October 2001
Nasce Impackt
Impackt has been born out

Racconti di vini
Wine tales

Attenzione: il mondo cambia!
Look out: the world is changing!


Cre-attività al potere
Cre-activity in power


La comunicazione senza confini
Communication without borders


Strutture creative
Creative structures


Quanto vale il cartoncino?
What is cardboard worth?


PPP (prodotto praticamente perfetto)
PPP (practically perfect product)


Dal forno all’imballaggio
From the oven to the pack


M&D News
Il tubetto dell’anno e altri Concorsi
The Tube of the Year and other Awards
Imballaggi di plastica: ottima tenuta
Plastic packaging: excellent performance

Imballaggio: numeri di un settore
Packaging: the sector’s figures

Tre saloni in uno
Three shows in one

F&F News
Film di PE: un’industria che cambia
PE film: a changing industry
La Ricerca & l’Imballaggio
Research & Packaging

Fatti per stupire
Amazing facts


Lavorare dietro le quinte
Working behind the scenes

Con i piedi per terra...
With our feet on the ground...


Esserci o non esserci
To be or not to be (still here)


I&M News
SeratIMA: 40 anni
IMAevening: 40 years

RenoDeMedici riorganizza
RenoDeMedici reorganizes

Uno studio a favore del riutilizzo
A study supporting re-use


Dal legno, una ricetta contro l’effetto serra
From wood comes a remedy for the greenhouse effect


Informatore legislativo
Laws and Decrees


E&L News
I motori lineari e le macchine per il packaging
Linear motors and packaging machines


Tecnologia “artigiana”
Craftsmanlike technology

Flexo in evoluzione
Evolution in flexo

M&M News
Nasce Bosch Rexroth
Bosch Rexroth came into being
Fare il “Punto sulla ricerca universitaria italiana in tema di packaging”. Questo l’obiettivo del convegno, organizzato dall’Istituto Italiano imballaggio all’ultimo Medpack di Napoli. Ecco le nuove frontiere dell’imballaggio, esplorate dai ricercatori delle principali accademie nazionali, e presentate a chi l’imballaggio lo produce e lo usa.
A cura della redazione

Marco Sachet (direttore dell’III) è stato fin troppo modesto, nel dichiarare che l’obiettivo di questa ennesima iniziativa dell’Istituto fosse, soprattutto, quello di fornire un elenco di nomi, indirizzi e argomenti, a vario titolo interessanti per l’industria del confezionamento. Nella realtà, l’incontro ha fornito l’occasione per avvicinare ulteriormente accademia e industria, dando modo ai ricercatori di illustrare a un pubblico di operatori i contenuti più stimolanti e innovativi del proprio lavoro. Senza tralasciare il merito di avere riempito di “contenuto” concreto alcuni termini, talvolta abusati, a cui si fa ricorso (imballaggio intelligente, imballaggio attivo, packaging edibili, ecc.). In estrema sintesi, ecco i contributi che hanno animato la giornata del convegno (rimandiamo all’Istituto Italiano Imballaggio e ai singoli oratori per ulteriori approdonfimenti).

• Studi al Packlab del diSTAM
Presso il diSTAM, un piccolo nucleo di ricercatori affronta le problematiche del confezionamento alimentare da quasi 20 anni: da quando, nel 1983, è stato introdotto nel Corso di Laurea di Scienze e Tecnologie Alimentari, l’insegnamento di “Tecnologie del Condizionamento e della Distribuzione dei Prodotti Agro Alimentari”. Da quel momento molte tematiche diverse, ma tutte attinenti al mondo dell’imballaggio flessibile, sono state affrontate in termini sperimentali come indispensabile complemento alle istituzionali attività didattiche di formazione e aggiornamento tecnico. L’insegnamento di questa disciplina (introdotta inizialmente come materia facoltativa) è diventato obbligatorio per la formazione del tecnologo alimentare per la cresciuta consapevolezza dell’importanza di questa tecnologia per l’industria alimentare e per il gradimento che ha riscosso tra gli studenti. Dall’anno di attivazione il corso è stato seguito da circa mille studenti e sono state svolte una ottantina di tesi sperimentali su argomenti attinenti a questa materia.

