Cibo & Imballaggio
Food & Packaging

Tendenze e numeri del confezionamento nell’industria alimentare.
Packaging trends and figures for the food industry.
I giorni della bellezza
Beauty days

Cosmoprof 2006; in scena a Bologna dal 7 al 10 aprile (ma Cosmopack si svolge dal 6 al 9).
Cosmoprof 2006: held in Bologna from the 7th to the 10th of April (though Cosmopack will take place from the 6th to the 9th).
Ideas & Trends
Ready to use








DATI E FATTI Tendenze e numeri del confezionamento nell’industria alimentare: le percentuali sono riferite alla quantità complessiva di imballaggi utilizzati per il confezionamento di cibi e bevande. Rapporti di forza tra le varie tipologie, nell’ambito delle singole filiere di imballaggio.
Plinio Iascone

L’industria alimentare (food and beverage) risulta essere il secondo comparto manifatturiero del nostro Paese, dopo quello metalmeccanico.
Secondo le consuete rilevazioni di Federalimentare, l’area di mercato che comprende alimenti e bevande nel 2004 ha espresso un fatturato di 105 miliardi di euro con 264 mila dipendenti (le aziende con più di nove dipendenti sono 6700).
• Le bevande continuano a detenere la quota di mercato più sostanziosa del fatturato complessivo (il 14%, nell’ambito del quale primeggia il vino con il 7,5%).
• Al secondo posto si posiziona invece il settore lattiero caseario, con uno share del 13%, cui fanno seguito il dolciario (9%), la trasformazione delle carni (7%), la pasta (3,5%), olio alimentare e conserve vegetali (entrambi al 3%).
• Analizzando nel dettaglio la composizione del fatturato per tipologie di prodotto, dalle rilevazioni degli ultimi anni emerge un’interessante tendenza: stanno crescendo progressivamente i prodotti cosiddetti “evoluti” (sughi, piatti pronti, surgelati, caffè in cialde, bevande ad alto valore aggiunto ecc…), che hanno raggiunto uno share del 13% circa.
• La componente estera della domanda gioca un ruolo importante, dato che le esportazioni incidono per un 15% circa sulla produzione, e le importazioni coprono il 7% circa della domanda interna; il saldo della bilancia commerciale è attivo ma, secondo considerazioni di Federalimentare, il Made in Italy alimentare non è ancora riuscito a sfruttare appieno le proprie potenzialità. Infatti, la quota delle nostre esportazioni sulla produzione è nettamente inferiore alla media europea del 18%, e ancora molto lontana dalle percentuali francesi (22%).

Mercato: oggi e domani
La congiuntura economica vissuta dall’industria alimentare italiana, purtroppo, non è soddisfacente: dopo un lungo periodo di incrementi positivi, nel 2004 si è registrato un calo del fatturato dello 0,2%. Anche i primi dati relativi al 2005 non sono incoraggianti, l’anno dovrebbe essersi infatti concluso con un fatturato soltanto di poco superiore a quello del 2004.
Secondo valutazioni Prometeia, solo a partire dal 2006 il settore alimentare dovrebbe tornare a crescere a ritmi lievemente migliori, trainato essenzialmente dalla domanda interna.
È importante, però, tenere presente che i consumi alimentari degli italiani non potranno più tornare a crescere come negli anni ottanta e novanta poiché, secondo uno studio effettuato da ISMEA, gli acquisti si stanno spostando dall’alimentare al non food e ai servizi (abbigliamento, viaggi, comunicazioni ecc…). Superata la fase negativa contingente, tale tendenza comporterà uno sviluppo dei consumi alimentari contenuto, in particolare se il parametro di misura sarà la “quantità”.
Quasi tutte le tipologie di prodotti alimentari, infatti, hanno ormai raggiunto una fase di maturità e, considerando il basso tasso di crescita della popolazione, le quantità consumate non potranno certo presentare tassi di sviluppo consistenti; per contro, l’orientamento verso i prodotti a maggiore valore aggiunto potrà determinare una migliore evoluzione in termini di fatturato.
Le prospettive a lungo termine (ipotesi al 2015) dell’industria alimentare fanno emergere un andamento non esaltante. È questo in sintesi il quadro revisionale delineato da uno studio intitolato “Scenari 2015 della filiera agroalimentare”, realizzato da Federalimentare in collaborazione con ISMEA, Centro Studi Confindustria e con diverse Università italiane.
Nei prossimi dieci anni la produzione alimentare crescerà infatti molto lentamente (1,2% medio annuo) segnando un’evoluzione contenuta sia della componente interna della domanda che di quella estera. La tendenza delineata potrà invertirsi solo con profonde modifiche strutturali dell’intero comparto.

