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Numeri e tendenze del confezionamento in Italia di latte e derivati (yogurt e panna). Si riconfermano le abitudini di consumo più tradizionali, un saldo passivo fra produzione e importazioni e la tendenza alla diversificazione dei prodotti grazie ai nuovi imballaggi.
Plinio Iascone
La produzione di latte in Italia ammonta, secondo le rilevazioni dell’Ismea (Istituto di Ricerca del Ministero dell’Agricoltura), a circa 12,5 miliardi di litri. Il commercio estero, secondo le rilevazioni Istat, evidenzia un flusso di importazioni di latte sfuso (in cisterna) pari a circa 2 miliardi di litri, mentre le esportazioni risultano pressoché nulle. La disponibilità al consumo in Italia viene quindi stimata in circa 14,5 miliardi di litri.
Analizzando i dati relativi al bilancio nazionale della produzione di latte e il suo trend evolutivo, è possibile avanzare alcune considerazioni.
La produzione nazionale risulta da alcuni anni sostanzialmente stabile, mentre la disponibilità al consumo è contraddistinta da un tasso tendenziale di crescita intorno all’1-2% medio annuo.
Questo fenomeno si spiega osservando che il commercio estero evidenzia un saldo della bilancia commerciale decisamente passivo e che le importazioni negli ultimi anni sono cresciute a tassi medi dell’8-9% circa, mentre le esportazioni sono rimaste pressoché inesistenti.
Secondo valutazioni Ismea le disponibilità di latte sono così ripartite:
- 74% impieghi industriali (burro, yogurt, formaggi, panna, componente di alimenti vari ecc.);
- 21% alimentazione umana (consumi delle famiglie e ho.re.ca.);
- 5% alimentazione dei bovini da latte da parte degli allevatori.
Sono oggetto della presente analisi il confezionamento del latte per alimentazione umana, quello dello yogurt e della panna.

Latte
Il mercato in Italia
Il consumo globale di latte destinato all’alimentazione umana ammonta a 4.795 milioni di litri. Il 75% di questo quantitativo (3.596 milioni di litri) è destinato all’uso domestico, bar, comunità e viene confezionato in contenitori la cui capacità è riconducibile a tre formati standard da 17 cl, 1/2 litro e 1 litro.
Il restante 25% viene confezionato in contenitori da 5 e 20 litri e viene destinato a comunità e laboratori di pasticceria.
In Italia il consumo medio annuo pro capite di latte è pari a 59,5 litri. Questo dato evidenzia come nella nostra nazione si continui a percepire il latte come un prodotto da prima colazione e non come una bevanda.
Il mercato del latte per uso domestico fa registrare comunque una contenuta crescita dei consumi pari al 1,5-2% medio annuo.
I principali produttori stanno cercando di rivitalizzare il settore differenziando l’offerta attraverso l’introduzione sul mercato di tipologie di latte di alta gamma: latte aromatizzato (gusto fragola, lampone, cioccolato, caffè, ecc.), latte ad alta digeribilità, latte vitaminizzato, latte additivato con fermenti pro-biotici e latte light.
Il segmento del latte speciale si stima abbia raggiunto uno share del 7-8% ed è possibile prevedere la tendenza a un ulteriore aumento.
Il 10% del consumo di latte venduto in confezioni con capacità da 17 cl a 1 litro viene coperto da prodotto estero.
Il flusso di importazioni di latte confezionato, proveniente in prevalenza dalla Germania, dall’Austria e dalla Francia, presenta un tasso tendenziale di crescita, rafforzatosi negli ultimi anni, del 4-5% medio annuo.
La crescita delle importazioni di latte confezionato ha avuto inizio con lo sviluppo dei discount, ma ha successivamente coinvolto anche le altre forme di distribuzione organizzata.
Il latte confezionato di importazione è quasi esclusivamente di tipo UHT a lunga conservazione e viene veicolato in bottiglie di plastica e contenitori poliaccoppiati.
Per quanto riguarda il mercato nazionale, il mix tra latte pastorizzato e UHT, dopo un periodo di crescita della quota del pastorizzato, ha presentato una inversione di tendenza negli anni 1997 e 1998. Nel 1999 lo share di mercato dell’UHT ha infatti raggiunto il 57% del consumo.
A questa crescita ha contribuito essenzialmente l’aumento delle vendite della Distribuzione Moderna dove prevale ancora la vendita del latte UHT. Anche in questo canale di vendita, da due tre anni, sta sensibilmente crescendo la presenza del latte pastorizzato, fenomeno questo che porta a prevedere una stabilizzazione del rapporto tra le due tipologie di prodotto.
L’offerta è riconducibile, oltre che alle varie Centrali del Latte, ad alcuni gruppi privati lattiero-caseari (Parmalat e Granarolo in testa), che continuano ad ampliare la propria partecipazione a seguito di svariate acquisizioni.
Per quanto concerne i canali distributivi, procede la conquista di posizioni di mercato da parte della Distribuzione Moderna. La commercializzazione attraverso le latterie continua a svolgere un ruolo importante che rimane tutt’ora predominante nel segmento latte pastorizzato.