Protezione anzittutto
Delle molte funzioni dell’imballaggio, a Milano ci si occupa soprattutto di quelle relative alla protezione degli alimenti e dei consumatori, con un occhio di riguardo alle caratteristiche dei materiali e delle tecniche di packaging che consentono di salvaguardare le caratteristiche nutrizionali, igieniche e sensoriali degli alimenti (sono loro a garantire il benessere del consumatore, evitando contaminazioni e alterazioni e ritardando i decadimenti qualitativi).
Esempi concreti delle ricerche che si svolgono nel Packlab del diSTAM sono lo studio dell’applicazione delle atmosfere protettive per la conservazione della qualità alimentare, lo sviluppo di nuove soluzioni di packaging funzionale, la valutazione dell’idoneità di materiali e confezioni al contatto con gli alimenti.
Lo studio delle atmosfere protettive, ad esempio, è emblematico di come sia necessario coniugare conoscenze inerenti il prodotto con quelle relative alle tecniche e ai materiali di confezionamento per ottenere i massimi risultati in termini di estensione della shelf life. Le nuove soluzioni di packaging funzionale (active & intelligent packaging) rappresentano la forma di evoluzione più avanzata del moderno food packaging e costituiscono un ottimo esempio di come possano intrecciarsi problematiche di regolamentazione legale e di innovazione tecnologica. L’idoneità al contatto con gli alimenti, infine, è tematica che trasversalmente riguarda tutti coloro che operano in questo settore, per il carattere di indispensabile pre-requisito per ogni forma di imballaggio alimentare ed è la problematica che da lungo tempo viene affrontata in termini sperimentali presso il Packlab.
Luciano Piergiovanni, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche, nella Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano

• Innovazioni nel settore dell’imballaggio alimentare
Gli attuali sistemi d’imballaggio esplicano la funzione di protezione nei confronti dell’alimento regolando la velocità con cui sostanze a basso peso molecolare, responsabili del deterioramento del prodotto confezionato, permeano attraverso la confezione. In molti casi un approccio di questo tipo non consente di ottenere il desiderato prolungamento della vita commerciale (shelf life) del prodotto. Questo è in parte dovuto alla scarsa selettività dei materiali utilizzati. Si consideri ad esempio il caso di prodotti contenenti grasso, per i quali la causa principale di deterioramento è legata all’ossidazione di acidi grassi insaturi. Il materiale utilizzato per realizzare la confezione dovrebbe essere caratterizzato da un’elevata barriera all’ossigeno e una scarsa barriera ai prodotti secondari della reazione di ossidazione. Nei fatti, non è possibile trovare un materiale in grado di conciliare in maniera soddisfacente entrambe le esigenze.

Imballaggi attivi, intelligenti e funzionali
Per questo motivo sono stati proposti sistemi d’imballaggio “attivi” che operano in maniera del tutto diversa da quelli tradizionali.
Gli imballaggi attivi agiscono direttamente sulla causa principale del deterioramento dell’alimento eliminando dalla confezione le sostanze indesiderate o rilasciando quelle utili al fine di prolungare la shelf-life degli alimenti confezionati.
Oltre agli imballaggi attivi sono stati proposti altri sistemi d’imballaggio innovativi tra questi i principali sono gli intelligenti ed i funzionali. Gli imballaggi intelligenti sono quelli che permettono, attraverso degli indicatori posizionati direttamente sulla confezione, di monitorare l’evoluzione della qualità del prodotto durante le fasi di distribuzione e conservazione.
Gli imballaggi funzionali, oltre a svolgere le funzioni tradizionali di un sistema d’imballaggio sono in grado di facilitare il consumo del prodotto. Un esempio è rappresentato dalle confezioni-contenitore che possono assolvere contemporaneamente la funzione di protezione e di veicolazione del prodotto e allo stesso tempo fungere da contenitore per servire e consumare il prodotto sostituendo la funzione comunemente assolta da vassoi e da piatti di portata.
È utile analizzare criticamente le soluzioni di packaging innovativo più interessanti attualmente in commercio, allo scopo di illustrarne le prerogative ed il funzionamento. La scarsa conoscenza di questi sistemi da parte del consumatore rende, infatti, necessaria tale operazione, per fugare la diffidenza che ancora circonda queste tematiche. L’attenzione è focalizzata sui sistemi attivi e intelligenti che risultano più interessanti sia dal punto di vista commerciale sia della ricerca scientifica.
M. A. Del Nobile, Istituto di Produzioni e Preparazioni Alimentari, Università degli Studi di Foggia, Via Napoli 25, Foggia
G. G. Buonocore, M. C. Di Martino e L. Nicolais
Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e della Produzione, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, P.le Tecchio 25, Napoli