I modi del confezionamento
Data la diversità delle voci merceologiche, il confezionamento dei prodotti alimentari si esprime attraverso una gran varietà di soluzioni di imballaggio, assumendo spesso la connotazione di strumento di marketing. Ovviamente anche i quantitativi sono molto significativi.
Secondo le rilevazioni effettuate dall’Istituto Italiano Imballaggio sulla movimentazione della produzione totale dei quaranta settori monitorati, nel 2004 l’area alimentare ha utilizzato 8.256.000 t di imballaggi (54% delle quali è stato assorbito dal food e il 46% dalle bevande).
Secondo un primo consuntivo, nel 2005 sarebbero state impiegate circa 8.350.000 t di imballaggi. Nel computo sono compresi sia gli imballaggi a perdere che quelli a rendere, nonché i primari, i secondari e quelli da trasporto.
Sempre con riferimento ai settori monitorati, il trend di sviluppo dell’utilizzo di imballaggi nell’ultimo quadriennio è del 2,4% medio annuo, a fronte di una crescita del settore alimentare dell’1,6% medio annuo.
Come si nota il tasso di sviluppo del consumo di imballaggi è superiore alla crescita dell’area alimentare, con una differenza imputabile a svariati fattori:
- aumento dei prodotti preconfezionati, come ad esempio formaggi e salumi;
- aumento dei prodotti ortofrutticoli freschi porzionati e confezionati (verdure IV e V gamma);
- aumento delle monodosi, in particolare nel settore delle bevande, con la diffusione di formati da 50, 33 e 25 cl sia negli imballaggi di plastica che di vetro (l’abbassamento della capacità comporta in genere un maggior peso medio di imballaggio per litro di prodotto: 4 bottigliette da 25 cl, ad esempio, pesano più di una bottiglia da 1 litro; discorso analogo vale per le vaschette);
- buona evoluzione produttiva di alcuni settori quali vino, superalcolici, derivati del pomodoro e olio alimentare, che utilizzano imballaggi a peso medio elevato (bottiglie di vetro, lattine d’acciaio, ecc…).

Sbocchi e materiali d’imballaggio
Gli imballaggi trovano i maggiori sbocchi nei seguenti comparti e con le seguenti percentuali:
- prodotti ortofrutticoli freschi, in lieve diminuzione rispetto agli anni precedenti (18,6%);
- vino, in aumento rispetto al recente passato (20%);
- acqua minerale, in lieve diminuzione (9%);
- birra, in aumento (7%);
- derivati pomodoro, in aumento (6,7%);
- farina, pasta e pane (5,5%);
- prodotti da forno e dolci (4%);
- carni fresche e salumi (3%);
- latte e derivati del latte, in lieve diminuzione (4,5% );
- olio alimentare, in lieve aumento (3,5%);
- altri settori (18,2%).
L’analisi dell’evoluzione del packaging-mix nei diversi settori monitorati evidenzia l’elevato dinamismo degli imballaggi primari utilizzati per food e bevande.
I frequenti cambiamenti derivano da diverse esigenze: la progressiva “trasformazione” dell’imballaggio in strumento di marketing, la frequente immissione sul mercato di nuovi prodotti, con la conseguente necessità di differenziazione, nonché le richieste da parte del consumatore di prodotti e imballaggi a elevato contenuto di servizio.
Resta comunque prioritario che un imballaggio destinato a contenere un alimento ne garantisca la sicurezza sotto il profilo microbiologico, nonché la gradevolezza dal punto di vista sensoriale.
Per quanto riguarda gli imballaggi secondari (cluster, astucci ecc.), essi sono strettamente correlati ai primari, poiché costituiscono l’unità di vendita, assolvendo quindi un’importante funzione di comunicazione. I terziari (pallet, cassette di cartone ondulato, di legno e di plastica) soddisfano invece essenziali funzioni logistiche.
Può essere interessante, a questo punto, tracciare un breve profilo delle diverse filiere di imballaggi presenti nel settore alimentare.