Il confezionamento
Quando si iniziò la vendita di latte confezionato, il prodotto venne messo in commercio in bottiglia di vetro a rendere da mezzo litro o da un litro, a collo largo, sigillata con una capsula di alluminio a strappo.
A inizio anni sessanta iniziò la rapida conversione verso il contenitore di poliaccoppiato (cellulosa/PE per il latte pastorizzato e cellulosa/alluminio/PE per il latte UHT) che arrivò a occupare oltre il 90% del mercato. Questa tipologia di imballaggio resta a tutt’oggi la più diffusa anche se, dal 1999, la quota di mercato si è ridotta all’81,5% a causa dell’immissione in commercio della bottiglia di plastica di PET o HDPE. Nel 1999 la plastica ha raggiunto uno share del 15% ed entro due o tre anni potrebbe anche raddoppiare la propria partecipazione.
La crescita dell’impiego della bottiglia di plastica, in particolare di PET, ma anche del contenitore di vetro, è strettamente collegata alla politica commerciale dei principali operatori che puntano al lancio del latte di alta gamma, differenziandolo dal prodotto tradizionale con l’utilizzo di un imballaggio diverso dal poliaccoppiato.
Osservando il formato dei diversi contenitori si nota che la bottiglia di vetro e quella di plastica sono essenzialmente da 1 litro.
Per quanto concerne il cosiddetto brik, è invece usuale trovare in commercio contenitori con capacità diverse. Lo 0,6% dei contenitori poliaccoppiati ha un formato da 17 cl e viene utilizzato per il latte aromatizzato, il 45,4% ha una capacità di 1/2 litro e il restante 54% contiene 1 litro di prodotto. Proprio quest’ultimo formato risulta attualmente in calo, a seguito dell’avanzata delle bottiglie di materiale alternativo.
In merito al latte confezionato di importazione, l’attuale mix del packaging è costituito per il 64% dal brik e per il 36% da contenitori di HDPE.

Panna
Il mercato in Italia
Il consumo italiano di panna per uso famiglia, detta anche crema, viene valutato in circa 85 milioni di litri, di cui il 14% viene importato.
In base al metodo di lavorazione e al contenuto di grassi, il prodotto si distingue in panna da caffè, panna da cucina e panna da pasticceria. I contenuti di grasso vanno dal minimo per il primo tipo al massimo per l’ultimo.
In base al trattamento termico subito, la panna si distingue in UHT (60% circa) e panna fresca pastorizzata (40%).
I consumi presentano un costante ma modesto tasso tendenziale di crescita, che si aggira intorno all’1,5/2% medio annuo. I maggiori tassi di sviluppo si hanno per la panna UHT e il consumo annuo pro capite italiano è di 1,5 litri.
Il 70% dei consumi è imputabile a bar, pasticcerie e gelaterie, mentre i consumi familiari rappresentano il restante 30%.
L’offerta presenta un elevato grado di concentrazione: il gruppo Parmalat detiene la quota maggioritaria (in particolare per la panna UHT).
Il peso della Distribuzione Moderna risulta in aumento progressivo sia nella vendita del prodotto sia nell’offerta di prodotti a marchio proprio.

