October 2000
Standard, anche di lusso
Standard, but also luxury

La metamorfosi possibile
The possible metamorphosis

Un flacone molto distinto
A very distinguished flacon

Un mercato molto pulito
A spotlessly clean world

M&D News
Imballaggi di legno
Wood packaging

F&F News
Sei cappelli per pensare
Six thinking caps

Riprogettare il pallet nel 2000
Redesigning the pallet in 2000

I&M News

L’effetto normazione
The standardisation effect

Sai cosa c’è di nuovo?
Know what’s new?

Informatore legislativo
Laws and Decrees


Lettere al direttore
Letters to the editor

E&L News
Pallet, ma quanto mi costi...
Pallets, you are so expensive...

Semplificare la complessità
Simplifying complexity

Materie prime per la produzione degli imballaggi poliaccoppiati flessibili
Raw materials for the production of flexible polylaminate packaging

M&M News

La differenza tra legislazione e normazione è, per certi versi, ancora poco avvertita; ma anche gli operatori dell’imballaggio sono chiamati ad aggiornarsi in merito, così da poter garantire una produzione a norma e, al contempo, “garantirsi”.
Francesco Legrenzi
Le disposizioni di natura legislativa sono atti delle autorità preposte (Parlamento, Governo, Commissione CE) che, sotto diverse forme e denominazioni - come ad esempio le più frequenti: leggi, decreti legislativi, direttive e regolamenti - regolano i diversi rapporti sociali ed economici. Hanno natura obbligatoria e sono rivolte alle persone fisiche e giuridiche.
Diversamente la “normazione” non dà luogo alla creazione di leggi - che come tali vanno accolte e rispettate da tutti i soggetti a cui si rivolgono - ma a una serie di attività di regolamentazione, soprattutto di prodotti industriali, da parte di enti nazionali (in Italia UNI) o internazionali (i più importanti ISO e CEN) per definire requisiti e specifiche prevalentemente tecnici.
La norma è volta a uniformare, si potrebbe dire, i costumi e gli usi industriali in un ambito però esclusivamente facoltativo e/o volontario.
La norma di armonizzazione, come spesso viene chiamata, non ha forza obbligatoria sulle parti, ma vive della condivisione dei suoi principi da parte delle compagini aziendali, che possono decidere di integrare il loro contratto o capitolato. Così facendo la norma diviene essenziale in un profilo squisitamente contrattuale, cioè obbligatoria solo tra i contraenti.

Il primato legislativo
Il valore inferiore della normazione rispetto alla legislazione è evidente, tuttavia è forte l’orientamento attuale, teso ad avvalorare l’importanza della normazione sebbene in stretto collegamento con la legislazione.
Il merito è soprattutto della Comunità Europea che, nel corso degli anni novanta, ha forzato la posizione apparentemente neutra della normazione.
Per diversi temi di profilo tecnico-industriale si è ritenuto opportuno incaricare il CEN (Comitato Europeo di Normazione) per preparare norme in grado di essere richiamate dalla stessa legislazione comunitaria e quindi diventare obbligatorie ed efficaci tanto quanto un atto legislativo.
Le sinergie che intercorrono tra legislazione e normazione sono ora evidenti e trovano significative conferme in alcune aree specifiche.
Ad esempio la direttiva 94/62/CE “sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio” ha incaricato il CEN di elaborare gli standard europei in conformità ai requisiti essenziali stabiliti dall’articolo 9, concernenti la fabbricazione e composizione, la riutilizzabilità e la recuperabilità degli imballaggi.
D’altra parte la Comunità Europea attraverso i propri organi legiferanti ha tutto il vantaggio ad avvalersi della collaborazione del “braccio normazione”. Ha, di fatto, la possibilità di appaltare lavori di carattere tecnico a chi probabilmente li può svolgere con maggior professionalità e competenza. Riduce i tempi e rende meno “giuridichesi” le strutture delle leggi, offrendo un approccio più industrialista e quindi più agevole per chi opera nelle imprese.
La certificazione di prodotto è un tema dove è chiaro il successo della collaborazione tra legislazione e normazione. Alcuni prodotti sono, di prassi, disciplinati da direttive e da leggi di recepimento per ogni Stato membro. Queste discipline legislative richiamano delle norme deputate ad assolvere un ruolo tecnico.
Dispositivi medici, macchine, giocattoli, strumenti elettrici, recipienti a pressione, ecc. sono conformi e quindi immessi sul mercato, non solo quando si attengono alle leggi di riferimento, ma hanno assolto compiutamente anche alle specifiche contenute nelle norme richiamate.
Il “testing” trova nella normazione la sua migliore fonte ispiratrice. Le prove a cui i prodotti generalmente vengono sottoposti sono di resistenza, di stabilità, di sicurezza e sono prove chiaramente tecniche e pertanto sicuramente meglio espresse ed interpretate dalla normazione.
Non dimentichiamo infine il fenomeno in piena espansione delle nuove tecnologie. Questi nuovi mercati industriali necessitano fatalmente di un contributo da parte degli enti normatori che possono intervenire laddove la legislazione ordinaria non può perché priva delle competenze speciali richieste.

Ulteriori margini per la normazione
La collaborazione tra normazione e legislazione è in grado di svilupparsi ulteriormente, senza per questo far perdere a ciascuna fonte la propria identità. Ma se, in passato, la norma era considerata alla stregua di una semplice “formula tecnica”, ora con i frequenti richiami legislativi è pensabile ipotizzarne un nuovo ruolo.
Lo scenario potrebbe dispiegarsi in questi termini: gli atti tradizionali sopperiscono a tutto ciò che rappresenta il contenuto più spiccatamente giuridico, mentre gli aspetti, sempre più frequenti, che attengono alla scienza e alla tecnologie sono di competenza esclusiva e automatica degli enti di normazione.
Avremmo in questa prospettiva, in parte oggi realizzata, una fonte legislativa basata su un “duopolio”, ove organi legislativi operino in ragione della competenza, divisibile fra giuridica e tecnica.
I rapporti tra i vari enti di normazione meritano qualche cenno. Numerosi sono gli enti di normazione presenti in ciascun Stato europeo e non. L’ISO (International Standard Organization) è il riferimento principale e superiore della normazione. Nazioni come gli USA vantano inoltre enti di normazioni per aree di specializzazione e riscuotono a livello di riferimento per le aziende un successo mondiale.
Il CEN, che opera in autonomia dall’ISO, lavora comunque con regole procedurali in pieno coordinamento, onde evitare inutili duplicati e contrasti normativi.
Già da tempo le norme ISO sono richiamate ufficialmente dalle legislazioni nazionali e comunitarie. Un caso per tutti: i prodotti che contengono sostanze e preparati pericolosi debbono in alcune circostanze munirsi di chiusure “a prova di bimbo”, testate alla luce di una prova descritta in una norma ISO.

La buona prassi di fabbricazione
Occorre ricordare che anche la norma non richiamata da alcuna legge e che quindi rientra in un ambito facoltativo, ha dei riflessi pratici.
Le aziende applicano le norme per motivi industriali e commerciali.
Ma la norma in una situazione di crisi, in presenza di contestazioni tra le aziende, può avere una funzione risolutiva. Evocata nei capitolati di fornitura e quindi anche nel contratto, diventa uno strumento di valutazione in più in mano al giudice.
La buona prassi di fabbricazione, che può decidere la responsabilità di un’impresa, si evince anche dalla normazione e l’applicazione di una norma volta alla qualità dei sistemi e dei prodotti, può dimostrare la buona fede dell’azienda. Ecco quindi che le norme volontarie diventano “strumenti di prova”, momenti decisivi nella vita di un’azienda.
Sovente la norma, anche se non espressamente applicata dalle aziende, può svolgere un compito preciso. Pensiamo alla disciplina dei materiali ed oggetti a contatto con gli alimenti, dove esiste il divieto sanzionato che l’imballaggio possa contaminare l’alimento dal punto di vista organolettico (cattivi odori).
Dove troviamo dei riferimenti di prova per valutare se c’è stata contaminazione? Poiché la legislazione nulla dice, immediatamente la ricerca si sposta alla normazione, nella quale infatti si rinvengono alcune prove normate, mirate alla determinazione della contaminazione organolettica.
La norma si è quindi ammantata di una serie di valori un tempo sconosciuti e che è indispensabile considerare attentamente.
Tuttavia non siano mai da confondere legislazione e normazione, fonti di regolamentazione aventi istituti ed effetti ancora distinti e lontani. La legge è legge, la normazione è ancora, per ora, soltanto normazione.

Francesco Legrenzi
Istituto Italiano Imballaggio
The standardisation effect
The difference between legislation and standardisation is, to some extent, little perceived as yet; however packaging operators too are required to learn so that they can guarantee production conforming to standards and at the same time “offer guarantees”.

Provisions of a legislative nature are made by the appointed authorities (Parliament, Government, EC Commission) which, under various forms and denominations – such as for example the most frequent: laws, legislative decrees, directives and regulations, regulate different social and economic relations. They are compulsory and are aimed at physical and juridical persons.
On the other hand “standardisation” does not lead to the creation of laws – which as such are accepted and respected by all parties involved - but to that of a series of rulings, above all governing industrial products, made by national or international organisations (UNI in Italy and ISO and CEN internationally) in order to define requisites and specifications that are mainly technical.
The purpose of standards is, it might be said, to make industrial customs and usages uniform, albeit in a purely optional and/or voluntary way.
Harmonisation standards, as they are often called, are not obligatory but thrive on principles shared by an association of companies, that can decide on whether to accept its contract or rulings. Thus standards become essential in a uniquely contractual context, that is obligatory only between contracting parties.

Legislation holds sway
The inferior status of standardisation compared to legislation is evident. However, there is a strong current trend towards raising the importance of standards, albeit in close collaboration with legislation.
It is the European Community, that broke through the apparently neutral position of standardisation in the Nineties, that is largely to be thanked for this.
The CEN (European Standards Committee) was resorted to in order to prepare rulings for a number of subjects of a technical–industrial nature that might be called upon by the selfsame Community legislation and hence become as obligatory and effective as a legislative act.
The synergies which exist between legislation and standardisation should now be obvious and indeed are significantly confirmed in some specific areas.
For example directive 94/62/EC “on packaging and packaging waste” that commissioned the CEN to devise European standards in conformity with essential requisites established by article 9, concerning the manufacture and composition, the retrieval and recycling of packaging.
What is more the European Community, through its own legislating organs, has every advantage in availing itself of the collaboration of its “standardising arm”. It can in fact contract out work of a technical nature to whoever can probably do it in the most professional and competent way possible. This reduces the times and the element of ”legalese” in the way the laws are structured, offering a more industrial approach which is hence easier for business people to understand.
Product certification is the result of a successful collaboration between legislation and standardisation. As a procedure, some products are regulated by directives and laws of receival for each member State. These legislative disciplines are consequently linked to standards that perform a technical role.
Medical devices, machines, toys, electrical instruments, pressure containers etc. are considered as conforming to the same and launched on the market, not only when they obey the laws of reference but when they are totally in line with the specifications contained in the said standards.
Standardisation is the greatest source of inspiration for testing. Products are generally submitted to trials of resistance, stability and safety that, clearly being technical trials, are better expressed and interpreted by standardisation.
Finally, we shouldn’t miss out on the phenomenon of the boom in new technologies. These new industrial markets inevitably need a contribution from the standards bodies which can intervene where ordinary legislation cannot because it lacks the special competence required.

Further margins for standardisation
Collaboration between standardisation and legislation could develop further, without though meaning that either one has to surrender their individual identity. But while in the past standards were considered to be on the level of a simple “technical formulas”, the now frequent resorting to the legislative side suggests that a new role might be found for them.
The scenario might unfold in these terms: traditional acts provide for all that represents the more conspicuously juridical content, while the increasingly frequent scientific and technological aspects are to become the exclusive and automatic province of the standardising bodies.
In this prospect, partly achieved today, we would have a legislative source based on a “duopoly”, in which legislative organs operate according to whichever branch, the juridical or technical one, is competent.
The relationships between the various standardising bodies deserves some mention. There are numerous standardising bodies present in every European and non-European State. The ISO (International Standard Organization) is the principal, highest standards benchmark. Countries like the USA additionally boast standardising bodies for areas of specialisation which are globally successful in terms of representing parameters for companies.
The CEN, while operating independently of the ISO, though all the same still follows fully co-ordinated procedural rules in order to avoid useless duplicates and contrasts on standards.
For some time ISO standards have been officially used by national and community legislation. An example: products containing dangerous compounds and substances must in some circumstances be equipped with childproof closures, tested according to the trial specifications described in the given ISO standard.

Good manufacturing procedures
It should be remembered that even those standards not dictated by any law and which are therefore a question of choice, have practical repercussions.
Companies apply standards for industrial and commercial reasons.
But standards in a crisis situation, where there is a conflict between companies, can be decisive. Evoked in the supply contracts and therefore in the contract as well, they become a further tool for evaluation in the judge’s hands.
Good manufacturing procedures, which can determine how responsible a company is, are also deduced by standardisation and the application of a standard governing the quality of systems and products can demonstrate a company’s good faith. It is here that voluntary standards become “elements of proof” in the decisive moments in the history of a company.
Often the standard, although not explicitly applied by the company, can assume a precise role. One only has to think of the disciplines governing materials and objects which come into contact with food, that include the ban on packaging that may contaminate food organoleptically (bad smells).
Where do we find the test parameters to rate whether or not food has been contaminated? Since legislation tells us nothing on this count, we turn to standardisation, where in fact we find some standard trials, aimed at determining the level of organoleptic contamination.
The standard is therefore cloaked in a series of hitherto unknown values which must be examined closely.
However, legislation and standardisation should never be confused. They are sources of regulation which still have distinct and distant institutes and effects. The law is the law, standardisation is still, at the moment, simply standardisation.

Francesco Legrenzi
Istituto Italiano Imballaggio