Stefano Lavorini











Anno astrale 5002. Scervellati. Pensavano che un po’ di serietà, di accortezza e capacità di ragionamento si fossero insinuate in loro e invece sono qui, attoniti, a rimirare l’ennesima palese dimostrazione della loro dabbenaggine.
Non sono ancora usciti dalle grotte, a dispetto del tempo trascorso. Niente pace, niente tranquillità, benessere, sicurezza nel futuro: tutte illusioni che si portano dietro da millenni con cocciuta caparbietà, a dispetto del fatto che nessuno possa vantarsi di averle sperimentate.
E seppure tutto quanto li circonda sembri voluto da un’amorevole attenzione, finalizzata a offrire conforto e sollievo dalle fatiche, sarebbe sufficiente che alzassero gli occhi sull’orizzonte di obblighi e servitù che li soffocano, inchiodandoli implacabilmente a una pluralità di ruoli che mimano una consapevolezza e una libertà sempre più vuote di significato.
Ma non dappertutto e per tutti è così. La sindrome della “pancia piena”, per quanto contagiosa, ha i suoi tempi di incubazione e molti, in questo piccolo universo, sanno esprimere ben più robusti appetiti dei loro e una maggiore determinazione a star “meglio”. Lo sconforto potrebbe essere totale, considerando che al male sembra sostituirsi il peggio, eppure - lo dico forse solo per antico affetto - c’è da augurare a tutti di passare dalla rassegnazione all’azione, dall’ignavia (quanti di loro si ostinano a confidare nella provvidenza divina) alla voglia di fare scelte, anche a costo di pagare l’inevitabile prezzo in eroismi e sconfitte.
D’altronde non mancano esempi di valore, che farebbero bene a non destinare, con la solita indifferenza, ai libri di storia.
Se c’è stato un italiano come Roberto Ghidoni, contadino della Val Trompia, che a 53 anni ha vinto per la quarta volta consecutiva, la Itida Trail, percorrendo a piedi in Alaska 1800 chilometri con temperature che scendono fino a 45 gradi sotto zero, potrebbero, da parte loro, caricarsi sulle spalle il fardello di un cambiamento tanto inevitabile, quanto ancora da inventare. E, perché no, riempire la vita di contenuti, di fantasia e voglia di fare, pensando magari al bene dei figli. Qualcosa potrebbe accadere.
P.S. Se qualcuno sta leggendo questo messaggio, consegnato alla benevola imprevedibilità del caso,
significa che non tutto è andato perduto. Se qualcuno può, mi scriva e mi faccia sapere la sua storia.



Message in a bottle

Astral year 5002. Dimwits. They thought a bit of solidity, foresight and capacity to reason would suffice to get them through, and here they are yet again staring at the umpteenth demonstration of their own naivety.
They still haven’t come out of their caves, despite the time that has gone by. And this means no peace, no quiet, no wellbeing or safety for the future: all illusions that they have been stubbornly dragging behind them for millennia, illusions that in the end appear almost unattainable.
And while they flatter and pamper themselves and seek alleviation from all toil, with this while failing to focus on the obligations and servitudes that suffocate them, implacably nailing them down to a multitude of roles mimicking an awareness and freedom evermore devoid of meaning.
But it is not like that everywhere and for everyone. The syndrome of the “full belly”, however contagious, takes time to incubate and many in this small universe have even sturdier appetites and a greater determination to be “better off”. Dejection may even be total, considering that bad seems to be followed by worse, yet all the same - and I perhaps only say it for timehonored affection - I hope that resignation gives way to action, that people pass from indolence (with many of them stubbornly continuing to confide in divine providence) to the wish to make choices, even at the cost of paying the inevitable price in heroism and defeat.
And in fact examples of valour are there for all to see, that should not be merely confined with the usual indifference to the history books.
If an Italian, Roberto Ghidoni, small farmer from Val Trompia in northern provinces, has managed at the age of 53 to win the Itida Trail for the fourth time in succession, trekking 1800 km across Alaska on foot with temperatures of even below 45 degrees zero, others could brace themselves and shoulder the burden of an inevitable change still in the making. Something indeed might happen.

P.S. If anyone is reading this message, rendered up to the benign and unpredictable workings of chance, this means that all is not lost. If anyone is able to, please write to me and tell me your tale.