September 2002






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Potrebbero esserci buone nuove in vista per i trasformatori di imballaggio flessibile. Questo il messaggio lanciato da Unilever Bestfoods e Nestlé in occasione di un convegno sul futuro del comparto, organizzato a Cannes da Rohm and Haas Adhesives and Sealants.
Tratto dal magazine power@work

Contiamo sui “nostri” converter per fare innovazione, ma sentiamo la necessità di comunicare, a tutti i trasformatori, cosa è cambiato nelle nostre esigenze, soprattutto nel settore dell’imballaggio flessibile.
Così spiega Graham Houlder, packaging co-ordinator della Unilever Bestfoods: «Abbiamo constatato infatti che sta diventando sempre più difficile chiedere ulteriori sforzi a questi fornitori».
Il convegno, svoltosi dal 10 al 12 aprile a Cannes e organizzato da Rohm and Haas Adhesives and Sealants, ha sottolineato come la creazione di valore nella supply chain dell’imballaggio dipenda dalla collaborazione di tutti gli anelli che compongono la catena.
Questo evento - che ha riunito produttori di materiali e converter, aziende produttrici di beni di largo consumo nonché associazioni di categoria, e che ha visto anche la partecipazione di Stefano Lavorini, direttore di ItaliaImballaggio, ai lavori delle tavole rotonde - ha inteso fare il punto sugli aspetti più delicati e sui metodi attraverso i quali efficacia, innovazione e sviluppo di prodotto possano essere ulteriormente migliorati.
Questo non è per niente un compito facile, soprattutto se si considera il numero delle aziende coinvolte. I fornitori di materiali comprendono infatti i produttori di adesivi e rivestimenti e di inchiostri, così come parlare di fornitori di film flessibile significa far riferimento al campo del converting e ai costruttori di macchine ed attrezzature, senza contare le aziende che si occupano di confezionamento/riempimento, vendita al dettaglio e infine i consumatori.

Creare valore
Ad ogni modo, a parte le domande puntuali e provocanti poste dagli esperti presenti alle tavole rotonde, la preoccupazione principale per i converter è stata quella di conoscere i sistemi in grado di alleviare le pressioni economiche a cui sono sottoposti, dovute al fatto di trovarsi “schiacciati” da una parte dal consolidato settore dei fornitori di materiali e dall’altra da potenti multinazionali in veste di end users. Ma vi era anche interesse a scoprire in che modo il processo di consolidamento del settore di trasformazione potrà contribuire a creare innovazione in termini di sviluppo di prodotto e di offerta.
Infatti, l’attuale struttura industriale del mercato dell’imballaggio flessibile evidenzia ancora un elevato livello di frammentazione, con più di 3.000 fornitori di imballaggi flessibili in Europa occidentale, molti dei quali sono rappresentati da piccole aziende a conduzione familiare attive a livello locale o nazionale. Questa situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che il settore soffre di una preoccupante sovraccapacità produttiva.
«Ed è proprio questa struttura, insieme alla pressione generata da una parte dai clienti e dall’altra dai produttori di materie prime che - come sostiene Ruggero Gerosa, presidente di Cellografica Gerosa e del Giflex - sta portando le aziende del comparto imballaggio flessibile verso lo stesso processo di consolidamento attuato a monte e a valle della catena di fornitura».
Le multinazionali necessitano di grossi quantitativi e di conseguenza selezionano i fornitori che meglio soddisfano tali esigenze, ma non chiedono solo questo. Grossi volumi a parte, sono alla ricerca di innovazione e di imballaggi in grado di offrire valore aggiunto.
Non stupisce quindi che i converter siano così preoccupati del fattore prezzo e che colgano con il dovuto ottimismo qualsiasi notizia riguardante la fine del periodo dei grossi tagli sui profitti.
In ogni caso deve prevalere il buon senso, dato che gruppi del calibro di Unilever non prevedono aumenti di prezzi e - come sottolinea Graham Houlder - «sono auspicabili contratti a più lungo termine per consentire di lavorare insieme ai fornitori e di investire in nuove tecnologie, dando alle stesse il tempo di maturare prima di essere lanciate sul mercato».
Il messaggio di Unilever è inequivocabile: "la spinta al nostro business ora può derivare dall’innovazione".