• Coating edibili per il confezionamento
Il confezionamento è un intervento tecnologico finalizzato ad una protezione dell’alimento dai molteplici processi di alterazione responsabili di una riduzione della qualità sensoriale, nutrizionale e igienico-sanitaria. Pertanto, le proprietà e le prestazioni dell’imballaggio svolgono un ruolo fondamentale nella definizione della vita commerciale (shelf-life) di un prodotto confezionato, poiché da esse dipende un possibile controllo dei fenomeni di permeazione tra il microambiente all’interno della confezione ed il macroambiente esterno all’imballaggio. Un elevato numero di alterazioni è correlato a scambi gassosi tra alimento e ambiente, che possono ad esempio, favorire i processi di ossidazione dei lipidi in presenza di ossigeno, i fenomeni di adsorbimento o desorbimento di umidità con conseguente modificazione della consistenza dell’alimento o lo sviluppo di microrganismi aerobi o anaerobi. La necessità di ottenere alimenti di elevata qualità e a maggiore shelf-life, in concomitanza con le esigenze ambientali di smaltimento e riciclo dei materiali di confezionamento, ha alimentato un interesse crescente per il packaging edibile.

Prendere esempio dalla natura
Per film edibile o commestibile si vuole intendere un rivestimento differenziato dall’alimento, che viene utilizzato con obiettivi diversi ma riconducibili in generale ad un effetto protettivo. Per sua caratteristica compositiva, una volta applicato in forma fluida e messo in condizioni di strutturarsi e disidratarsi entra a far parte integrante dell’alimento stesso. In linea generale si può affermare che esistono due grandi categorie di film commestibili: la prima, intesa solo come definizione concettuale, costituita da un rivestimento facente parte dello stesso alimento sia per caratteristiche naturali (ad esempio buccia edibile di un frutto) sia quale conseguenza di un trattamento superficiale (ad esempio crosta del formaggio per effetto della disidratazione e della salatura). La seconda, invece, deriva da un intervento tecnologico a partire da una formulazione costruita e applicata ad arte (ad esempio rifacendosi a un caso tradizionalmente noto, la pastella di copertura di alimenti da sottoporre a frittura).
Alessandro Sensidoni, Dipartimento di Scienze degli Alimenti, Università di Udine, via Marangoni 97, 33100 Udine

• Molte ricerche in corso a Parma
Da anni, a Parma, presso il Dipartimento di Chimica generale si studia le deposizione di film sottili di ossidi su substrati vetrosi, plastici e metallici. Utilizzando tale tecnica, che si basa sull’idrolisi e condensazione di alcossidi metallici, sono stati depositati coating su film di PTFE ad alta proprietà barriera all’ossigeno e all’anidride carbonica. Sempre sfruttando questa tecnica sono stati ottenuti coating con forti proprietà di assorbimento della luce ultravioletta e altri idrorepellenti.
Sono stati sviluppati inoltre indicatori di ossigeno e aldeidi, nell’ambito del’”intelligent packaging” a bassissimo costo ed estremamente semplici da realizzare.
Inoltre presso l’Università degli Studi di Parma si è sviluppata una forte competenza nella Chimica Analitica relativa all’analisi di materiali per il packaging e cessioni di metalli.
A. Montenero, A.Mangia, Dipartimento di Chimica Generale e Inorganica dell’Università degli Studi di Parma.