Imballaggi cellulosici
Gli imballaggi cellulosici raggiungono una quota del 22,5% sul totale in peso degli imballaggi impiegati nell’area alimentare.
In qualità di imballaggio da trasporto, il cartone ondulato si attesta in prima posizione (14%).
Gli astucci pieghevoli (4,8%) vengono utilizzati da numerose merceologie: prodotti da forno, pasta, surgelati e, nell’ambito delle bevande, come cluster.
Una tipologia di imballaggio cellulosico particolare è quella dei contenitori rigidi poliaccoppiati, diffusi essenzialmente nel comparto dei liquidi alimentari (latte compreso), che ne assorbe il 70%. Negli ultimi anni sono stati oggetto di numerose innovazioni in termini di chiusura e forme. Sacchi, sacchetti e incarti chiudono il cerchio sugli imballaggi cellulosici utilizzati nel settore alimentare.

Imballaggi di plastica
Film per l’avvolgimento di carichi palettizzati e da incarto, contenitori, vaschette, accessori, sacchi e sacchetti, tubetti flessibili, bottiglie, secchielli, fusti ecc: numerose sono le tipologie di imballaggi in plastica impiegate nell’industria alimentare, dove detengono una quota del 18% in peso (10% utilizzato nell’area food e il restante 8% nel settore bevande).
Se si dovesse ragionare in termini di numero di confezioni, la quota degli imballaggi plastici sarebbe senz’altro superiore, in considerazione del peso medio inferiore a parità di prodotto contenuto, rispetto a molte altre tipologie di imballaggio. In questa grande famiglia troviamo anche i poliaccoppiati flessibili che, per le loro peculiarità, occupano un ruolo rilevante.
In termini quantitativi prodotti da forno, paste alimentari, surgelati, salumi e caffè sono i settori utilizzatori di punta.
In generale, in questa area di mercato, l’impiego degli imballaggi plastici presenta tassi di sviluppo molto interessanti. La crescita dipende dalla loro versatilità e rapidità di risposta alle nuove esigenze di confezionamento: il maggior ricorso al porzionato fresco, la crescita dei piatti pronti sia nella linea del refrigerato che in quella dei surgelati, la nascita dei prodotti ortofrutticoli di IV e V e gamma, la crescita dell’area bevande dove aumenta lo share delle bottiglie in plastica rispetto a soluzioni alternative, ecc…

Gli imballaggi d’acciaio
Nel totale degli imballaggi utilizzati dall’alimentare, il 5% va ascritto agli imballaggi d’acciaio: il 4% è costituito da contenitori di banda stagnata di capacità sino a 50 l/kg e chiusure, mentre l’1% interessa fusti di acciaio non rivestito, da 200 litri di capacità.
L’impiego dei contenitori di banda stagnata ha un picco nel settore dei derivati del pomodoro (60%), seguito dalle conserve di legumi e frutta (9%) e dalle conserve ittiche (5%).
La varietà dei cibi confezionati in scatole di banda stagnata, oltre ai settori di punta appena citati, è comunque molto vasta: prodotti per animali, carne in scatola, caffè, olio alimentare, sughi, basi per preparazione di primi e secondi piatti destinati alla ristorazione, gelato, olive, formaggio a dadini, sciroppi, sottolio e sottaceto, verdure varie (oltre ai legumi e ai pomodori), succhi di frutta, spezie ecc…
Tappi corona e capsule twist off, entrambi di banda stagnata e abbinati a bottiglie e a vasi di vetro, costituiscono un’area a sé stante. Per quanto riguarda i fusti d’acciaio da 200 litri di capacità, nel settore alimentare vengono essenzialmente impiegati per contenere i semilavorati dei derivati del pomodoro e l’olio destinato all’industria.
Negli ultimi anni gli imballaggi di acciaio sono stati interessati da molte innovazioni, in particolare la riduzione progressiva del peso medio a parità di prestazioni meccaniche (processo che ha coinvolto anche i fusti) e l’ampia diffusione dell’apertura easy open, che ha interessato la quasi totalità dei contenitori di capacità sino a 1 kg.

