole differenze dimensionali rispetto a quelle tradizionali) e di vetro.
Il 90% delle bevande somministrate in lattina attraverso il vending è rappresentato dal formato 25 cl, mentre la quota restante è costituita da lattine con capacità 33 cl. Questa scelta va attribuita a ragioni commerciali e non tecniche dato che, da parte degli utenti, è stata riscontrata una preferenza per i formati minori.
Dimensioni a parte, le lattine sono pressoché identiche, fatta eccezione per qualche azienda produttrice di bevande, che ha optato per differenziare graficamente la lattina destinata alla distribuzione automatica inserendo, per esempio, la dicitura “destinata al vending”. Le bottiglie di PET hanno in prevalenza una capacità di 50 cl, peraltro comunemente diffusa in qualsiasi canale di distributivo. In alternativa vengono usate bottigliette di PET da 25 o 30 cl. Anche in questo caso, così come avviene per le lattine, le ragioni che portato alla scelta di un formato sono esclusivamente commerciali. Le bottiglie di vetro sono utilizzate per gli sport drink, somministrati attraverso distributori spesso situati presso i centri sportivi. Queste bottiglie sono le stesse vendute mediante la distribuzione tradizionale: capacità 500 ml, chiusura twist off di banda stagnata, sigillo di garanzia costituito da un film plastico.

• Acqua di fonte - Questa tipologia, negli ultimi due anni, ha registrato una crescita pari al 50% circa. L’utenza di questo tipo di somministrazione è rappresentata prevalentemente da comunità, uffici e studi di piccole dimensioni (solitamente queste macchine sono affiancate da hot table top). La distribuzione del prodotto avviene mediante i cosiddetti “boccioni”, intendendo con questo termine sia il contenitore dell’acqua che la colonnina refrigerante. Il primo materiale adoperato per la loro fabbricazione è stato il vetro (era usato in America dove sono nati). Oggi c’è una netta preferenza a favore del policarbonato, materiale che oltre a essere resistente e facilmente trasportabile, è anche a basso impatto ambientale in quanto, se sterilizzato ad alte temperature, può essere nuovamente riempito e riutilizzato (come accade per il vetro a rendere) e facilmente riciclato alla fine del ciclo di vita del contenitore.
Anche il PVC viene usato per la produzione di questi contenitori d’acqua di sorgente e, in via sperimentale, si sta provando anche il PET, anche se permangono molteplici dubbi circa la sua reale convenienza. Per sua natura risulta infatti meno resistente a graffi e urti rispetto al policarbonato e, per essere riutilizzato, dovrebbe avere uno spessore maggiore.
La capacità di questi contenitori è in genere pari a 5 galloni (18,9 litri). È in produzione un nuovo formato da 3 galloni, destinato alla vendita nei supermercati, con cui si vuole conquistare il mercato delle famiglie. La chiusura utilizzata per i boccioni è una valvola di sicurezza, che ne garantisce l’integrità, composta dallo stesso materiale utilizzato per i tappi delle bottiglie di PET, vale a dire materiale plastico ammesso al contatto con gli alimenti. Fino a qualche anno fa le linee di produzione di questi boccioni erano americane, ma ora sono presenti anche in Italia.
Update on vending
Turnover on the up in the area of vending. How the segment is moving in the light of the new European currency and the laws governing the recycling of packaging waste.

Vending in all its forms comes under the general sector of “unassisted sales”, that by definition excludes the presence of a human salesperson capable of guiding the consumer in the act of purchase. The great innovation in this type of distribution, correctly defined as dispensing, is the fact that it is no longer the purchaser who goes to the area where the product is sold, but on the contrary, the product that “reaches” the consumer in the areas habitually attended by the same.
The vending market is enjoying a period of great expansion; in 1998 overall turnover stood at 2,400 billion (the latest readings are from Confida, Associazione Italiana Distribuzione Automatica, covering the year 1998) with an increase on the preceding year of around 20%.
This figure includes the turnover of all the categories operating in vending that, in detailed form are:
• manufacturing companies (producers of vending machines and producers of payment systems and accessories), that in 1998 registered a turnover of 500 billions (+25% on ‘97);
• companies manufacturing products and ingredients (hot and cold beverages, snacks, water distributors etc), that in 1998 registered a turnover of 500 billion lire (+25% on ‘97);
• concerns involved with administration, with a turnover of 1,400 billion in 1998 and an increase of 16.5% on 1997.