• Contenitori metallici per conserve
SSICA (Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari) è un ente pubblico di ricerca applicata, sotto la vigilanza del Ministero delle Attività Produttive, istituito a Parma nel 1922, con lo scopo specifico di promuovere il progresso tecnico dell’industria conserviera italiana e di curare la preparazione e il perfezionamento del personale tecnico addetto alla stessa industria. Nel 1987 è entrata in funzione la sede distaccata di Angri (SA), rivolta in particolare alla trasformazione e conservazione delle materie prime vegetali, comparto strategico per lo sviluppo dell’economia del Meridione. Profondamente riformata nel 1999 (D. Lgs 540/1999) dal punto di vista giuridico, operativo e gestionale, SSICA è stata trasformata in ente pubblico economico.

Ricerche sull’imballaggio metallico
- Messa a punto di contenitori metallici a basso VOC (frazione organica volatile) - Nella fabbricazione delle scatole impiegate nell’industria alimentare, i rivestimenti sono ottenuti dall’applicazione di una vernice liquida, successivamente essiccata ad alta temperatura. Nelle vernici tradizionali il VOC può essere presente per l’80% in peso. La ricerca si propone di verificare la possibilità di applicare vernici all’acqua e vernici UV (queste ultime solo per le superfici esterne) sull’intera superficie della scatola.
- Riduzione del fenomeno “black spots” - La verniciatura dorè delle scatole di banda stagnata presentano problematiche di rilievo prevalentemente estetico. Infatti durante la conservazione si possono formare cosidetti punti neri di forma e numero diversi, in particolare nei punti critici della scatola quali cordonature e saldatura longitudinale sul corpo, nervature, semincisione e rivetto sui fondi. La ricerca si pone l’obiettivo di studiare e sperimentare tipi di vernice alternative alle epossifenoliche tradizionali e tecnologie diverse di applicazione, come la rispruzzatura a scatola formata, al fine di ridurre tale fenomeno.
- Cause di destagnatura in scatole per derivati del pomodoro - La ricerca si propone di studiare i parametri che possono determinare la eccessiva dissoluzione dello stagno in scatole di banda stagnata grezza confezionate con derivati di pomodoro: pelati, cubettato, pomodorini, filetti, triturato.
Aldo Pezzani, Giuseppe Squitieri, Angela Montanari, Carlo Leoni, Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari di Angri

• Riciclo di imballaggi polimerici
Presso l’Università degli Studi di Salerno in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità si svolge un’intensa attività di ricerca di base ed applicata sulla possibilità di impiegare i materiali polimerici riciclati a contatto con gli alimenti studiando le correlazioni esistenti tra processo, struttura e proprietà di imballaggi ottenuti a partire da polimeri riciclati.
La prima alternativa analizzata è la produzione e l’analisi delle prestazioni di imballaggi costituiti dal 100% di polimero riciclato. Un settore di impiego ipotizzabile per degli imballaggi così ottenuti potrebbe essere quello della conservazione di alimenti secchi o di alimenti dotati di un guscio protettivo.
Il secondo approccio seguito è quello dell’analisi di imballaggi a composizione mista polimero vergine/polimero riciclato. In particolare, un notevole interesse è stato rivolto allo studio del comportamento di film polimerici. Gran parte della fase di sperimentazione è stata condotta sul polipropilene (PP) che rappresenta uno dei polimeri termoplastici più venduti nel mondo.
L’ostacolo maggiore al riutilizzo in campo alimentare di un manufatto riciclato deriva, principalmente dall’eventuale presenza di contaminanti tossici o nocivi nel polimero post consumo. In un processo di riciclo effettuato a livello industriale è pressoché impossibile individuare e quantificare tutte le sostanze potenzialmente tossiche contenute nel materiale proveniente da una raccolta differenziata su larga scala. Sulla base di queste osservazioni è evidente che, per valutare la possibilità di impiegare i manufatti di riciclo a contatto con alimenti, è necessario approfondire le conoscenze sul comportamento alla migrazione dei materiali rilavorati in presenza di eventuali contaminanti. L’orientamento che emerge dai progetti di norma, in fase di elaborazione da parte della Commissione della Comunità Europea, è quello di individuare dei contaminanti modello rappresentativi delle diverse classi di prodotti tossici (pesticidi, detergenti, vernici, ecc.) disponibili al consumatore. A tal proposito sono in corso studi sul comportamento alla migrazione di un PP contaminato, utilizzando alcuni dei contaminanti suggeriti nelle più recenti linee guida, e sottoposto a diversi cicli di lavorazione.

