Vetro “in recupero”
Glass “in recovery”

Mercato degli imballaggi.
Packaging market.
Confrontarsi per competere
Confront to compete

Le aziende del comparto “astucci e scatole pieghevoli” in Italia devono guardare alle opportunità dei nuovi mercati mondiali, Cina in primis.
The companies of the folding boxes and cases division in Italy have to look, to opportunities of new world markets, China in primis.
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DATI E FATTI Considerazioni su una “forma” di imballaggio antica, e tuttavia sempre capace di esprimere il senso della contemporaneità. Numeri e fatti di un mercato, che esprime tassi di sviluppo medio annuo più confortanti che nel recente passato. Plinio Iascone

Si ritiene che siano stati i Fenici a “inventare” il vetro, intorno al 3000 a.C. Le vetrerie, intese come centri produttivi, iniziano a diffondersi tra il XI e il XII secolo, stabilite in luoghi in cui le formazioni geologiche del suolo consentivano l’estrazione dei materiali silicei e le foreste offrivano comodo combustibile.
Con il passare del tempo, il centro per eccellenza della produzione vetraria divenne Venezia, dove i mastri soffiatori del vetro iniziarono a produrre veri e propri capolavori (la loro fama, ben presto, si diffuse oltre i confini della Laguna).
Nei secoli la tecnica ha subito molte trasformazioni, e oltre ai vetri artistici (per i quali Venezia continua tutt’oggi a giocare un ruolo da protagonista), si sono progressivamente imposti e diffusi i vetri impiegati come imballaggi, destinati al confezionamento dei liquidi alimentari e delle conserve vegetali e animali.
A seconda del settore di utilizzo, nel corso del tempo, il vetro ha assunto significati sempre diversi (emblematico il caso della profumeria, dove è diventato sinonimo di alta qualità e di lusso).
I processi di formatura delle bottiglie, dei vasi e degli altri contenitori a corpo cavo sono due: il soffiato-soffiato e il pressato-soffiato.
Gli imballaggi si ottengono attraverso la fusione di materie prime, ovvero silice, carbonato di sodio e carbonato di calcio.
La sabbia silicea è la materia prima propriamente vetrificabile ed è presente nella composizione per il 60-70%.
Al carbonato di sodio (detto comunemente soda) impiegato come fondente e al carbonato di calcio che funge da stabilizzante si aggiungono altre materie prime, con funzioni di coloranti e affinanti.
La miscela di queste materie prime è sostituibile con il rottame di vetro, il cui recupero e il successivo riciclo risulta fondamentale per il ciclo produttivo; ricorrendo al rottame, infatti, vengono ridotti i consumi energetici e le emissioni di gas nell’atmosfera (dato che fonde a temperature inferiori a quelle richieste per la fusione delle materie prime).
Ma sono assicurati ulteriori risparmi, grazie alla riduzione del prelievo di materie prime dalle cave. Per queste ragioni l’industria del vetro ha sempre seguito il recupero e il riciclo del materiale con grande impegno.

Il mercato: prodotti e dinamiche
L’offerta complessiva è composta da imballaggi da vetro cavo (bottiglie, vasi, flaconeria) e imballaggi da vetro tubo (fiale e flaconcini). Gli ultimi dati consolidati di settore risalgono al 2003, anno in cui l’Italia ha espresso una produzione di 3.561.000 t; il 2004, stando a un primo consuntivo, si è concluso con una crescita dello 0,5%.
Considerando la congiuntura economica avversa che ha caratterizzato l’economia nazionale e mondiale nell’ultimo biennio, il risultato è da considerarsi, tutto sommato, positivo, soprattutto se si tien conto del sensibile ridimensionamento dell’area dei beni di largo consumo, agro alimentari e non food, settori in cui gli imballaggi in vetro trovano sbocco per oltre il 90%.
In fatto di tipologie, l’88% è costituito da bottiglie, il 7% da vasi, il 4,5% da flaconeria in vetro cavo e lo 0,5% da fiale e flaconi in vetro tubo.
L’export di imballaggi vuoti rappresenta il 13% circa e, negli ultimi anni, è risultato in progressivo aumento.
Le importazioni coprono il 10% circa del consumo e in gran parte derivano dai flussi provenienti dagli stabilimenti situati all’estero dei principali produttori multinazionali operativi in Italia.
Nel 2003 il consumo interno di imballaggi di vetro ha raggiunto le 3.408.000 t, mentre il 2004 dovrebbe essersi concluso con un incremento intorno all’1-2%.
Dall’analisi evolutiva della produzione degli imballaggi di vetro, nell’ultimo quadriennio si evidenzia una crescita dell’1% medio annuo.
Nel periodo 1985-1990 (ovvero quando l’Istituto Italiano Imballaggio ha iniziato a monitorare il settore) le rilevazioni evidenziavano un trend negativo pari al -0,5% medio annuo.
Gli imballaggi di vetro sono quindi passati da una fase di declino tra fine anni ottanta e inizio anni novanta, a una fase di maturità, con possibilità di sviluppo anche se a tassi contenuti, grazie a una serie di iniziative intraprese dagli operatori per rivitalizzare il comparto.

