April 2002





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Dopo anni di prese di posizione chiare ma prudenti, Corepla torna a promuovere il dibattito sulla termovalorizzazione. E lo fa in un momento in cui in tutti i paesi dell'UE, oltre che nelle istituzioni centrali, si rifà il punto della situazione, in vista della revisione della Direttiva sul recupero degli imballaggi. Posizioni, dati ed esperienze, dal convegno di Roma.
A cura della redazione*

L'Italia ha avviato, ormai da qualche anno, un sistema per il recupero e il riciclo dei rifiuti da imballaggio, concepito secondo criteri di efficienza e razionalità economico-ambientale. I risultati sono più che lusinghieri, sia sul piano dei costi sia riguardo ai quantitativi trattati, senza contare il fatto che il nostro paese si è attestato in cima alle classifiche del recupero di PET.
Tuttavia, ad oggi il ricorso alla discarica resta massiccio (si veda al riguardo le figure pubblicate in questo articolo) e appare più che mai ragionevole riconsiderare le opportunità offerte dalla termovalorizzazione - per le frazioni di rifiuti indifferenziati - per integrare le altre tecniche di recupero, meccanico e non.
È quanto propone Corepla, il Consorzio per il recupero degli imballaggi di plastica che costituisce il "braccio operativo" del Conai per la filiera di riferimento. Che in un convegno organizzato lo scorso febbraio a Roma, presso la Camera dei Deputati, ha coinvolto bei nomi dell'industria e della politica nazionale (oltre alla "nomenclatura" che conta e a una serie di ospiti stranieri pari grado), per avviare un dibattito sull’argomento. Ecco, in estrema sintesi, i temi affrontati durante i lavori.

Come si configura il problema
Secondo la normativa vigente, la realizzazione di un modello di gestione dei rifiuti integrata a livello nazionale implica il raggiungimento di tre ordini di obiettivi: 1) una percentuale di raccolta differenziata pari al 35% entro il 2003; 2) l’autosufficienza delle Regioni in termini di capacità di smaltimento dei rifiuti urbani prodotti sul proprio territorio; 3) l’utilizzo della discarica come modalità di smaltimento della sola frazione di rifiuto urbano che costituisce il residuo delle attività di riciclaggio, recupero, trattamento e smaltimento.
Le Regioni italiane, con poche eccezioni, sono ancora molto lontane dal raggiungimento degli obiettivi sopra indicati. Il quadro che emerge da un'analisi delle destinazioni dei flussi di rifiuti conferma infatti una sostanziale prevalenza della discarica come sistema di smaltimento, soprattutto nelle regioni meridionali, con un ruolo molto marginale delle altre forme di recupero e di smaltimento e, in particolare, della termovalorizzazione.
Anche nell’ipotesi di un’ulteriore espansione della raccolta differenziata, devono pertanto essere prese in considerazione altre forme di gestione e recupero che riducano l’uso della discarica allineando la situazione italiana a quella europea e alle strategie comunitarie.
In tale contesto, la termovalorizzazione va considerata come una componente essenziale della gestione integrata dei rifiuti e, al tempo stesso, come uno strumento utile per il raggiungimento degli obiettivi di politica energetica nazionale: il potenziale associato alla termovalorizzazione dell’attuale frazione residua indifferenziata è infatti stimabile in circa 17 milioni di MWh, pari al 5% del fabbisogno totale di energia elettrica nazionale e al 38% di quella importata.