Imballaggi di vetro
L’industria alimentare impiega il 95% degli imballaggi di vetro.
Analizzando la presenza degli imballaggi di vetro nell’area alimentare, la quota raggiunge il 42% sul totale in peso degli imballaggi utilizzati per confezionare i diversi prodotti.
Oltre a quello delle bevande, grandi utilizzatori sono i settori dell’olio di oliva, dei derivati del pomodoro e dell’aceto.
In questa filiera, troviamo le bottiglie (38%) e i vasi (4%).
Il vetro continua a mantenere una leadership indiscussa per vino, birra e olio di oliva, super alcolici (dove l’unico imballaggio è proprio la bottiglia di vetro).
Nel settore dell’acqua minerale, il vetro non è più maggioritario, ma presenta quantità di utilizzo interessanti.
Buono anche il posizionamento della bottiglia di vetro nelle passate e polpe di pomodoro. Per quanto concerne i vasi di vetro, la loro presenza spazia tra marmellate, conserve vegetali, prodotti ittici, maionese, miele, sottolio e sottaceto ecc… Negli ultimi anni i produttori di contenitori di vetro sono riusciti a rivitalizzare il settore migliorando l’offerta, sia attraverso un alleggerimento del contenitore sia grazie alla personalizzazione del vaso e della bottiglia.

Imballaggi di alluminio
La quota di mercato degli imballaggi in alluminio nell’area alimentare è dell’1% circa. Data la particolare leggerezza di questo materiale, l’incidenza sul mercato sarebbe senz’altro superiore se si prendesse a riferimento il numero delle unità anziché il peso. La gamma degli imballaggi di alluminio nel settore alimentare è molto ampia: lattine per bevande (40% circa), scatolette per food (17%), chiusure (8%), vaschette e altro ricavato da foglio sottile (35%). Per quanto riguarda il food, gli imballaggi di alluminio sono presenti nei settori delle conserve ittiche, della carne in scatola, del pet food, nell’area dei piatti pronti, della gastronomia e in altri settori minori, sia sotto forma di classiche scatolette che in qualità di vaschette o foglio sottile da incarto.
Per quanto concerne le bevande, la birra e le bibite gassate sono i settori principali di utilizzo e si prevedono ottimi risultati di crescita nei settori delle bevande piatte. La leggerezza, unitamente alla robustezza, ne fanno un prodotto molto valido.
L’alluminio è altresì presente, in qualità di foglio sottile, sia nei poliaccoppiati flessibili che nei contenitori cellulosici rigidi (segmenti compresi, rispettivamente, nelle considerazioni specifiche delle filiere degli imballaggi plastici e cellulosici).

Imballaggi di legno
Gli imballaggi di legno si attestano al 12,5% sul totale degli imballaggi consumati in ambito alimentare, sotto forma di cassette per ortofrutta, pallet e bin. Fatto 100 il consumo di imballaggi di legno, il 30% si riferisce alla prima tipologia, il 70% interessa le due restanti.

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio


In Italy
Food & Packaging

FACTS AND FIGURES - Packaging trends and figures for the food industry: the percentages refer to the overall quantity of packaging used for packaging food and beverage. Ratio between the various types within the single packaging sectors. Plinio Iascone

The food and beverage industry is the second Italian manufacturing sector after mechanical engineering. According to the periodical reports made by Federalimentare, the area of the market that includes food and beverage in 2004 totalled a turnover of 105 billion Euro with 264 thousand employees (6700 concerns having more than nine employees).
• Beverages continue to detain the largest market share of overall turnover (14%, where wine holds pride of place with 7.5%).
• In second place one has the dairy products sector, with a share of 13%, followed by confectionery (9%), processed meat (7%), pasta (3.5%), food oil and vegetable preserves (both at 3%).
• Making a detailed analysis of the breakdown of turnover per product type, the reports over the latter years show an interesting trend: the so-called “evolved” products (sauces, ready meals, frozen foods, coffee pastilles, high added value beverages etc…) are showing progressive growth, having reached a share of around 13%.
• The foreign component of demand plays an important role, given that exports account for around 15% of production, and imports cover around 7% of domestic demand; the balance of trade shows a surplus, but, according to Federalimentare, Italian products have still not managed to fully exploit their potential. In actual fact, the share of Italian exports seen against production is clearly lower than the European average of 18%, and still very far off from the French percentages (22%).