Vetro cavo: utilizzi
Bottiglie e vasi trovano applicazione essenzialmente nell’area dei liquidi alimentari e delle conserve alimentari.
La flaconeria (vasetti, boccette e flaconi) trova impiego nei settori della farmaceutica e della cosmesi-profumeria.

I settori di sbocco delle bottiglie
Le bottiglie di vetro cavo nuove immesse sul mercato e destinate al confezionamento di liquidi alimentari sono utilizzate in diversi settori merceologici.
Le percentuali sono calcolate sulla base del numero di unità consumate.

• Il comparto vino e spumanti risulta essere il maggior utilizzatore di bottiglie; la quota del 32% nel 2002 è infatti salita progressivamente al 33% nel 2004. Il posizionamento del vetro nel settore vinicolo si presenta dunque in lieve crescita, grazie all’aumento della domanda di vini DOC e delle esportazioni (aree che richiedono essenzialmente il vetro).
È in atto una sensibile avanzata del confezionamento in bag in box nella gamma da 3 a 10 litri, che sostituisce la vendita di vino sfuso e in piccole damigiane, ma questo non dovrebbe influire sull'impiego delle bottiglie. Di recente hanno fatto la loro apparizione sul mercato anche i bottiglioni di plastica da 2 e 2,5 litri di capacità, che andranno ad intercettare lo “sfuso” che passa al confezionato.

• La birra, con una quota del 20%, è la seconda area di utilizzo.
Il posizionamento della bottiglia di vetro rispetto alle altre forme di imballaggio (lattine e keg) è per il momento sostanzialmente stabile. Potenziale competitor è la mescita alla spina, in virtù dell’affermarsi di questo tipo di distribuzione presso le pizzerie e le paninoteche.
Resta al momento l’incognita di un eventuale sviluppo della bottiglia di plastica multistrato.

• L’impiego di bottiglie di vetro cavo, nel settore dei succhi di frutta, è pari al 14% sul globale dell’immesso al consumo.
L’elevata incidenza deriva dalla presenza di confezioni monodose rispetto ai formati famiglia. Negli ultimi anni, la bottiglia di vetro è stata oggetto di un’intensa campagna di rivitalizzazione in termini di forme e di colori, che ha prodotto effetti positivi sul suo posizionamento.
La lattina, il primo contenitore alternativo, è invece da alcuni anni in progressivo calo sul mercato. Il contenitore di cartoncino poliaccoppiato rigido risulta l’imballaggio a maggiore diffusione, ma la sua posizione viene insidiata dalla bottiglia di PET.

• Acqua minerale e bibite analcoliche (succhi di frutta esclusi) presentano una share di mercato dell’11,5%. In questa area il principale competitor è la bottiglia in plastica.
Per quanto concerne l’acqua minerale si sta assistendo al progressivo aumento delle bottiglie personalizzate nell’area dell’horeca.
L’utilizzo di bottiglie di vetro ha subito nel 2004 una contrazione rispetto al 2003 a seguito di due circostanze:
- confronto con un 2003 caratterizzato da elevati consumi per la lunga e torrida estate;
- ridimensionamento dei consumi delle famiglie.
(Ovviamente i due eventi hanno prodotto effetti negativi anche sulle altre tipologie di imballaggi).