Sviluppo e ristrutturazioni
A questo punto è interessante conoscere le aree in cui la competitività del prezzo rimane un elemento chiave e quelle in cui l’innovazione e il rinnovamento sono invece fattori critici, ben delineate da Ermanno Capritti, packaging manager di Nestlé Italiana. «Cercheremo sempre di risparmiare sui costi dei beni di prima necessità, in quanto tali beni devono raggiungere rapidamente il mercato e i margini sono minimi. Ma per prodotti di nicchia, che si differenziano dagli altri per i vantaggi che offrono al consumatore, il fattore prezzo non rappresenta la priorità assoluta».
Per aprire nuove porte allo sviluppo e all’innovazione, una delle chiavi rimane l’accelerazione del processo di consolidamento ma - come è stato sottolineato da più parti - solo se questo offre il supporto economico necessario per ottenere nuove idee e innovare.
A questo proposito, uno degli aspetti che preoccupano maggiormente gli operatori interessati è fino a che punto deve spingersi la cooperazione. «Il dilemma è - come afferma Christian Styger, managing director di Alcan Packaging Services (Svizzera) - stabilire, dopo le ristrutturazioni, “Chi deve parlare con chi”».
Ad esempio, il trasformatore dovrebbe parlare con il fornitore del materiale per conto dell’azienda confezionatrice/riempitrice o, piuttosto, contattare entrambi? Molti converter temono che quest’ultima soluzione sia per loro, ancora una volta, svantaggiosa.
Per contro, Denis Rousseau, commercial development manager di ExxonMobil Chemical Films Europe, ritiene «che sia essenziale superare l’idea che una collaborazione a tre debba per forza relegare il converter in un angolo».
In ExxonMobil infatti non vi sono dubbi sulla necessità di attuare, già ai primi stadi del processo, una collaborazione tra l’utilizzatore finale e il converter, soprattutto se si vuole ottenere valore da qualsiasi tipo di sviluppo.
Dello stesso parere è Capritti di Nestlè Italiana, che sostiene sia essenziale adottare un approccio a tre: «Collaboriamo prevalentemente con i converter, ma abbiamo contatti anche con i fornitori di materie prime, che hanno bisogno di conoscere i trend nel settore dell’imballaggio. A nostra volta sentiamo la necessità di poter contare sul know how dei produttori di materie prime per scegliere l’imballaggio giusto. Si tratta proprio di un processo a tre vie».
Riassumendo quanto emerso dai dibattiti, Barry Snyder, global marketing manager – packaging and converting adhesives di Rohm and Haas, ha affermato che «esistono enormi possibilità di innovazione in tutta la catena, a partire dai fornitori di materie prime fino ad arrivare ai trasformatori, ma anche a livello di consumo degli imballaggi e, in ultima analisi, nel modo in cui i consumatori utilizzano ed eliminano il packaging. Come industria dovremmo stabilire degli standard. Se non lo facciamo in veste di singoli partecipanti al processo potremmo correre il rischio di intraprendere, individualmente, strade incompatibili».



A key to flexible packaging
There may be good news on the horizon for flexible packaging converters with less pressure on prices being applied by FMCG companies. This was the message from Unilever Bestfoods and Nestlé during a seminar on Shaping the Future of Flexible Packaging organised in Cannes by Rohm and Haas Adhesives and Sealants. From the power@work magazine