I numeri della termovalorizzazione
Nel caso di un allineamento del nostro Paese alla quota di termovalorizzazione media degli altri Paesi europei (un valore al quale diverse regioni italiane sono ormai vicine), l’intero sistema-Paese si troverebbe ad affrontare una situazione con le seguenti caratteristiche:
- una quantità di rifiuti da termovalorizzare più che doppia rispetto al 1999;
- un fabbisogno di nuovi impianti a livello nazionale compreso tra i 23 e i 38 e concentrato in prevalenza nelle regioni meridionali, per un valore di investimenti compreso tra 1,7 e 2,3 miliardi di Euro;
- una produzione di energia da rifiuti pari a circa 3.000 GWh/a, pari al triplo di quella attuale e al 77,4% degli obiettivi definiti per l’energia da rifiuti entro il 2008-2012 dal Libro Bianco sulle fonti rinnovabili;
- una riduzione delle emissioni di CO2 che equivale a un milione di tonnellate, ovvero al 2,2% degli obiettivi italiani attualmente previsti dal Protocollo di Kyoto.
In questo scenario, è importante sottolineare l’evoluzione dell’atteggiamento della Commissione Europea nei confronti della termovalorizzazione: seppure in un quadro normativo ancora denso di incognite e di incertezze, la Commissione comincia a riconoscerne il valore di opzione tecnologica e gestionale che, a determinate condizioni, può contribuire a migliorare il bilancio ambientale complessivo della gestione dei rifiuti.

Le ultime esperienze
L’esperienza dei Paesi membri, sebbene fortemente differenziata, sembra confermare gli orientamenti della Commissione: numerosi partner europei stanno pienamente sviluppando le potenzialità offerte dalla termovalorizzazione, collocandola da tempo in posizioni di rilievo nelle strategie di gestione integrata dei rifiuti.
Tali esperienze dimostrano che la termovalorizzazione non è in contrasto con lo sviluppo del riciclo e delle altre forme di recupero di materia, ma, al contrario, ne costituisce un importante complemento nella prospettiva della riduzione dello smaltimento in discarica.
Sulla preferibilità delle diverse soluzioni tecnologiche e gestionali è da tempo aperto tra gli esperti un acceso dibattito finalizzato all’esatta valutazione dei costi e dei benefici connessi alle diverse combinazioni di strumenti adottabili.
In estrema sintesi, l’analisi degli studi finora prodotti permette di affermare che, se il riciclo presenta vantaggi ambientali notevoli, la combinazione di riciclo e termovalorizzazione presenta in molti casi i migliori bilanci economico-ambientali e, quindi, i minori costi sociali netti.

Precondizioni e potenzialità
Tuttavia, affinché la termovalorizzazione possa effettivamente diventare un elemento costitutivo delle strategie di gestione integrata dei rifiuti nel nostro Paese, è necessario che si realizzino alcune condizioni, in particolare in termini di accettabilità sociale degli impianti. Innanzitutto, è fondamentale che ai cittadini giunga con chiarezza il messaggio che le soluzioni tecnologiche attualmente disponibili consentono un drastico abbattimento degli inquinanti in grado di rispettare i più rigidi standard normativi.
In secondo luogo, devono essere rimossi gli ostacoli che fino ad oggi hanno impedito la realizzazione di impianti in grado di garantire la sostenibilità sia dal punto di vista economico sia da quello ambientale. L’evidente squilibrio esistente tra benefici diffusi e costi concentrati, la difficoltà nel costruire e consolidare il consenso attorno ai progetti di nuovi impianti, la persistenza di una diffusa sopravvalutazione del loro reale impatto ambientale da parte della popolazione, la difficoltà di molte Regioni ed Enti Locali nel mettere in campo e sostenere una programmazione di lungo periodo, hanno infatti determinato una situazione di pesante ritardo del nostro Paese nei confronti della maggior parte dei sistemi-Paese con cui si trova a competere. L’analisi condotta in questa sede permette di affermare che oggi esistono tutte le condizioni politiche, economiche, tecnologiche e ambientali per il superamento di questo ritardo e per la piena realizzazione a livello nazionale di una strategia di gestione integrata dei rifiuti che, accanto alle soluzioni offerte dalla prevenzione, dal riciclo e da un ricorso sempre più residuale alla discarica, sia in grado di mettere a frutto tutte le potenzialità attualmente offerte dalla termovalorizzazione.