• Spirit e vermouth insieme coprono il 5% degli utilizzo di bottiglie, e il vetro risulta totalmente dominante.

• Nel caso dell’olio di oliva, altro storico utilizzatore del vetro, la quota di bottiglie impiegate è del 5,5%.
La sua posizione risulta nettamente prevalente sul mercato italiano, mentre per il prodotto esportato, il vetro deve dividere gli orientamenti del mercato con il contenitore di banda stagnata.

• Sul totale delle bottiglie utilizzate in Italia, interessante la quota assorbita dal settore dei derivati del pomodoro (passate e polpe); infatti, a seguito di due campagne agricole molto positive, la quota di mercato è passata dal 6,5% del 2002 al 7% del 2004.

I settori di sbocco dei vasi
Il consumo nazionale di vasi di vetro cavo risulta tendenzialmente in aumento.
Sempre con riferimento al numero, il 47,5% circa dei vasi è impiegato nel confezionamento di conserve vegetali (legumi, sottaceti, sottolio, marmellate…), il 13,5% riguarda le conserve ittiche e il 18,5% è imputabile agli omogeneizzati (in virtù della presenza di vasetti di piccola capacità).
Queste tre aree assorbono quindi il 79,5% dei vasi di vetro immessi al consumo; il restante 20,5% vede, tra gli sbocchi principali, le salse (compresa la maionese) e la cioccolata spalmabile.
I vasi di vetro, nei diversi settori, hanno come concorrenti le scatole di banda stagnata e di alluminio, i tubetti flessibili (alluminio, plastica e poliaccoppiato), i flaconi di plastica, i contenitori di cellulosa accoppiata e le buste flessibili poliaccoppiate. Il vaso di vetro, nella maggioranza dei casi, è abbinato alla capsula twist off in banda stagnata.

I settori di sbocco della flaconeria
Due le principali aree settoriali di sbocco: cosmesi-profumeria e farmaceutica.

• Il settore della cosmesi-profumeria assorbe circa il 64% della produzione e impiega principalmente flaconi per profumi (dove il vetro continua a mantenere una posizione di netta preminenza), boccette per smalti e diluenti per unghie, vasetti per creme (dove il vetro deve confrontarsi con i contenitori di plastica).
Nel settore creme viso e mani, il vasetto di vetro è in forte concorrenza con quello di plastica, che sta progressivamente aumentando la propria quota di mercato.

• Il settore farmaceutico assorbe il 29% della flaconeria di vetro cavo. Gli impieghi riguardano flaconcini per prodotti iniettabili e farmaci da assumere per via orale, flaconi per sciroppi e collutori, vasetti per unguenti, boccette per prodotti oftalmici ecc. Al momento l’alternativa all’imballaggio di vetro è costituita dai contenitori di plastica. L’avanzata della plastica è, però, molto lenta e circoscritta ad alcune aree specifiche, come i prodotti oftalmici o le pomate. In quest’ultimo segmento un altro competitor è rappresentato dai tubetti flessibili.
Il resto della flaconeria da vetro cavo, l’8% circa, è impiegato in diversi altri settori quali le attrezzature da laboratorio, l’oggettistica da regalo ecc...

Vetro tubo: utilizzi
Il settore farmaceutico è la principale area di sbocco dei contenitori di vetro tubo (66,5% del consumo complessivo); utilizza per oltre il 70% fiale per prodotti iniettabili e per il restante 30% flaconcini per iniettabili e farmaci per via orale. L’alternativa all’imballaggio in vetro tubo è costituita dai prodotti di vetro cavo.
Altre aree di impiego dell’imballaggio da vetro tubo interessano la cosmesi e le attrezzature da laboratorio (flaconi e provette).