Il confezionamento
Per il confezionamento della panna bisogna distinguere tra prodotto destinato alle famiglie e quello destinato a bar e pasticcerie.
La panna destinata all’uso domestico viene confezionata in contenitori di cellulosa accoppiata da 20 e 50 cl, in bombolette di metallo da 20 cl e in vaschette di PP da 25 cl. La panna destinata a bar e pasticcerie viene invece commercializzata in contenitori di cellulosa accoppiata da 50 cl, in bombolette di metallo da 50 cl e in bag in box mediamente da 100 cl, soluzione quest’ultima a maggiore diffusione.
In aumento risultano lo share delle bombolette di metallo e quello dei contenitori di cellulosa, in calo il ricorso alle vaschette di PS.
Le sopracitate bombolette di metallo risultano per l’87% di acciaio (banda stagnata) e il restante 13% di alluminio.

Yogurt
Il mercato in Italia
Nel 1999 il consumo italiano di yogurt veniva valutato intorno alle 270.000 t, di cui circa 217.000 t prodotte in Italia e circa 53.000 importate.
Il tasso tendenziale di sviluppo del settore si colloca intorno al 6-7% medio annuo, di cui stanno beneficiando in maggioranza i flussi di importazione.
Per quanto riguarda i consumi familiari viene stimato, su base annua, un consumo medio pro-capite di 12 kg di prodotto, con un indice di penetrazione del mercato dell’85% circa.
La situazione del mercato italiano è ancora lontana da quella dei paesi del centro e nord Europa che presentano valori medi di consumo notevolmente superiori. Nel nostro paese continua a essere preferito lo yogurt aromatizzato, che ricopre l’80% delle vendite, ma è possibile osservare una tendenza all’aumento del consumo del tipo naturale, che rappresenta attualmente una quota pari al 20%.
Con riferimento alle diverse famiglie di yogurt in commercio si evidenzia uno sviluppo del segmento prodotti biologici e salutistici, una fase di maturità per gli yogurt bevibili, per quelli alla frutta e per gli aromatizzati in genere e una fase di rivitalizzazione per gli yogurt bianchi naturali, in particolare per quelli magri.
I principali operatori del settore sono: il Gruppo Gervaise-Danone-Galbani, la Muller, il Gruppo Parmalat-Giglio e la Sitia-Yomo.
Per quanto concerne la distribuzione, l’87% circa viene venduto tramite la distribuzione moderna, il 12% attraverso le latterie e il restante 1% attraverso altri canali.

Il confezionamento
In passato la maggior parte dello yogurt veniva confezionamento in vasetto o bicchierino di PS compatto, con un limitato ricorso al vasetto di vetro.
Nel tempo, a queste soluzioni, si sono affiancate altre tipologie di imballaggio:
bicchierini di carta politenata, contenitori di cartoncino poliaccoppiato (per gli yogurt bevibili) e bottiglie di polietilene (sia per gli yogurt bevibili che per quelli tradizionali).
Attualmente il 73,5% circa dello yogurt viene confezionato in contenitori (bicchierini, vasetti, vaschette) di PS compatto o carta politenata, il 14,5% in vasetti di vetro, l’8% in contenitori di cellulosa poliaccoppiata e il 4% in bottiglie di polietilene. Questo mix del packaging risulta al momento sostanzialmente stabile.