Heat regeneration: the debate reopens
After years of taking a clear, but prudent stand, COREPLA once again promotes the debate on heat regeneration. And does so at a time when all EU Member States, not to mention the central European institutions, are taking stock of the situation in view of the revision of the Directive on the recovery of packaging. Positions, data and experiences, from the meeting in Rome. Editorial staff*

For some years now Italy has introduced a system for the recovery and recycling of waste packaging, adopting criteria of efficiency and economic and environmental rationality. The results are very satisfying, both on the level of costs as well as considering the quantities dealt with, without counting the fact that Italy is at the top of the PET rating.
However, landfill sites are still heavy used (see the figures published in this article) and so, more than ever before, the opportunities offered by heat regeneration should be reconsidered - for non-separated waste - to integrate the other recovery techniques, both mechanical and otherwise.
This is the proposal from Corepla, the Italian consortium for the recovery of plastic waste packaging, being the "operating arm" of Conai (Consorzio Italiano Imballaggio) for this sector. A conference held in Rome in February 2002 in the Chamber of Deputies was attended by many leading figures from industry and the Italian political scene (as well as the "names" that count and a series of foreign opposite numbers), with the purpose of opening a debate on the subject. Here's a very brief summary of the themes discussed during the meeting.

How the problem is shaping up
According to current law, the creation of a national model for integrated waste management requires that three objectives are met: 1) 35% separated waste collection by 2003; 2) self-sufficiency of Regions in terms of their capacity to dispose of all solid municipal waste produced in their own territory; 3) the use of landfill sites as a method of disposal for just a fraction of waste, representing the residue of recycling, regeneration, treatment and disposal activities.
The Regions of Italy, with just a few exceptions, are still far from meeting these goals. The picture that emerges from analysis of the destination of the flows of waste confirms a substantial prevalence of the use of landfill sites as the method of disposal, especially in the South, with the other forms of recovery and disposal playing just a marginal role, especially so in the case of heat regeneration.
Even if separated waste collection schemes are further expanded, other forms of waste management and recovery are required to reduce the resort to landfill sites to bring Italy in line with other European countries and Community strategies. In this context, heat regeneration should be seen as an essential part of integrated waste management and, at the same time, as a useful tool to reach the country's energy goals: in fact, the energy potential of current non-separated waste thanks to heat regeneration is estimated as 17 million MWh, about 5% of Italy's total electricity needs and 38% imported energy.

Heat regeneration figures
If Italy manages to meet the average heat regeneration levels of the other European countries (and indeed some Italian Regions are now close to doing so), the entire national system would find itself in a situation with the following characteristics:
- more than twice the 1999 level of waste turned into heat;
- the need for between 23 and 38 new incineration plants, mostly in the South, requiring investment of 1.7-2.3 billion Euro;
- energy output from waste of 3,000 GWh/y, equal to three times the current level and 77.4% the objectives required by the White Book on renewable sources for energy from waste by 2008-2012;
- a cut in CO2 emissions of a million tons, i.e. 2.2% of current Italian objectives under the Kyoto Protocol.
In this scenario, it's worth noting how the European Commission's opinion of heat regeneration has evolved: although working within a legal framework still full of unknown factors and uncertainties, the Commission is starting to recognise the value of this technological and management option that, under certain conditions, can help improve the overall environmental balance of waste management.

Recent experience
The experience of the various Member States, although widely differing, would appear to confirm the Commission's change in heart: several European partners are now greatly involved in developing the potential offered by heat regeneration, placing a lot of importance in this in their waste management strategies.
This experience shows that heat regeneration doesn't necessarily conflict with the development of recycling and other forms of recovery of material, but, on the contrary, is an important complement as it helps reduce the amount of waste sent to landfill sites.
A great debate has been raging between experts as to the best technological and management systems, in order to get an exact evaluation of the costs and benefits of the various combinations of possible tools.
Put briefly, analysis of the studies so far supports the claim that, while recycling offers some significant environmental advantages, the combination of recycling and heat regeneration can, in many cases, offer a better financial and environmental result and so lower net social costs.