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio


Survey
Glass “in recovery”


DATA AND FACTS - Here are reflections on an ancient “form” of packaging nonetheless still capable of expressing a sense of modernity. Listed below are statistics and facts of a market whose average annual growth rates are more comforting now than in the recent past.
Plinio Iascone

It is believed that glass was “invented” by the Phoenicians, around 3000 BC. Glassworks as production centres began to spread between the 11th and 12th centuries, and were established in areas where the geological formations of the soil were suitable for extracting silicate materials and where forests provided convenient fuel.
Venice, over time, was to become the glassworks production centre par excellence, where glass-blowers began to produce genuine masterpieces (their fame soon spread beyond the confines of the Laguna).
The technique has seen many changes over the centuries, and apart from artistic glassware (in which Venice continues, to this day, to play a key role), glass as a means of packaging, for storing liquid foods and vegetable and animal preserves, has become progressively popular and diffuse. Depending upon each sector of use, glass has, over time, acquired ever-differing meanings (perfumes are emblematic of this, as, in their case, they have become synonymous with high quality and luxury products).
There are two processes for modeling bottles, jars and other hollow-bodied containers: blown-blown and press-blown. These forms of packaging are made by combining raw materials, that is, silica, sodium carbonate and calcium carbonate. Silica sand is the one raw material that can, in the true sense, be made into glass, and makes up 60-70% of the mix. Sodium carbonate (commonly known as soda), which is used as a flux, and calcium carbonate, that acts as a stabilizer, both have other raw materials added to them, for color and refinement. The mixing of these raw materials can be substituted by glass waste, whose recovery and subsequent recycling is fundamental for the production cycle; by using the waste, in fact, energy consumption and gas emissions into the atmosphere are reduced (given that the waste melts at a temperature lower than for the melting of the raw materials). Other savings are also ensured, thanks to reduced need for mining the raw materials. The glass industry has always, for these reasons, attempted recovering and recycling the materials with great determination.

The market: products and trends
The range on offer includes hollow-glass packaging (bottles, perfume and pharma bottles and jars) and tube-glass packaging (vials and small bottles). The latest data consolidated by the sector dates from 2003, a year when Italy produced 3,561,000 tonnes; 2004, according to initial interim results, ended with a growth-rate of 0.5%. Considering the adverse economic situation that has affected Italy’s and the world-wide market over the past few years, the result should be seen as positive overall, especially when taking into account the significant reduction in the area of convenience goods - agriculture, food and non-food -, sectors in which glass packaging has found over 90% of its market. As for the types of packaging, 88% are bottles, 7% are jars, 4.5% are hollow-glass perfume and pharma bottles and 0.5% are vials and small tube glass bottles.
Exports of empty packaging stand at approximately 13% and, over the last few years, they have seen a progressive increase. Imports cover approximately 10% of consumption and derive in the main from fluxes from overseas factories of the key multinational producers operating in Italy. In 2003, domestic consumption of glass packaging amounted to 3,408,000 tons, while 2004 is said to have ended on an increase of approximately 1-2%. From an evolutionary analysis of glass packaging production over the last five years, there was an annual average growth rate of 1%.
Between 1985 and 1990 (when the Italian Institute ItaliaImballaggio began to monitor the sector) the data demonstrates a negative annual average trend of 0.5%.
Glass packaging therefore moved from a phase of decline, dating from the late ‘80s to the early ‘90s, to a phase of maturity, with possibilities for development even if at contained rates, thanks to a series of initiatives undertaken by the operators to revitalise the sector.

Hollow glass: uses
Bottles and jars are essentially used for liquid foods and food preserves.
Perfume and pharma bottles (small jars, small bottles and perfume bottles) are used in the pharmaceutical and cosmetics-perfume sectors.