Description of the vending system
The subjects involved in the distribution process are many and are very different from each other: producers of vending machines, producers of goods distributed by vending, producers of payment systems, companies concerned with administration and finally the consumers (figure 1).
The administrator purchases the machines, the payment systems and the products from the producer companies. Once they have been assembled, the machines are distributed in the areas where they are to be located (companies, gymnasiums, schools, hospitals, subways), resorting to forms of commodatum. The relations that the company concerned with administration entertains with the “customer” can be of two types:
• fully operating (when the administrative company looks after both the maintenance as well as the periodic filling of the vending machine);
• half operating (when the administrative company only looks after the maintenance of the distributor, leaving the filling to the organisation that hosts the machine on its premises).

Range of machines
There are three types of vending machine:
• hot table-top - small vending machines providing hot drinks or only coffee, that operate using pastilles or capsules, usually situated on shelves or tables. These machines are used to satisfy the needs of small businesses and in general small bodies of users (ie offices);
• hot floor-standing - small to medium-sized vending machines, free-standing, that provide a whole range of hot beverages. These are for large bodies of users (factories, canteens, schools, hospitals, airports, universities);
• cold - vending machines for prepacked cold beverages, of similar size to the hot floor-standing variety which they often accompany;
• snacks - vending machines dispensing solid, prepacked products, preserved at room temperature or refrigerated.
According to an analysis made by Confida, in 1998 some 613,650 vending machines were installed, with an increase on the preceding year of 18.7%. The Italian range of machines is mostly made up of automatic table-top machines (62.5%) dominated by those that work with pastilles or capsules (321,200 against the 62,350 of the traditional type expresso machines). The remaining 37.5% is made up of all the other types of vending machine (free-standing and snacks) also covering the socalled bowl dispensers. On this count one notes the appearance of combined snack/beverage distributors capable of distributing liquid and solid products at the same time.

Payment systems
The payment systems are fundamental in vending, where changes are currently under study due to the substantial modifications needed by the introduction of the Euro in 2002.
The existing payment systems are substantially change machines, electronic coin readers, note readers, cashless systems (cards with read only or rechargeable magnetic strip, chip cards contactless card and contact and contactless keys). In the case of hot table-top items, payment is by purchase of the capsule or pastille.
From the latest Confida data, 28.3% of vending machines use a slot payment system, 26.8% a mixed cashless/slot system, 11.8% cashless only, 33.1% a free service system with capsule/pastille system;

Packaging and vending
The interaction between packaging and vending systems are to be seen in the light of the different categories of products dispensed (figure 2).

Solid food products
• Snacks - The packaging used in vending is essentially the same for the items used in traditional distribution. The greatest problem that emerged in the past concerned the labeling of the single monodose portions, that by law, have to bear all product information (production and best-before date, nutritional indications, brand etc). The LD 27 Jan 1992, n. 109, art. 15 governing vending machine material lays down that each vending machine product should now bear on its label precise indications written in Italian. These are the most important sales denominations: list of ingredients; net quantity, or in the case of prepacked products constant unit-based quantity; nominal quantity; minimum term of preservation and best-before date; company name or deposited brand; address either of the manufacture or of packer or indeed seller in the EC; address of site where produced or packed.
In the light of these legal dispositions it is hence no longer possible to place snacks packed in transparent polythene bags devoid of information on the product in family packs - and not least in vending machines taking them from multipacks.
Icecreams also fall under the category of solid food products administered by vending machines, though there is no difference in the packaging used under normal salespoint selling conditions.

• Ready foods - Vending machines of ready foods, as well as supplying bread rolls and cold dishes, also provide main courses and side dishes. Present at airports, stations, campsites and companies, they ensure a square meal for people who are in a hurry who though do not want to relinquish on a hot dinner. The machine is made up of a refrigerator compartment for preserving the dish and a microwave oven for heating the tray that contains the food. This consists of a fresh product sealed in modified atmosphere inside barriered polyethylene trays.