Preconditions and potential
In any case, for heat generation to become a effectively important part of integrated waste management strategies in Italy, a few changes are required, especially when it comes to public acceptance of incineration plants.
First of all, it's essential that the message is got across that the current technological solutions already allow for a drastic cut in pollution levels in order to meet the strictest of legal standards.
Secondly, we must remove those obstacles that until now have hindered the creation of plant capable of guaranteeing sustainability in both financial and environmental terms.
The obvious imbalance between diffused benefits and concentrated costs, the difficulties in building up and consolidating acceptance for projects for new plants, the persisting widespread overestimate of their real environmental impact by the public, the difficulties faced by many Regions and Local Bodies in implementing and maintaining a long-term program: these are all factors that have created a situation where Italy's way behind most other Member States and their systems with which it needs to compete.
In the light of this analysis, one can say that all the necessary political, economic, technological and environmental conditions now exist in order to overcome this delay and to create a proper nationwide strategy for integrated waste management that, alongside the solutions offered by prevention, recycling and increasingly lower levels of landfill, is also capable of exploiting all the potential benefits currently offered by heat regeneration.



Tre casi da studiare
La Francia - Il Piano del 1998 ha stabilito il trattamento del 70% dei rifiuti attraverso recupero di materia o di energia, il riciclo di almeno il 15% dei rifiuti in città con più di 100.000 abitanti, la creazione di almeno 1.000 centri di raccolta di rifiuti ingombranti, l'adeguamento e il risanamento di almeno 4.000 discariche. Attualmente la legislazione prevede la messa al bando dello smaltimento in discarica per i rifiuti che possono essere classificati come "finali", vale a dire non ulteriormente trattabili a costi sostenibili con le migliori tecnologie disponibili. Nello sviluppo delle politiche di gestione dei rifiuti, la termovalorizzazione ha ricevuto un ruolo notevole.
La domanda di incenerimento negli impianti pubblici è in aumento e raggiunge circa il 29% dei rifiuti sottoposti a trattamento e, in linea con l'impostazione della politica ambientale francese (che sottolinea l'importanza del problema energetico), la termovalorizzazione ha finora assunto un ruolo effettivo più significativo rispetto al riciclo. Nel 1998, l'energia da rifiuti venduta dagli impianti di termovalorizzazione era di 7 milioni di MWh, che corrisponde al fabbisogno di una città di 200.000 abitanti. Per la maggior parte si tratta di energia termica prodotta da impianti di cogenerazione.
La Svizzera - In Svizzera la raccolta differenziata intercetta quasi il 44% del peso dei RU prodotti. Della parte residua indifferenziata, l'88% viene destinato a termovalorizzazione e solo il 12% a discarica. Secondo dati ufficiali, nel Paese sono attivi 25 impianti di incenerimento dei rifiuti e si ritiene che la loro capacità sia insufficiente a trattare i flussi di rifiuti combustibili disponibili. Si stima infatti che nel 2000, a fronte di una produzione di rifiuti combustibili di 3,15 milioni t, la capacità di incenerimento del Paese sia stata superata di 380.000 t. Ciò ha impedito di ottemperare al divieto di conferire in discarica rifiuti combustibili dal 1° gennaio 2000. Si ritiene che anche nel 2001 vi sarà una carenza di capacità di incenerimento di circa 300.000 t. La maggior parte degli impianti svizzeri genera energia e calore insieme, con costi netti di trattamento relativamente elevati (intorno ai 120 Euro/t).
Quanto agli orientamenti, uno studio recente suggerisce che diversi fattori tecnici, economici e ambientali si oppongono a uno sviluppo generalizzato della raccolta differenziata delle materie plastiche dai rifiuti urbani, che va invece valutato di caso in caso (salvo che per le bottiglie di PET).
La Danimarca - La Danimarca è il Paese della UE con la più bassa quota di RU biodegradabili smaltiti in discarica e può essere considerato tra quelli di avanguardia nella gestione integrata.
Attualmente le priorità sono così definite: riciclo con recupero di materia; termovalorizzazione di tutto ciò che non può essere riciclato e, dal 1997, proibizione di smaltimento in discarica di rifiuti che possono essere termovalorizzati.
Gli obiettivi quantitativi delle diverse forme di trattamento sono: riciclaggio 64%, termovalorizzazione 24%, smaltimanto in discarica 12% e comportano un ulteriore aumento del riciclo rispetto al presente. Ci si aspetta inoltre, per il prossimo futuro, una diminuzione della domanda di smaltimento in discarica.
La termovalorizzazione assume un ruolo molto significativo anche nella politica energetica danese. Le fonti rinnovabili dovranno coprire il 14% del fabbisogno totale rispetto all'8% attuale e già è chiaro il ruolo primario dei rifiuti. Un potenziamento dei 31 impianti di termovalorizzazione ha portato ad uno sfruttamento più efficiente del potere calorifico dei rifiuti, con particolare riguardo per la cogenerazione. Attualmente, gli impianti attivi forniscono anche il 10% del calore da teleriscaldamento su scala nazionale.