Loredana Incarnato
Università degli Studi di Salerno, Dipartimento di Ingegneria Chimica e Alimentare,
Via Ponte Don Melillo, Fisciano (SA) 84084; e-mail: [email protected].
Research & Packaging
To get the “Current state on university research into packaging in Italy”. This was the aim of the conference organised by the Istituto Italiano imballaggio at the recent Medpack fair in Naples. Here are the new frontiers for packaging, explored by researchers in Italy’s main academies and presented to those who produce and use packaging.

Marco Sachet (director of the III) was too modest in stating that the aim of this further initiative by the Institute was, above all, to provide a list of names, addresses and subjects of various interest for the packing industry.
In reality, the meeting provided the perfect opportunity for the academic world and industry to come together, allowing researchers the chance to illustrate to a public of operators the most stimulating and innovative aspects of their work. Without overlooking the merit of having filled certain widely used and often abused terms with a tangible “content” (intelligent packaging, active packaging, edible packaging etc.).
Here’s a brief summary of the contributions that gave life to the conference (contact the Istituto Italiano Imballaggio and the individual speakers for further details).

• Studies at the Packlab of diSTAM
A small group of researchers at diSTAM (Department of Food and Microbiological Sciences and Technologies ) has looked at the problems met in packing food for the past twenty years: ever since the “Conditioning and Distribution Technologies for AgroFood Products” was first introduced in the Degree Course in Food Science and Technology back in 1983. Since then, many different themes (though all concerning the world of flexible packaging) have been the subject of experiments, the indispensable complement to the conventional teaching activities for training and technical updating. The teaching of this discipline (originally introduced as an optional course) has now become an obligatory part of the education of food technologists, due partly to the greater awareness of the importance of this technology for the food industry and to the appreciation shown by students for the course. Since its introduction, the course has been followed by about one thousand students and about eighty experimental theses have been prepared on matters concerning this subject.

Protection first and foremost
Of the many different functions of packaging, Milan University has looked at mainly those concerning the protection of the food and consumer safety, paying special attention to the characteristics of the materials and the packaging techniques making it possible to protect the nutritional, hygienic and sensorial characteristics of the food (which in turn guarantee the wellbeing of the consumer, avoiding contamination and alterations and delaying a drop in quality).
Good examples of the various research projects carried out in the Packlab at diSTAM are the study of the application of protective atmospheres to preserve the quality of the food, the development of new functional packaging solutions, the evaluation of the suitability of materials and packs coming into contact with food.
The study into protective atmospheres, for instance, is typical of the need to combine a good understanding of the product with technical expertise and knowledge of the packing materials in order to get the best results in terms of an extended shelf life.
The new functional packaging solutions (active & intelligent packaging) represent the most advanced form of modern food packaging and are an excellent example of how the problems of meeting legal standards and technological innovation are intertwined. Suitability for contact with food, finally, is a theme that concerns everyone in this sector, right across the board, being the indispensable prerequisite for all forms of food packaging, and is a problem that has long been the subject of experiments at Packlab.
Luciano Piergiovanni, Department of Food and Microbiological Sciences and Technologies, in the Faculty of Agriculture at Milan University.