The market: today
and tomorrow

The current economic situation that the Italian food and beverage industry is going through is unfortunately anything but satisfactory: after a long period of increases, in 2004 a drop in turnover of 0.2% was registered. The first figures for 2005 are also discouraging, the year is estimated as having come to a close with a turnover just a little above that of 2004.
According to Prometeia’s estimates, only from 2006 onwards will the food industry return to growing at slightly better rates, essentially drawn by domestic demand.
One should though bear in mind that Italian food consumption can no longer return to the growth figures of the eighties and nineties, in that, according to a study carried out by ISMEA, purchases are switching from food to non-food and services (clothing, travel, communication etc…). Having got over the current negative phase, this trend will only entail a limited growth in food and beverage consumption, in particular if the measuring parameter used is “quantity”.
Virtually all the types of food products have in fact reached a phase of maturity and, considering the low growthrate of the population, the quantities consumed will not in any way show sizeable growth; against this, the orientation towards products with a higher added value could lead to better results in terms of turnover.
The longterm prospects (stretching ahead to 2015) of the food industry are unexhilarating.
This summing things up is the picture reported by a study titled “2015 scenarios of the agrofood sector”, made by Federalimentare in cooperation with ISMEA, the Confindustria Study Centre and various Italian Universities.
In the coming ten years in fact food production will grow very slowly - at a 1.2% annual average - entailing a limited growth in both the domestic side of demand and in terms of foreign demand. The trends indicated may only be reversed as the result of deep structural modifications affecting the entire segment.

The modes of packaging
Given the difference in the merchandise listings, the food product packaging cover a broad variety of packaging solutions, often taking on the connotations of a marketing tool. Obviously the quantities are also very important.
According to studies carried out by the Istituto Italiano Imballaggio on the movement of total production in the four sectors monitored, in 2004 the food area used 8,256,000 t of packaging (54% absorbed by food 46% by beverage).
According to a first interim balance, in 2005 around 8,350,000 tons of packaging were used.
The calculation includes disposable as well as returnable packaging, as well as primary, secondary and transport packaging.
Still referring to the sectors monitored, growthtrends in the use of packaging in the last four year period stand at 2.4% annual average, compared to a growth of the food sector standing at a 1.6% annual average.
As made known the growthrate of the packaging sector is greater than the growth of the food area, with a difference to be put down to various factors:
- increase of prepacked products, such as for example cheeses and cold cut meats;
- increase of fresh portioned and packed market garden produce (4th and 5th range vegetables);
- increase of single doses, in particular in the beverage sector, with the spread of the 50, 33 and 25 cl formats both in plastic as well as glass (the lowering of the capacity generally entails a greater average weight of packaging per litre of product: ie four 25 cl bottles for example weigh more than a 1 litre bottle; the same goes for tubs and trays);
- a good growth in production of some sectors such as wine, spirits, tomatoes and oil derivates, that use packaging with a high average weight (glass bottles, steel tins, etc…).

Outlets and packaging material
Packaging finds the greatest outlets in the following segments and with the following percentages:
- fresh market garden produce, dropping slightly compared to the previous years (18.6%);
- wine, increasing compared to the recent past (20%);
- mineral water, dropping slightly (9%);
- beer, on the increase (7%);
- tomato derivates, on the increase (6.7%);
- flour, pasta and bread (5.5%);
- bakery and confectionery products (4%);
- fresh and cold cut meats (3%);
- milk and milk derivates, dropping slightly (4.5%);
- food oil, slightly on the increase (3.5%);
- other sectors (18.2%).
The analysis of the evolution of the packaging-mix in the various sectors monitored highlights a high dynamism of primary packaging used for food and beverage.
The frequent changes derived from the various demands: the progressive “turning” of the packaging into a marketing tool, the frequent launch on the market of new products, with the consequent need to differentiate the same, as well as consumer demand for products and packaging with a high service content. All the same the priority for food packaging is that it still guarantees the microbiological safety as well as the pleasurableness to the senses of the product contained. As far as secondary packaging is concerned (clusters, cases etc.), these are strictly associated with primary packaging, in that the latter constitutes the sales unit, hence performing an important communicative function.
Tertiary packaging (pallets, corrugated cardboard, wooden or plastic crates) in turn satisfies essential logistical functions. It might at this point be interesting to trace out a brief profile of the various packaging segments present in the food and beverage sector.
Cellulose packaging
Cellulose packaging accounts for a share of 22.5% of the total in weight of packaging used for foodstuffs.
As transport packaging, corrugated cardboard is in lead position (14%).
Folding cases (4.8%) are used by numerous product sectors: bakery products, pasta, frozen foods and, in beverage, as clusters. Stiff polylaminate containers are mainly used in the liquid food segment (including milk), that absorbs 70%. These containers have been subject to numerous innovations in terms of closures and shapes over the last few years. The listing of cellulose packaging used in the food sector terminates with various types of bags and wrappings.