Plinio Iascone
Responsabile Ufficio Studi Istituto Italiano Imballaggio
Breakfast products
Figures and trends of packaging of milk and derivatives (yoghurt and cream) in Italy. We reconfirm more traditional consumer habits, a deficit between production and imports and the tendency to diversify products thanks to new types of packaging.
Plinio Iascone

The production of milk in Italy amounts to approximately 12.5 billion litres according to data gathered by Ismea (Research Institute of the Ministry of Agriculture). Overseas trade, according to Istat data, shows a flow of imports of loose milk (in tanks) equal to approximately 2 billion litres, while exports are negligible. The propensity to consume in Italy is therefore estimated at about 14.5 billion litres. Analysing data relative to the national balance of milk production and its growth trends, we can make some pertinent remarks.
National production has been substantially stable for some years, while propensity to consume is marked by a tendential growth rate of about 1-2% per annum.
This phenomenon is explained if one observes that overseas trade shows a decided deficit in the balance of trade and that imports in the last few years have increased by an average rate of approximately 8-9%, while exports have remained almost non-existent.
According to Ismea elaborations milk assets are distributed thus:
- 74% industrial use (butter, yoghurt, cheeses, cream, ingredients of various foods etc.);
- 21% human consumption (families and ho.re.ca..);
- 5% feed for dairy cows on the part of breeders.
The subject of this study is the packaging of milk destined for human consumption, yoghurt and cream.

Milk
The market in Italy
Global consumption of milk destined for human consumption amounts to 4,795 million litres. 75% of this quantity (3,596 million litres) is destined for domestic use, bars and communities and is packaged in containers in three standard formats containing 17 cl, 1/2 litre and 1 litre.
The remaining 25% is packaged in containers of 5 and 20 litres and is destined for communities and pastry laboratories.
In Italy the average pro capita annual consumption is equal to 59.5 litres. This figure shows how in Italy milk continues to be perceived as a breakfast product and not as a drink.
The market for milk for domestic use however shows a limited growth in consumption equal to a 1.5-2% annual average.
The principle producers are trying to revitalise the sector by differentiating the offer introducing top range milk typologies onto the market: flavoured milk (strawberry, raspberry, chocolate, coffee, etc.), easy to digest milk; milk with added vitamins, milk with pro-biotic ferments, and diet milk.
The special milk segment is estimated to have reached a share of 7-8% and it is possible to predict a trend of further growth. 10% of the consumption of milk sold in packaging containing between 17 cl and 1 litre is covered by foreign products.
The flow of packaged milk imports, prevalently from Germany, Austria and France, shows an annual average tendential growth rate, strengthened in the last few years, of 4-5%.
The increase in packaged milk imports began with the development of discount stores, but subsequently involved other forms of organised distribution.
Imported packaged milk is almost exclusively long-life UHT in the shape of plastic bottles and polylaminates.
As for the domestic market, the mix of pasteurised milk and UHT, after a period of growth of the pasteurised share, showed an inversion of the trend in 1997 and 1998. In 1999 the UHT market share in fact reached 57% of consumption.
This growth was essentially aided by Modern Distribution channels where the sale of UHT milk still abounds. In this channel too, in the last three years, we have seen a considerable increase in the presence of pasteurised milk, a phenomenon which leads to a stabilisation of the relationship between the two product typologies.
As well as the various Municipal Dairies the offer can be traced back to some private milk and dairy companies (Parmalat and Granarolo at the head) which continue to increase their share in the wake of various acquisitions.
As regards distribution channels, the conquest of market positions on the part of Modern Distribution proceeds. Commercialisation through dairies continues to play an important part which still remains predominant in the pasteurised milk segment.

Packaging
When the sale of packaged milk began, the product was sold in wide necked glass bottles of half a litre or one litre, sealed with a tear-open aluminium capsule. At the beginning of the sixties the rapid conversion to polylaminates (cellulose/PE for pasteurised milk and cellulose/aluminium/PE for UHT milk) containers began which came to occupy over 90% of the market. This typology of packaging is still today the most widespread even though, since 1999, the market share has been reduced to 81.5% due to the intake of plastic PET or HDPE bottles. In 1999 plastic reached a share of 15% and in two or three years the figure might even double.
The growth in the use of plastic bottles, in particular PET, but also glass containers, is strictly linked to the commercial strategies of the main operators who are aiming at launching top of the range milk, differentiating it from the traditional product by using other types of packaging than polylaminates.
Observing the format of various containers one notes that both glass and plastic bottles are designed to contain essentially 1 litre.
As regards the so-called brik it is on the other hand usual to find different sized containers for sale. 0.6% of polylaminate containers contain 17cl and are used for flavoured milk, 45.4% are designed to contain 1/2 litre and the remaining 54% contain 1 litre of the product. This latter format is currently on the way out following the introduction of bottles made of alternative materials.
As to packaged imported milk, the current packaging mix is made up of 64% briks and 36% HDPE containers.

Cream
The market in Italy
Italian domestic consumption of cream is calculated at about 85 million litres, of which 14% is imported. On the basis of the production method and the fat content, the product is divided into coffee cream, cooking cream and pastry cream. The fat content is lowest in coffee cream and highest in pastry cream.
Depending on the thermal treatment the cream is exposed to, cream is either UHT (about 60%) or fresh pasteurised (40%).
Consumption shows a constant but modest tendential growth rate, which hovers around an annual average of 1.5/2%. UHT cream shows a greater development rate and the annual consumption pro capita is 1.5 litres.
Bars, patisseries and ice cream shops are responsible for 70% of consumption while domestic consumption represents the remaining 30%.
The offer presents an elevated degree of concentration: the Parmalat group holds the major share (of UHT cream in particular).
The force of Modern Distribution results in a progressive increase in sales of the product and the offer of own brand products.

Packaging
For packaging cream it is necessary to distinguish between the product which is destined for families and the product destined for bars and patisseries.
Cream destined for domestic use is packaged in laminate cellulose 20 and 50 cl containers, in 20 cl metal aerosol cans and in 25 cl PP tubs. Cream destined for bars and patisseries is instead sold in 50 cl laminate cellulose containers, in 50 cl metal aerosol cans and in on average 100 cl boxes, which are the most common.
The share of metal cans appears to be increasing as do cellulose containers while PS tubs are in less demand.
87% of the above mentioned metal aerosol cans are made of steel (tinplate) while the remaining 13% are made of aluminium.

Yoghurt
The market in Italy
In 1999 Italian yoghurt consumption was calculated at around 270,000 t, of which about 217,000 t were produced in Italy and about 53,000 were imported. The average annual tendential development rate of the sector was around 6-7%, and it was the flow of imports which was mainly benefiting. As for family consumption an annual pro capita consumption was estimated at 12 kg of the product with an index of market penetration of about 85%. The situation of the Italian market is still lagging a long way behind countries in central and northern Europe which show considerably greater average consumption figures. In Italy flavoured yoghurt continues to be the favourite and accounts for 80% of sales, but a trend can be observed of increasing consumption of natural yoghurt, which currently represents a share of 20%.
With reference to the various yoghurt families on sale there are clear developments in the biological and health product segment, a mature phase for fruit flavoured and other yoghurt drinks in general and a phase of revitalisation for (especially low calorie) natural white yoghurt. The main operators in this sector are: the Gervaise-Danone-Galbani Group, Muller, Parmalat-Giglio Group and Sitia-Yomo. As far as distribution is concerned, about 87% is sold through modern distribution, 12% through dairy shops and the remaining 1% through other channels.

Packaging
In the past most yoghurt was packaged in compact PS pots or cups, with only a limited use made of glass jars. In time, other packaging typologies were added: polythened paper cups, polylaminate cardboard containers (for yoghurt drinks) and polyethylene bottles (both for yoghurt drinks and traditional yoghurt). Currently about 73.5% of yoghurt is packaged in compact PS or polythened paper containers (cups, pots, tubs), 14.5% in glass jars, 8% in polylaminatecellulose containers and 4% in polyethylene bottles. This mix of packaging appears at the moment to be substantially stable.

Plinio Iascone
Head of the Studies Office at Istituto Italiano Imballaggio