• Innovation in the sector of food packaging
Current packaging systems perform the function of protecting the food by controlling the speed at which the substances with low molecular weight responsible for the deterioration of the packed product permeate the pack. In many cases, this type of approach isn’t enough to get the required extension of a product’s shelf life.
This is partly due to poor selection of the materials used. One such example is the case of a product containing fat, where the main cause for deterioration is linked to oxidation of the unsaturated fatty acids. The material used to create the pack must offer a high barrier to oxygen and a low barrier to the by-products of the oxidation process. In reality, however, it’s impossible to find a material capable of satisfying both needs as one would wish.

Active, intelligent and functional packaging
For this reason, “active” packaging systems have been proposed, working in a completely different way to conventional forms.
Active packaging act directly on the main cause of deterioration of the food by eliminating the unwanted substances from the pack or releasing those that are useful in extending the shelf-life of packed food.
In addition to active packaging, other innovative packaging systems have also been proposed, the main ones being “intelligent” and “functional” systems. Intelligent packaging solutions are those that let one monitor the evolution of the quality of the product during the distribution and preservation stages via special indicators placed directly on the pack.
Functional packaging, meanwhile, is capable of helping the consumption of the product in addition to the traditional functions of a packaging system. One such example is the pack/container that carries out the function of protection/holding the product, while at the same time acting as a container for serving and consuming the product, replacing the traditional function of trays and table plates.
It’s worth stopping to take a critical look at the most interesting innovative packaging solutions currently on the market in order to highlight the prerogatives and functioning. In fact, the consumer’s scarce knowledge of these systems makes this necessary, to overcome the mistrust that still surrounds these themes. Attention is focussed on the active and intelligent systems that are more interesting from the commercial point of view and that of scientific research.
M. A. Del Nobile, Istitute of Food Production and Preparation, Foggia University, Via Napoli 25, Foggia
G. G. Buonocore, M. C. Di Martino
and L. Nicolais
Department of Material and Production Engineering, “Federico II” Naples University, P.le Tecchio 25, Naples

• Edible coating for packing
Packing is a technological intervention aimed at protecting food from the many processes of alteration responsible for a reduction in the sensorial, nutritional and hygienic/health properties of food. As a result, the properties and performance of the packaging play a fundamental role in determining the shelf-life of a packed product, as this provides the chance to control the phenomena of permeation between the micro-environment inside the pack and the macro-environment outside the pack.
A high number of alterations are linked to gaseous exchange between food and the environment, which can, for instance, encourage the process of the oxidation of fats in the presence of oxygen, the phenomena of absorption or desorption of moisture leading to a change in the consistency of a food or the development of aerobic or anaerobic micro-organisms. The need to have superior quality food with a longer shelf-life, while at the same time meeting the environmental requirements for the disposal and recycling of packaging materials, has fed a growing interest in edible packaging.

Taking the example of Nature
The term ‘edible film’ means a coating that’s different from the actual food and which is used with different objectives but still generally concerned with providing protection. Thanks to a composite form, after being applied in the liquid state, the film is allowed to gain a specific structure and dehydrate to form an integral part of the food itself. As a general rule, one can say that there are two main categories of edible film: the first, used as a conceptual definition only, consists of a coating that forms a part of the food itself both in terms of its natural characteristics (for example the edible peel of a fruit) and as a result of surface treatment (e.g., a cheese rind, due to dehydration and salting). The second, meanwhile, derives from a technological intervention starting with a carefully developed and applied formulation (e.g., as in the traditionally recognised case of the batter used to coat food for frying).
Alessandro Sensidoni, Department of Food Sciences, Udine University, via Marangoni 97, 33100 Udine

• Many research projects underway at Parma
For many years now, researchers in the General Chemistry Department at Parma University have been studying the depositing of thin oxide films on glass, plastic and metal substrata. Using this technique, based on the hydrolysis and condensation of metal alkoxies, they have managed to deposit coating on high oxygen and carbon dioxide barrier PTFE film. By exploiting this technique, they’ve also obtained coating with strong properties of UV light absorption and other water repellents.
Oxygen and aldehyde indicators have also been developed to get ultra-low cost and extremely easy to create ”intelligent packaging”.
Moreover, Parma University has built up great competence in Analytical Chemistry with regard to the analysis of packaging materials and the release of metals.
A. Montenero, A.Mangia, Department of General and Inorganic Chemistry at Parma University.