Beverages
From the point of view of labeling standards, beverages distributed through vending follow the same discipline as solid foodstuffs. Furthermore, in the event of distribution of non prepacked foodstuffs placed in protective wrapping, or that is “instant” beverages or beverages prepared on-the-spot (coffee, hot chocolate, etc.) the vending machine must bear the sales denomination of the product for each product together with list of ingredients, name or company name and the address of the company that administers the machine.
As far as analysis of the type of packaging used for the beverage is concerned, one has to distinguish in first place between cold and hot beverages and divide this up further according to the type of machine used for dispensing the beverage.

• Hot beverages - as said, there are table-top distributors that mainly administer coffee packed in capsules or pastilles and hot floor-standing machines that distribute all types of hot beverages. In both cases the final container is the compact polystyrene beaker, that can though differ in terms of weight and size according to the type of machine used.
The pastilles used for hot table-top machines can be made with special filter paper that stands up to the pressure of the water passing through it, or plastic capsules (compact polystyrene), that are perforated to enable the water to pass through. Both types of capsules come sealed in a polylaminate aluminium bag, that enables preservation of quality and aroma of the mix (thanks also to the oxygen-free modified atmosphere). All types of pastilles can also be used for other beverages (tea-leaves, camomile, milk-based beverages, etc.).
The hot table-top machines can also function in the traditional manner (like expresso coffee machines), even in this case the product is packed in the same way.
Considering the packaging of beverages distributed by way of hot floor-standing machines, special beakers have had to be produced, calibrated in terms of weight and size, this to solve given problems. In first place the use of standard beakers led to blockages, due to the diameter of the beaker being too large for the size of the descending tube, where it frequently got stuck. The increase in weight of the beaker was in response to the need to obtain a precise linear descent of the same inside the tube. These beakers are press moulded and can bear personalised print becoming a vehicle for advertising.

• Cold beverages - as far as cold beverages are concerned, in vending cans as well as PET bottles (slightly different in size and shape compared to the traditional ones) and glass bottles are used.
Ninety percent of beverages dispensed in cans from vending machines are in the 25 cl format, while the remaining share is made up of 33 cl capacity cans. This choice is for commercial and not for technical reasons given that the user has shown a preference for smaller formats.
Leaving size to one side, the cans are virtually the same, some beverage producers constituting an exception, having opted for printing wording like “for vending” on the cans. The PET bottles are mainly 50 cl capacity, of the type common to all distribution channels. As an alternative 25 or 30 cl PET bottles are used. Also in this case, as has happened for cans, the reasons leading this choice of format are purely commercial. Glass bottles are used for sports drinks, administered by way of machines often found in sports centres. These are the same bottles that are sold by way of traditional distribution: 500 ml capacity, twist-off tinplate closure, guarantee seal made of plastic film.

• Spring water - over the last two years, spring water has registered a growth standing at around 50%. Here the user body is mainly made up of communities, offices, small studios (usually these machines are accompanied by hot table-top items). Product distribution is by way of “bowls”, this term covering both the ball-shaped water dispenser and the refrigerating column. These were first manufactured in glass (used in the US where they came into being). These days polycarbonate is preferred, material that as well as being resistant is easily transportable and that also has a low environmental impact inasmuch as if sterilised at high temperatures, it can be refilled and reused (as with returnable glass containers) and easily recycled at the end of the container’s lifecycle.
PVC is also used for producing these spring water containers, and experimentally PET is also being tried out, even if there are many doubts as to its effectiveness. In its nature PET is in fact less scratch and graze resistant compared to polycarbonate and a thicker bowl is needed in order to make it reusable. The capacities of these containers are normally 5 gallons (18.9 litres). A new 3 gallon format is currently being produced for sale in supermarkets, where one hopes to conquer the family market. The closures used for the big bowl is a safety valve that guarantees a perfect tamper-evident seal, made up of the same material used for PET bottle tops, that is plastic suited for contact with foodstuffs. Up to a few years ago “bowl” production lines were only American, whereas they are now also present in Italy.