Bottle market sectors
New hollow glass bottles (for containing liquid foods) that are launched on the market are put to use by various product sectors.
The percentages are calculated on the basis of the number of consumed units.
• Wine and sparkling wine sectors use the greatest number of bottles; the quota of 32% in 2002 in fact progressively increased to 33% in 2004. The position of glass in the wine sector is therefore on a gentle rise, thanks to the increase in demand of DOC wines and in exports (areas that essentially require glass).
Bag in box packaging, in the 3 to 10 litres range, is progressing significantly, substituting the sale of wine bought loose from the producer and in small demijohns, but it should not affect the use of bottles. Large-scale plastic bottles, with a capacity between 2 and 2.5 litres, have also recently appeared on the market and will intercept “loose” wine that is ready to be packaged.
• Beer, with a 20% market quota, is the second area of use.
The position of glass bottles compared to other forms of packaging (cans and kegs) is substantially stable at present. Draught beer is a potential competitor, in virtue of the affirmation of this type of distribution at pizzerias and sandwich bars.
• The use of hollow glass bottles in the fruit juice sector is equal to 14% of the total consumed on the global market. This high incidence is due to the presence of disposable packaging compared to family formats. Over the past few years, a strong campaign has strived to revitalize glass bottles in terms of its form and color, with positive effects on its status. The use of the first alternative container, the can, has instead, for several years now, progressively declined in the market. Stiff polylaminated cardboard is the most widespread form of packaging, but its position is being undermined by PET bottles.
• Mineral water and soft drinks (excepting fruit juices) have a market share of 11.5%. The key competitor in this area is the plastic bottle.
As regards mineral water, a gradual increase in personalized bottles is being witnessed in the horeca area.
Use of glass bottles suffered a downturn in 2004 compared to 2003, in the shadow of two circumstances:
- comparison with 2003, a year characterized by high consumption during the long and torrid summer;
- reorganization of family consumer products. (Obviously the two events also had negative effects upon other packaging typologies).
• Spirits and vermouth together cover 5% of the use of bottles, and glass remains wholly dominant.
• In the case of olive oil, another traditional user of glass, its quota of used glass is 5.5%.
Its position is clearly the most prevalent on the Italian market while the market for exported olive oil is divided between glass and tin-plate containers.
• Of the total number of bottles used in Italy, the quota absorbed by tomato derivatives (purées and pulps) is particularly worthy of note; in fact, after two very positive agricultural campaigns, the market quota moved from 6.5% in 2002 to 7% in 2004.

Jar market sectors
Italy’s hollow glass jar consumption is tending to increase. Still with reference to the statistics, approximately 47.5% of jars are used for packaging vegetable preserves (legumes, pickles, foods preserved in oil, jams, etc.), 13.5% are for ichthyic preserves and 18.5% are for homogenized products (in virtue of small-sized glass jars). These three areas therefore absorb 79.5% of glass jars put out for consumption; the remaining 20.5% is for, among key outlets, creams (mayonnaise included) and chocolate spread.
In various sectors, glass jars have to compete with tin-plate and aluminium containers, flexibles tubes (in aluminium, plastic and polylaminates), plastic pharma and perfume bottles, laminated cellulose containers and pliant polylaminated bags. In most cases, glass jars are combined with twist off tin plate caps.

Small bottles market sectors
There are two major market sectors: cosmetics-perfume and pharmaceutical.
• The cosmetics-perfume sector absorbs approximately 64% of the production and uses mainly perfume bottles (where glass continues to be clearly prominent), small bottles for nail varnish and nail solvents, jars for creams (where glass has to compete with plastic containers). In the hand- and face-cream sector, glass jars are in fierce competition with plastic ones, whose market quota is progressively increasing.
• The pharmaceutical sector absorbs 29% of small hollow glass bottles. They are used in the production of vials for intravenous products and medicine to be taken orally, bottles for syrups and gargles, small jars for ointments, small bottles for ophthalmic products, etc.
At the moment, plastic containers are the alternative to glass packaging. The advance in the plastic alternative is, however, very slow and limited to a few specific areas, like ophthalmic products or salves. This latter segment has another competitor: the small flexible tube.
The remainder of hollow glass perfume and pharma bottles, approximately 8%, is employed by a variety of other sectors such as laboratory equipment, gifts and fancy goods, etc.

Tubular glass: uses
The pharmaceutical sector is the key market for tubular glass containers (66.5% of overall consumption); of the containers it uses, 70% are vials for intravenous products and the remaining 30% are small bottles for intravenous products and medicine to be taken orally. The alternative to tubular glass packaging is hollow glass. Other areas in which tubular glass is used include cosmetics and laboratory equipment (small bottles and test tubes).

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio