May 2000
Stefano Lavorini
Dialogue between
Solomon and Harlequin
[Solomon] What am I doing here? I have spent a lifetime training myself to make just and wise decisions, to construct the rules for communal living. And all the same I don’t feel surrounded by enthusiasm and participation. I may arouse fear, respect but not passion, certainly not that! And what have you ever done to be better loved than I am?
[Harlequin] Dear friend, you do not obtain much with rules and regulations alone: I do not give orders, but emotions, which is why I am applauded! Many people think the most important thing is ones habit, ones knowledge and that appearing a nice, likeable fellow would seem unimportant. Hence they train themselves to be formal, almost fearing to show themselves to others for what they really are: people.
[Solomon] But being ourselves means stretching ourselves to our limits, in being innovatory one risks being taken for the village idiot. There will always be someone ready to point out that we have overstepped the mark. And then the idea of a change puts everyone on the defensive. It troubles us, it casts doubt on our knowledge, our competences. When it comes down to it you need to be brave to travel new paths, to risk being made a mockery of.
[Harlequin] Remember that habit is the worst enemy of creativity and “all too often wisdom is none other than the most stagnant form of caution”. It is true that you can’t always do away with being orthodox - it depends on the situation - but we could at least be more aware on those occasions, smiling in on ourselves as it were.
[Solomon] You can’t even conceive it! A leader is justified as such in that he makes decisions, people expect him to provide them with rules to be respected: to virtually trace out a path on ones journey towards perfection, where words and facts cannot fail to correspond to the expectations of the many.
[Harlequin] Beware though, these days being predictable doesn’t pay. Try and follow through the changes, stand with your head upside down and you will see how many new things appear to you. If we had all looked at the world from the same viewpoint, we would all have done the same obvious things. But is it not that, when it comes down to it, you are afraid of going from “the fear of losing” to the joys of doing?
[Solomon] Perhaps you are right...so, to enter into the people’s hearts I should have also fielded some of my emotions. And above all else I should never have allowed my daily dealings to overcome my best intentions. It is indeed true that life is that thing that flows while we are busy making plans.
[Harlequin] I do not want to teach you anything, but there is a way of doing better: to have dreams. Not the dreams you have during the night, but to dream with your eyes open while heading in a new direction, to the point of recovering that age-old capacity of relating to things, to people, to the universe. Nothing appears impossible in a dream. But beware: it is not enough to dream of doing things, rather you have to do things that allow people to dream.
[Salomone] Che ci faccio qui? Mi sono allenato una vita a prendere le decisioni più giustee sagge, a costruire le regole del vivere comune. Eppure, non sento intorno a me entusiasmo e partecipazione. Forse ho suscitato paura, rispetto, ma passione, quella no! E tu cosa avrai mai fatto per essere amato più di me?
[Arlecchino] Caro amico, con le sole leggi e i regolamenti non si ottiene un granché: io non trasmetto ordini, ma emozioni, e così strappo l’applauso! In troppi pensano che ciò che più conta sia l’habitus, le conoscenze, e che poco importi riuscire simpatici. Si allenano dunque ad essere formali, quasi temendo di mostrarsi agli altri per quello che sono: persone.
[Salomone] Ma essere noi stessi significa toccare i propri limiti e ad essere innovativi si rischia di passare per gli scemi del villaggio. Ci sarà sempre qualcuno che ci farà osservare che stiamo sconfinando dalle nostre competenze. E poi, l’idea di un cambiamento mette tutti quanti sulle difensive. Ci infastidisce, mette in dubbio il nostro sapere, le nostre competenze. In definitiva, ci vuole coraggio a percorrere strade nuove, a rischiare lo sberleffo.
[Arlecchino] Ricordati che l’abitudine è il peggior nemico della creatività e che “troppo spesso la saggezza non è altro che la prudenza più stagnante”. È vero che non sempre si può fare a meno di essere ortodossi - è un fatto di situazioni - ma almeno sarebbe bello che, in quelle occasioni, lo fossimo con maggiore consapevolezza, sorridendo un po’ di noi stessi.
[Salomone] Tu non te lo immagini nemmeno! Un capo si giustifica per il fatto che prende decisioni e da lui ci si aspettano regole da rispettare: quasi delle tracce da seguire in un cammino verso la perfezione, dove parole e fatti non possono non corrispondere alle attese dei più.
[Arlecchino] Stai attento però che a essere prevedibili, oggi, non ci si guadagna. Prova a pensare di seguire i cambiamenti, mettiti a testa in giù e vedrai quante cose nuove ti appariranno. Se tutti avessimo guardato il mondo dalla stessa angolazione, avremmo fatto tutti le stesse, ovvie, cose. Ma non è che, in fondo in fondo, temi di passare dalla “paura di perdere” alla gioia di fare?
[Salomone] Forse hai ragione... dunque, per entrare nel cuore della gente avrei dovuto mettere in campo anche un po’ delle mie emozioni. E soprattutto non avrei mai dovuto permettere al “quotidiano” di avere il sopravvento sulle mie migliori intenzioni. È proprio vero che la vita è quella cosa che scorre mentre siamo impegnati a fare progetti.
[Arlecchino] Non voglio insegnarti niente, però ci sarebbe un modo per far meglio: avere dei sogni. Non i sogni fatti di notte, ma quelli ad occhi aperti, mentre inseguiamo una nuova destinazione fino a recuperare la capacità antica di rapportarci alle cose, alle persone, all’universo. In un sogno niente sembra più impossibile. Ma attenzione: non basta sognare di fare delle cose, piuttosto bisogna fare delle cose che fanno sognare.