Three case histories
France - The 1998 Plan established treatment of 70% of waste through recovery of material or energy, with recycling of at least 15% waste in cities with a population of more than 100,000, the creation of at least 1,000 collection points for bulky waste and the extension and reclaiming of at least 4,000 landfill sites. The law currently includes a ban on the disposal in landfill sites of waste that can be classed as "final", i.e. waste that can't be treated any further at sustainable cost using the best technology available. Heat regeneration has been given an important role in the waste management policies. The demand for incineration in public waste disposal plants is increasing - now representing about 29% of all waste for treatment - and, in line with French environmental policies (underlining the importance of the energy problem), heat regeneration now has a more important effective role than recycling. In 1998, the energy obtained from waste sold to heat regeneration plants came to 7 million MWh, in other words enough energy to power a city of 200,000 inhabitants. Most of this is thermal energy produced by cogeneration plants.
Switzerland - Separated waste collection in Switzerland accounts for almost 44% of the total weight of urban waste. Of the remaining non-separated waste, 88% is sent to heat regeneration plants and just 12% to landfill sites.
According to official data, there are 25 waste incineration plants in the country and it's felt that they don't have enough capacity to treat the flows of combustible waste available. In fact, it's estimated that in 2000, some 3.15 million t of combustible waste was produced, meaning that the country's incineration capacity was exceeded by 380,000 t. This has made it difficult to introduce the ban on combustible waste in landfill sites as from January 1st 2000. The gap between actual and required incineration capacity is expected to be about 300,000 t in 2001. Most Swiss plants generate energy and heat together, with relatively high net treatment costs (roughly 120 Euro/t).
As to trends, a recent study suggests that various technical, economic and environmental factors obstruct the generalised development of separate waste collection of plastic in the cities, but this is considered on an individual case (apart from PET bottles).
Denmark - Denmark is the EU Member State with the lowest level of biodegradable urban waste disposed of in landfill sites and is considered one of the leaders when it comes to integrated waste management.
The priorities are currently: recycling with material recovery; heat regeneration of all waste that can't be recycled and, since 1997, a ban on the disposal in landfill sites of wastes that can be turned into heat.
The quantitative objectives for the various types of treatment are: recycling 64%, heat regeneration 24%, disposal in landfill sites 12%, with a further increase in present levels of recycling. It's expected that there will be a drop in the demand for disposal in landfill sites in the near future.
Heat regeneration plays a particularly important part in Danish energy policies. It's hoped that renewable sources will account for 14% of the country's total needs compared to the current level of 8% and so it's quite clear that waste has a primary role here. The boosting of 31 heat regeneration plants has led to more efficient exploitation of the heat value of waste, with special consideration for cogeneration. The active plants currently provide 10% of the remote heating nationwide.