• Metal containers to preserve food
The SSICA (Experimental Station for the Food Preserve Industry) is a public applied research body, overseen by the Ministry of Productive Activities, set up in Parma in 1922, with the specific purpose of promoting technical progress in the Italian preserved food industry and to be responsible for the training and specialisation of technical personnel in this industry. The Angri (Salerno) branch was set up in 1987 to concentrate on the conversion and preservation of vegetal raw materials, a strategic area for the development of the economy of Southern Italy. Substantially reformed in 1999 (Legislative Decree 540/1999) in terms of its legal standing, operation and management, it has now been turned into a public economic body.

Research into metal packaging
- Development of metal containers with low VOC (volatile organic component) - In the production of tins used for the food industry, the coatings are obtained from the application of a liquid paint that’s then dried at high temperature. The VOC in tradition paints can be anything up to 80% in weight. The research project here is aimed at checking the possibility of applying water-based paints and UV paints (the latter for external surfaces only) to the entire surface of the tin.
- Reduction of “black spots” - The golden paints used on tin cans present great problems, mainly of an aesthetic nature. In fact, during preservation the so-called black spots can form, of varying shape and number, especially in the critical points of the tin, such as brush marks and longitudinal seams along the body, ribbing, semi-engraving and riveting on the base. The research project is aimed at studying and trying out alternative types of paint to the conventional epoxy-phenol ones and different application technologies, such as re-spraying of the finished tin, in order to reduce this phenomenon.
- Causes for de-tinning in tins used for tomato products - The research project here sets out to study the parameters that can lead to excessive dissolution of the tin used in black latten tins packed with tomato products: plum tomatoes, diced tomatoes, cherry tomatoes, sliced and pureed tomatoes.
Aldo Pezzani, Giuseppe Squitieri, Angela Montanari, Carlo Leoni, Experimental Station for the Food Preserve Industry of Angri

• Recycling of polymer packaging
Intense efforts in basic and applied research into the possibility of using recycled polymer materials with food are being carried out at Salerno University in collaboration with the Ministry of Health, with studies into the correlations between the process, structure and properties of the packaging made using recycled polymers.
The first alternative analysed is the production and analysis of the performance of packaging consisting of 100% recycled polymers. One possible area of use for such packaging could be that of the preservation of dried food or food with a protective shell.
The second approach is that of the analysis of mixed virgin polymer/recycled polymer packaging. In particular, there is great interest in the study of the behaviour of polymer films. Many of the experiments have been carried out on polypropylene (PP), one of the best selling polymers in the world. The greatest obstacles to reusing a recycled product in the food sector derives mainly from the risk of toxic or harmful contaminants in the polymer after use. In a recycling process on an industrial scale it’s almost impossible to identify and quantify all the potentially toxic substances contained in the material coming from large-scale separate waste collection schemes. On the basis of these observations, it’s clear that, in order to assess the feasibility of using recycled materials for food, a greater understanding is needed of the migration behaviour of reprocessed materials in the presence of possible contaminants. The trend emerging from the draft standards currently being developed by the Commission of the European Community is that of identifying model contaminants representing different classes of toxic products (pesticides, detergents, paints, etc.,) available to the consumer. To this end, studies are underway into the migration behaviour of a contaminated PP, using some of the contaminants suggested in the most recent guidelines and subjected to various processing cycles.

Loredana Incarnato
Salerno University, Department of Chemical and Food Engineering, Via Ponte Don Melillo, Fisciano (SA) 84084; e-mail: [email protected].