“We rely on our converters to come to us with innovation but we need to communicate a change in our needs to all our converters, particularly in the flexible packaging sector. We realise it is going to be increasingly difficult to squeeze our converting sponge any harder”, explained Unilever Bestfoods’ packaging co-ordinator Graham Houlder.
Organised by Rohm and Haas Adhesives and Sealants and held in Cannes on April from 10th to 12th, South of France earlier this year, in-depth discussions about creating real value in the packaging supply chain would depend on the cooperation of all links in the chain.
The seminar and debate – which brought together representatives from the material supply and converter sectors, FMCG companies and industry associations, and that also saw the involvement of Stefano Lavorini, director of ItaliaImballaggio, at the round tables - examined some of the hottest topics and discussed methods through which supply chain efficiencies, innovation and product development could be streamlined and improved.
This is no easy task when the number of companies involved is considered - material suppliers include adhesives & coatings and ink manufacturers, as well as flexible film suppliers, the packaging converter sector, machinery and equipment suppliers, plus the packer/filler sector, retailers and consumers.

Creating real value
However, among a host of burning questions from flexible packaging experts at the seminar the most important for the converter sector was what could be done to alleviate the financial constraints placed on them and caused by being caught between a consolidated raw material supply sector and powerful multinational end users? And just how would the continuing consolidation within the converter sector help it to finance and innovate in terms of product development and supply?
To set this in context: the current industrial structure of the flexible packaging market shows that there is still a high level of fragmentation with more than 3,000 flexible packaging suppliers in Western Europe, most of which are small family companies operating at local/national level. To add to the woes of the flexible packaging industry there is serious production overcapacity.
It is this structure, together with pressures generated on the one hand by customers and on the other by producers of raw materials, that “is driving flexible packaging companies towards the same process of consolidation that is being implemented at the top and bottom end of the supply chain”, said Ruggero Gerosa, president of Cellografica Gerosa and president of Giflex - Flexible Packaging Manufacturers Group (part of Assografici – Italian Federation of Printing Industries).
It is the multinational customers that determine the purchase of large volumes and consequently select suppliers who best meet these requirements, but they also demand innovation and packs that help to create added value.
Little wonder then that converters are so concerned about pricing and any indications that the days of the big price squeeze are over is going to be good news.
However commonsense needs to prevail, major global groups like Unilever are not going to expect prices to escalate!
But as Houlder pointed out, “We recognise the need for longer term contracts so that we can really work together and invest in new technologies and actually give those technologies the time to mature before entering the next round of negotiations.
“The message from Unilever is clear: the drive from our business now is to innovate.”

Developments and consolidation
Areas in which cost savings will always be the order of the day and those where innovation and “renovation” are critical were outlined by Ermanno Capritti, packaging manager, Nestlé Italiana.
“We will always be looking for cost savings on our commodity products as they have to get to market quickly and the margins are very small. But for niche products that bring something different to the consumers table cost is not the major requirement”.
One of the keys to opening the door to joint developments and innovation is an acceleration of the consolidation process but, delegates made clear, only if this brings with it the finance necessary to pursue new ideas and innovation.
One area of concern centred on just how far co-operation should go. As Christian Styger, managing director, Alcan Packaging Services (Switzerland), said the real question ought to be, “After consolidation who talks to whom”.
For example should the converter talk to the material supplier on behalf of the packer/filler or should the packer/filler be talking to both links in the chain.
For many converters the fear is that the latter will once again mean that they are disadvantaged.
Denis Rousseau, commercial development manager, ExxonMobil Chemical Films Europe, felt that it was essential to overcome the idea that this “three-way partnership could put the converter in a corner”.
For ExxonMobil it was an absolute that both the end user and the converter must be part of the process at an early stage if the supply chain is to get true value out of developments of all types. Capritti also believes that it is essential that there is a three-pronged approach to the issues: “Our major contact is with the converter but we also have contact with raw material suppliers because they need information from us about trends in packaging.
And we need the know-how of the material suppliers in order to make the correct packaging decisions. It is a three way process”.
Summing up the debate for Rohm and Haas Barry Snyder global marketing manager – packaging and converting adhesives, said: “There is a tremendous amount of innovation across the industry, at the raw material supply side, at the converting side, at the packaging consumption side and ultimately in the ways in which consumers use and dispose of packaging.
As an industry we have to come together to set standards. If we don’t as individual participants we could end up taking individual incompatible pathways.”