Plastic packaging
Numerous types of plastic packaging are used in the food industry: films for wrapping palletised loads, containers, tubs, accessories, large and small bags, flexible tubes, bottles, buckets, drums etc. They account for 18% in terms of weight (10% used in the food area and the remaining 8% in beverage).
Calculating things in terms of number of packs, the share of plastic would be the highest, considering the lower average weight seen against the product contained compared to most other types of packaging.
Flexible polylaminates are also part of this huge family, that play an important role due to their peculiar features.
In quantitative terms the key sectors are bakery products, pasta, frozen foods, cold cut meats and coffee.
In general in this area of the market the use of plastic packaging shows very interesting growthrates.
Growth is due to their versatility and response speed to the new packaging demands: the greater resorting to fresh portions, the growth of ready meals in both refrigerated and frozen products, the growth of cut and washed market garden produce, the growth of the beverage area where an increase in the share of the plastic bottle compared to alternative solutions is evident.

Steel packaging
Steel packaging accounts for 5% of total food packaging: 4% being constituted by tinplate containers up to a capacity of 50 l/kg and closures, while 1% is taken up by non coated 200 litre capacity steel drums.
The usage of tinplate containers peaks in the tomato derivate sector (60%), followed by pulse and fruit preserves (9%) and ichthyic preserves (5%).
A vast variety of food is packed in tinplate, as well as the sectors already mentioned one has: petfood, canned meat, coffee, food oil, sauces, bases for catering, icecream, olives, cheese cubes, syrups, pickled products, mixed vegetables (including pulses and tomatoes), fruit juices, spices etc…
A separate sector is constituted by crown caps and twist-off capsules, both in tinplate, that come with glass bottles and jars.
As regards the 200 litre capacity steel drums, in the food sector they are essentially used for containing semiprocessed goods and tomato derivates and oil for the food industry.
Steel packaging has seen much innovation over these last years, in particular the progressive average weight reduction while maintaining the same mechanical performance (process that has also involved the drums) and the popularity of easy open devices, involving virtually all the containers with capacities up to 1 kg.

Glass packaging
95% of glass packaging is used by the food industry.
Analysing the presence of glass packaging in the food area, glass packaging accounts for 42%, speaking in terms of weight, of total food packaging considering all the various food products.
As well as beverages, the olive oil-, tomato derivate and vinegar sectors are also prime users.
Of the total glass used in the food industry 38% is constituted by bottles and 4% by jars.
Glass continues to have an undisputed leadership for wine, beer and olive oil, spirits (where the glass bottle is the only packaging used).
In the mineral water sector glass no longer holds sway but shows interesting use quantities.
The glass bottle is also much-used for tomato pulp and puree.
As far as glass jars are concerned, they are used for jam, vegetable preserves, ichthyic products, mayonnaise, honey, pickles etc…
Over the last few years glass container producers have managed to revitalise the sector improving their product offer, both through the downgauging of containers as well as through the personalisation of the jar and bottle.

Aluminium packaging
Aluminium packaging used in the food area makes up around 1% of the total. Given the special lightness of this material, its share would undoubtedly be higher if one considered the number of units rather than the weight.
The range of aluminium packaging in the food sector is extremely broad: beverage cans (around 40%), food tins (17%), closures (8%), trays and other items deriving from foil (35%).
As far as food is concerned, aluminium packaging is present in the ichthyic preserve-, canned meat and petfood sectors, in the ready meals sector, in delicatessen products and other minor sectors, both in the form of classic tins and as trays or wrapping foil.
As far as beverages are concerned, beer and soft drinks are the main user sectors and great growth results are predicted in the flat beverages sector.
Their lightness together with sturdiness make them a highly valid product. Aluminium is also present in the form of foil, both in flexible polylaminates and stiff cellulose containers (specifically included respectively in the plastic and cellulose packaging segments).

Wood packaging
Wood packaging accounts for 12.5% of the total of packaging consumed in the food segment, in the form of crates for market garden produce, pallets and bins. Considering total wood packaging consumption, crates account for 30%, pallets and bins for the remaining 70%.

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio