January/February 2004





L’imballaggio che verrà
Packaging in times to come

Il confezionamento dei prodotti alimentari
Food packaging

Tempo di riflessioni…
Time for reflection…

M&D News







F&F News







Tante soluzioni, ma uniche
Many solutions, unique too

I&M News






Il Cop9 dell’imballaggio
The Cop9 of packaging

L’approfondimento
Examination

E&L News

IE&L News







Ce n’est qu’un début
Ce n’est qu’un début

Un gruppo, cinque realtà
One group, five companies

Elogio della concretezza
In praise of concreteness

M&M News









Food: dati e tendenze di mercato di una delle più significative e interessanti aree di mercato dell’industria manifatturiera nazionale, dal punto di vista dell’impiego di imballaggi. Plinio Iascone

Con riferimento ai dati 2002, l’area agro-alimentare italiana (produzione agricola + attività di trasformazione) vale 93 miliardi di Euro, di cui il 15% destinato all’esportazione. Le imprese operanti sono 36.900 per un totale di 398.000 addetti. In relazione al valore della produzione, l’area si classifica al terzo posto sul totale dell’industria manifatturiera, dopo il settore metalmeccanico e il tessile-abbigliamento. La trasformazione di alimenti e bevande incide per l’80% in termini quantitativi sul totale ed esprime un valore economico di 75 miliardi di euro. Scendendo poi in un ulteriore dettaglio, l’area food (oggetto della presente analisi) incide per il 70%.

Il quadro generale
L’industria alimentare del food ha continuato a presentare un trend evolutivo sostanzialmente positivo anche nel triennio 2001-2003, in concomitanza con il periodo di crisi che ha interessato l’industria manifatturiera italiana nel suo complesso.
Nel 2002, la produzione ha evidenziato un tasso di crescita pari a circa l’1,6%, tipico di un settore maturo ma senz’altro molto significativo, se paragonato alla flessione del 2,5% della produzione industriale.
Rispetto agli altri comparti, il settore alimentare ha vissuto dunque nell’ultimo triennio, una delle migliori prestazioni in termini di crescita della produzione, confermando la minore sensibilità strutturale al ciclo economico. La componente estera della domanda è significativa, arrivando a interessare il 20% circa della produzione globale. I settori di punta dell'export sono i seguenti: conserve vegetali, pasta, riso e dolciario. La domanda interna, che assorbe la quota più alta della produzione, negli ultimi anni ha presentato uno sviluppo medio annuo pari all’1% circa. Secondo un primo preconsuntivo, nel 2003 l’area food dovrebbe esprimere un tasso di crescita di poco superiore a quello del 2002 e proprio il rafforzamento della domanda interna ha determinato il trend evolutivo sostanzialmente positivo del settore. Come anticipato, l’industria alimentare italiana, al pari di altri settori "maturi" cresce a tassi contenuti. Per mantenere i trend di crescita attuali e possibilmente potenziarli, gli operatori devono necessariamente creare nuovi stimoli al consumo, individuando anche nuove nicchie di mercato. E, di fatto, un numero crescente di imprese sta mettendo in campo innovazioni di processo e di prodotto.

I settori sotto esame - Le aree merceologiche del food tenute sistematicamente sotto osservazione dall’Istituto Italiano Imballaggio e prese in esame nel corso di questa trattazione, sono trenta (ognuna delle quali costituita da vari "sotto settori") e coprono il 68% circa del totale.
Tra i principali settori monitorati troviamo:
- l’area dei prodotti ortofrutticoli freschi destinati ai consumi di famiglie e catering con uno share, rispetto al campione monitorato, del 51%;
- sfarinati vari (13%);
- pane, pasta, prodotti da forno e dolci vari (12%);
- conserve vegetali (5,5%);
- carni fresche e derivati come salumi, carne in scatola ecc. (4,5%);
- zucchero (3%);
- derivati del latte (2%);
- surgelati (1,5%);
- riso (1,5%);
- altri settori (6%).
Si tratta, comunque, di un campione settoriale estremamente significativo, che esprime una produzione di 50 milioni di t (su una produzione alimentare italiana stimata in circa 73 milioni di t, destinata alle famiglie e al catering), per la cui movimentazione sono state necessarie 4.363.000 t di imballaggi.

Il confezionamento
A livello generale, gli imballaggi alimentari devono garantire la perfetta conservabilità del prodotto e devono essere strumenti di marketing e di comunicazione. Devono anche offrire al consumatore un contenuto di servizio.
Le innovazioni di prodotto e di processo comportano continui adeguamenti in termini di tipologie di imballaggio utilizzate, in particolare di quelli primari.
In sintesi, un imballaggio utilizzato per il confezionamento di un alimento deve:
- garantire sicurezza sotto il profilo microbiologico;
- trasmettere gradevolezza dal punto di vista sensoriale;
- comunicare le caratteristiche del prodotto e della marca;
- facilitare l’utilizzo del prodotto;
- permettere, in alcuni casi, l’utilizzo in forni a microonde;
- avere un costo contenuto rispetto al valore del prodotto confezionato;
- essere eco compatibile.
Secondo le elaborazioni effettuate dall’Istituto Italiano Imballaggio, il confezionamento degli alimenti assorbe il 30% circa del totale degli imballaggi utilizzati in Italia e la quota comprende gli imballaggi primari, secondari e quelli da trasporto.
Se consideriamo l’evoluzione del mix del packaging nei diversi settori, gli imballaggi primari utilizzati nell'area food sono caratterizzati dal dinamismo maggiore, presentando, in molti casi, valori superiori a quello dei settori alimentari di riferimento.
Il maggiore tasso di sviluppo del consumo di imballaggi è motivato essenzialmente da un progressivo aumento dei prodotti porzionati e preconfezionati messi in vendita, come succede, ad esempio, nei settori dei formaggi, dei salumi, dei prodotti ortofrutticoli standard e di quarta gamma, ecc... Per quanto riguarda le altre due categorie di imballaggi, i secondari (cluster, astucci, sacchetti ecc.) sono strettamente collegati ai “primari”, poiché costituiscono l’unità di vendita e quindi assolvono a un'importante funzione di comunicazione, mentre i terziari (cassette di cartone ondulato, pallet, cassette di legno o plastica) soddisfano importanti funzioni logistiche.
Gli imballaggi utilizzati nel settore alimentare trovano i maggiori sbocchi nei seguenti comparti, arrivando a una quota globale del 66% (il restante 34% viene assorbito da un’altra miriade di settori):
- prodotti ortofrutticoli freschi (35%);
- sfarinati vari (9%);
- pasta, prodotti da forno e dolci (8,5%);
- ortaggi e frutta conservata (5%);
- carni fresche e trasformate (5,5%);
- derivati del latte (3%).

I materiali impiegati
Un’analisi del mix del packaging, con riferimento ai soli imballaggi primari e secondari (confezioni destinate alla vendita), evidenzia che gli imballaggi di plastica e quelli cellulosici sono i più diffusi.
Gli imballaggi di plastica, con una quota del 47,5% sono presenti, di fatto, nella quasi totalità dei settori di utilizzo dell’area food: film da incarto automatico, vaschette, sacchetti e cassette, sono le tipologie di imballaggi di plastica più diffuse.
Gli imballaggi cellulosici sono la seconda categoria a maggiore diffusione: il 34% dei prodotti alimentari confezionati vede la presenza di questa soluzione di imballaggio e i "numeri" più significativi vengono espressi da astucci pieghevoli di cartoncino, sacchi e cassette per i prodotti ortofrutticoli. Gli imballaggi metallici, scatole di banda stagnata e di alluminio, occupano una quota del 5% circa e trovano largo impiego nei settori delle conserve vegetali, ittiche e di carne. Negli ultimi tempi, i poliaccoppiati flessibili hanno avuto ottime prestazioni di mercato, attestandosi a una quota del 4% circa.
Il vasetto di vetro (2,3%) viene impiegato principalmente nei settori delle conserve vegetali e delle conserve ittiche.

Imballaggi e principali aree di mercato
• I prodotti ortofrutticoli freschi destinati al consumo delle famiglie e della ristorazione in genere sono trasportati dai centri di produzione alla distribuzione, mediante cassette di legno, plastica (a rendere e a perdere) e cartone ondulato. Di frequente, queste cassette, raggiungono anche il consumatore finale (in particolare la ristorazione).
Il consumo si è nettamente orientato nei confronti delle cassette di plastica e di quelle di cartone, a scapito di quelle di legno.
• In netta e progressiva crescita l’impiego di vaschette, vassoi e sacchetti di plastica.
• L’area dei prodotti derivati dalla farina (biscotti, pasticceria, pasta e pane) è dominata dalle confezioni di cellulosa (in particolare astucci pieghevoli, incarti, sacchetti) e dai poliaccoppiati flessibili. Di recente sono stati registrati buoni ritmi di crescita degli astucci pieghevoli.
• Nell’area delle conserve vegetali (derivati del pomodoro, legumi, frutta sciroppata ecc.) i barattoli di banda stagnata detengono la quota maggiore, a cui seguono i contenitori di vetro.
I barattoli di banda stagnata sono per lo più impiegati nel confezionamento di pomodori pelati e a pezzetti, nel settore della frutta sciroppata e delle conserve di legumi. I vasi di vetro trovano invece applicazione nelle marmellate, nei sottolio e sott’aceto e nella passata di pomodoro. Altre tipologie di imballaggi utilizzati nell’area delle conserve vegetali: contenitori di cellulosa accoppiata, tubetti di alluminio, cartoncino con funzione di cluster, le buste di poliaccoppiato flessibile.
Di recente le bottiglie di PET hanno fatto la propria comparsa nel settore delle passate di pomodoro.
• Il comparto dei salumi utilizza essenzialmente tre famiglie di imballaggi: i film plastici, la carta politenata e i fogli di alluminio.
Al fine di comprendere meglio gli impieghi delle diverse tipologie di confezionamento è necessario distinguere tra alimenti confezionati negli stabilimenti di produzione o dalla distribuzione.
I produttori utilizzano poliaccoppiati plastici flessibili o semirigidi associati alle tecniche di conservazione in atmosfera modificata o sotto vuoto.
In progressiva crescita anche la pratica di confezionare, generalmente sottovuoto, i pezzi interi. I salumi confezionati presso il produttore risultano in progressiva crescita. Da alcuni anni i salumi venduti al banco della distribuzione hanno registrato la diminuzione del classico foglio di carta a favore di altre soluzioni, in particolare vaschette di alluminio e di plastica.
Presso la distribuzione moderna cresce progressivamente il porzionato preconfezionato in vaschette di plastica avvolte da pellicole.
• Le medesime soluzioni di confezionamento evidenziate per i salumi, interessano anche il settore dei formaggi.
• Un altro interessante settore dell’area food, dal punto di vista del packaging, è quello dei surgelati, dove si fa ricorso a imballaggi poliaccoppiati flessibili, astucci di cartoncino, vaschette di alluminio e plastica e secchielli di vario formato di plastica.
In molti casi si evidenzia la presenza di più tipologie di imballaggi: sacchetto di plastica associato ad astuccio di cartoncino (ad esempio nel caso della pasta per pizze o torte varie), sacco di poliaccoppiato flessibile (ad esempio nel caso degli ortaggi), vaschetta di plastica o alluminio + involucro di film plastico + astuccio di cartoncino (ad esempio per alcune confezioni di piatti pronti), vaschette o bicchierini di plastica per i gelati. Al momento non esistono significativi spostamenti da un imballaggio all’altro e le modifiche nel mix globale del packaging derivano essenzialmente dall’andamento dei diversi settori che presentano, ovviamente, soluzioni di confezionamento differenti.
• L’imballaggio storico delle conserve ittiche (tonno, sardine e acciughe sottolio) è la scatoletta di metallo: banda stagnata e alluminio.
Nel tempo, a tali soluzioni, si è affiancato il vasetto di vetro che è andato progressivamente a ritagliarsi una quota interessante, specialmente nel segmento delle acciughe sottolio. Di recente è stata introdotta nel segmento del tonno, in particolare per le insalate miste a base tonno a pezzetti, la busta di poliaccoppiato flessibile.
• Un'ampia gamma di soluzioni di imballaggio è adottata dal comparto del pet food, in particolare nel segmento dell’umido.
In questo ambito, comunque, le lattine di banda stagnata costituiscono la soluzione storica e di maggior impiego. Si sono via via affiancate altre tipologie di imballaggi: lattine e vaschette di alluminio, buste di poliaccoppiato flessibile e, in tempi più recenti, anche contenitori di cellulosa accoppiata.
Meno variegato si presenta il mix del packaging per i prodotti secchi, dove troviamo essenzialmente sacchi di carta e astucci di cartoncino.
• Le carni fresche, negli ultimi dieci anni, hanno visto una progressiva e sensibile diminuzione dell’impiego dell’incarto classico costituito dal foglio di carta. Tale evoluzione è stata determinata dalla progressiva crescita delle vendite attraverso la distribuzione moderna, che prevede l’impiego di vaschette di plastica avvolte da pellicola.
Negli ultimi tempi stanno altresì aumentando anche le vendite di carni confezionate in atmosfera protetta presso i grandi gruppi alimentari: in questi casi vengono impiegati poliaccoppiati flessibili plastici.
• Presentiamo una panoramica delle soluzioni di packaging adottate in altri settori dell’area “food”:
- per il confezionamento di caffè si adottano sacchetti e sacchi di poliaccoppiato flessibile, barattoli di banda stagnata, scatole di cartoncino, vasetti di vetro e sacchetti di carta;
- per il confezionamento di zucchero, vengono impiegati sacchetti e bustine di carta, astucci di cartoncino;
- per il confezionamento di farina si ricorre a sacchi e sacchetti di carta;
- per il confezionamento di riso si usano sacchetti di poliaccoppiato flessibile, astucci di cartoncino e sacchi di carta.

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio



Food packaging
Food: data and market trends in one of the most significant and interesting market areas of the Italian manufacturing industry, as seen from the point of view of packaging.
Plinio Iascone


On the basis of the data for 2002, the Italian agro-food area (farm produce + processing business) is worth 93 billion Euros, with 15% for export. The companies operating in this field number 36,900, with 398,000 employees. As for the value of output, this area comes third in the entire manufacturing industry, after mechanical engineering and textiles/fashion.
The processing of food and drink accounts for 80% in terms of the total quantity and is worth 75 billion Euros. If one looks at the sector in greater detail, the food area (the subject of this study) accounts for 70%.

The overall picture
The food industry continues to enjoy substantially positive growth, even in the three years 2001-2003, despite the recession that has hit the Italian manufacturing industry as a whole during the same period.
In 2002, output grew by about 1.6%, typical of a mature sector, but equally meaningful when compared to the drop of 2.5% seen in industrial output.
Compared to the sectors, the food sector has, however, seen one of the best performances in terms of output over the past three years, confirming the lower sensitivity of its structure to the ups and downs of the economy.
Foreign demand is important here, accounting for about 20% of overall output. The most important export sectors are: vegetable preserves, pasta, rice and confectionery.
Domestic demand, which accounts for most of production, has grown by a mean annual average of about 1% in recent years.
According to an initial balance for 2003, the food area should see growth of just over that seen in 2002 and the basically positive growth trend for this sector is mainly due to an increase in domestic demand.
As already mentioned, the Italian food industry is growing at a steady, though low rate, like other "mature" sectors. To maintain current growth rates and, where possible, boost them, operators have no choice but to create new stimuli for consumption, as well as identifying new niche markets. In fact, the number of businesses introducing product and process innovation continues to rise.

Sector by sector - Some thirty goods areas in the food market are continually monitored by the Istituto Italiano Imballaggio and discussed here (each with its own "sub sectors"), amounting to about 68% of the total.
The main sectors monitored include:
- the fresh farm produce area, for family and catering consumption, with a 51% share of the monitored sample;
- various flours (13%);
- bread, pasta, bakery products and various confectionery (12%);
- vegetable preserves (5.5%);
- fresh meat and meat derivatives, such as processed pork, canned meat, etc. (4.5%);
- sugar (3%);
- milk derivatives (2%);
- frozen food (1.5%);
- rice (1.5%):
- other sectors (6%).
This is a particularly meaningful sample, with output of 50 million t (out of a total output of food in Italy of 73 million t, for families and catering), requiring some 4,363,000 t of packaging to handle the food.

The packaging
Generally speaking, food packaging must guarantee the perfect preservation of the product and must also be a good marketing and communication tool. The packaging must also offer consumers a service content.
Product and process innovation lead to continual changes in the type of packaging used, especially the primary packaging.
Put briefly, packaging used to pack food must:
- guarantee microbiological safety;
- transmit pleasant sensations;
- communicate the characteristics of the product and the brand;
- make it easier to use the product;
- allow for use in microwave ovens (in certain cases);
- have a low cost compared to the value of the product within;
- be eco-compatible.
According to data processed by the Istituto Italiano Imballaggio, food packaging accounts for about 30% of all packaging used in Italy and this figure includes primary, secondary and shipping packaging.
If we consider the evolution of the packaging mix in the various sectors, the primary packaging used in the food area is characterised by greater dynamics, often with values higher than the corresponding food sector.
Most growth in the consumption of packaging is motivated by a constant increase in portioned and pre-packed products, as is the case, for example, in the cheese, processed pork, standard fruit and vegetable and pre-washed salad sectors, etc... As for the other two categories of packaging, the secondary one (cluster packs, cases, bags, etc.) are closely linked to the “primary” packaging, as this is the sales unit and so has an important function of communication, while the shipping packaging (corrugated cardboard boxes, pallets, wooden or plastic crates) serve important logistical functions.
The main outlets for the packaging used in the food sector are listed below, accounting for 66% of the total (the remaining 34% is used in a hundred different sectors):
- fresh fruit and vegetables (35%);
- various flours (9%);
- pasta, bakery products and confectionery (8.5%);
- preserved vegetables and fruit (5%);
- fresh and processed meat (5.5%);
- milk derivatives (3%).

The materials used
An analysis of the packaging mix for primary and secondary packaging only (packs for retail) shows that plastic and cellulose packaging are the most widespread forms.
Plastic packaging with a share of 47.5% are, in fact, found in virtually every sector of use in the food area: automatic wrapping film, trays, bags and crates are the most common forms of plastic packaging.
Cellulose packaging is the second most widely used category: 34% of packed foods use this form of packaging with folded carton boxes, bags and crates for fruit and vegetable seeing the most significant "figures".
Metal packaging, tin and aluminium cans, have a share of roughly 5% and are widely used for preserved vegetables, fish and meat.
In recent years, flexible polylaminates have performed extremely well on the market, with a share of about 4%.
Glass jars (2.3%) are mainly used in the preserved vegetable and fish sectors.

Packaging and the
main market areas

• Fresh farm produce for family consumption and catering is generally shipped from the production centres to the distribution depots in wooden or plastic crates (returnable or otherwise) and corrugated cardboard boxes. These crates and boxes often continue right through to the final consumer (especially in the case of catering).
Consumption trends are now clearly for plastic crates and cardboard boxes, with wood losing out.
• The use of trays, tubs and plastic bags continues to grow sharply.
• The area of flour-based products (biscuits, confectionery, pasta and bread) is dominated by cellulose packaging (especially folded boxes, wrapping paper and bags) and flexible polylaminate solutions. There has recently been sustained growth in folded boxes.
• In the area of vegetable preserves (tomato derivatives, legumes, fruit in syrup, etc...), tin cans have the greatest share, followed by glass containers.
Tin cans are mostly used to pack skinned and chopped plum tomatoes, in the area of fruit in syrup and legumes.
Glass jars, on the other hand, are used for jam and marmalade, marinated foods and that in oil, plus tomato purees.
The other types of packaging used for vegetable preserves: laminated cellulose containers, aluminium tubes, cluster-type board and flexible polylaminated bags.
PET bottles have recently entered the tomato puree sector.
• The processed pork area uses three main families of packaging: plastic film, polythene-coated paper and aluminium foil.
In order to understand the different uses of each type of packaging, one needs to make a distinction between foods packed in the factory and those by the distributor.
Producers tend to use flexible or semi-rigid polylaminated plastics plus the modified atmosphere or vacuum techniques.
Also the practice of packing entire hams is growing, generally in a vacuum pack. The trend is for more and more processed pork to be packed directly by the producer.
When it comes to the sale of processed pork over the counter, the classic wrapping paper has lost ground in recent years to other solutions, especially aluminium and plastic trays.
Pre-packed portioned servings in plastic trays wrapped with cling-film continue to grow in the supermarket.
• The same packing solutions for processed pork are also used for cheese.
• Another interesting sector of the food area in terms of packaging is the sector of frozen food, where flexible polylaminated packaging is widely used, together with cartons, aluminium and plastic trays and tubs made from various types of plastic.
In many cases, there are several different types of packaging used together: a plastic tub combined with a carton (e.g. various types of pizza dough and cake mixes), a flexible polylaminated bag (e.g. vegetables), a plastic or aluminium tray + plastic film wrapping + carton (e.g., certain ready meals), trays or beakers made from plastic for ice-cream.
There are no major trends at present away from one type of packaging towards another and any changes in the global mix of the packaging basically come from trends in the different sectors that, of course, have different packing solutions.
• The classic packaging for fish preserves (tuna, sardines and anchovies in oil) is the metal can: tin and aluminium.
Over time, the glass jar has joined the can, gradually carving out a large share, especially in the anchovies in oil segment.
The flexible polylaminated bags has recently been introduced for tuna, especially for mixed tuna salads.
• There's a wide range of packaging solutions used for the pet food sector, especially moist pet food.
However, tin cans are the classic solution and the most widely used. Other types of packaging have appeared over the years: aluminium cans and trays, flexible polylaminated bags and, most recently, laminated cellulose containers.
The packaging mix is less variegated for dry pet food products: basically paper bags and carton boxes.
• Fresh meat over the past ten years has seen a gradual, but marked drop in the use of the classic wrapping consisting of sheets of paper. This evolution has been due to the growing number of sales through supermarkets, which favour the use of plastic trays wrapped in film.
Just recently sales of meat in protected atmosphere packs have started to rise in the major supermarket chains: here flexible polylaminated plastics are used.
• Here's a quick look at the packaging solutions adopted in the other sectors of the “food” area:
- coffee: flexible polylaminated bags and sacks, tin cans, cartons, glass jars and paper bags;
- sugar: paper bags and sacks, cartons;
- flour: paper bags and sacks;
- rice: flexible polylaminated bags, cartons and paper bags.

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio
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Protezione: dalla paura all’impegno

Astra/Demoskopea ha presentato un’indagine sul rapporto fra italiani, qualità del cibo, imballaggi e recupero, da cui emerge un Paese esigente, un po’ (troppo) ansioso ma anche capace di comportamenti virtuosi.


Con la brillante e sagace ironia che lo distingue, Enrico Finzi ha presentato i risultati di un’indagine dal titolo “Gli italiani, la protezione e il packaging”, condotta lo scorso anno da Astra/Demoskopea su un campione rappresentativo di consumatori italiani.
Commissionata da Tetra Pak, la ricerca dipinge una società sempre più moderna ed evoluta, eppure in preda all’incertezza e bisognosa di equilibrio, rassicurazione, protezione.
Il 55% degli adulti, in particolare, si dichiara molto preoccupato della qualità e della sicurezza di cibi e bevande: una paura che corre lungo tutto il Paese, ma espressa con maggior forza da meridionali, 35-64enni, soggetti con redditi bassi e famiglie con bambini.
A colpire, soprattutto, è che l’ansia continui a crescere; il 46%, infatti, si è detto ancora più preoccupato rispetto a tre anni fa, quando pure eravamo nel pieno delle note vicende “mucca pazza” e “pollo alla diossina”.
Inoltre, terzi al mondo dopo francesi e olandesi per l’importanza conferita al mangiar bene e al bere sano, gli italiani (83% della fascia 14-79 anni) affermano senza esitazioni di dare molto peso alla qualità e alla sicurezza degli alimenti. Le categorie sociali più attente sono i 35-54enni, i residenti nelle città oltre i 250 mila abitanti e nelle cosiddette “regioni rosse”, i gruppi sociali più colti e benestanti, i membri di famiglie con presenza di bambini.

Fiducia all’imballaggio
Un dato, certo apprezzato dalle aziende del settore, conferma che la quasi totalità dei consumatori (con qualche eccezione fra gli anziani, i poveri, i non scolarizzati, i residenti nelle aree montane) è consapevole del ruolo del packaging come strumento capace di assicurare qualità e sicurezza.
L’imballaggio, del resto, è al centro di un crescente interesse collettivo (+55% dal 1982 al 2002): il 90% degli adulti gli riconosce soprattutto una funzione protettiva dalla luce e dagli agenti esterni, oltre che di conservazione delle proprietà organolettiche. Lo stesso discorso vale ancor più per le confezioni di poliaccoppiato, capaci di garantire il mantenimento dei diversi nutrienti, come la vitamina B2 del latte.
I “brick”, del resto, piacciono anche perché le persone continuano ad amare la carta e il cartone: naturali, semplici, comunicativi e facili da trasportare, questi materiali legati alla tradizione sono in grado di veicolare una forte valenza protettiva.
Sono tante, tuttavia, le funzioni che può assumere l’imballaggio: per il 94% indica il prodotto e la marca, per l’85% può essere bello, per l’80% offre comodità e praticità, può dare prestigio al contenuto (74%), invoglia all’acquisto (61%), dà informazioni indispensabili (88%) e consigli utili (67%), rende più sereni (58%), può essere divertente (46%), suscita emozioni come la nostalgia del passato o il senso di appartenenza (42%), a volte serve per altri usi, dopo che si è usato tutto il prodotto contenuto (31%). Qualcuno afferma addirittura che talvolta il packaging sia meglio del contenuto (40%) e renda più allegra la vita di tutti i giorni (38%).



I tanti volti della protezione
La ricerca Astra Demoskopea è stata presentata da Enrico Finzi durante Cibus Tec, in occasione del dibattito “Proteggere la bontà: la protezione Tetra Pak lungo tutta la catena del valore”. Moderata dal giornalista Nicola Dante Basile, la discussione del 24 ottobre 2003 è stata aperta da Paulo Nigro, presidente di Tetra Pak Italiana. Nigro ha posto la necessità di spiegare anche al consumatore finale i vantaggi offerti dalle confezioni di poliaccoppiato, le cui virtù protettive sono state confermate, con rigore scientifico e chiarezza espositiva, da Luciano Piergiovanni (ordinario di Tecnologie di condizionamento e distribuzione del DiSTAM di Milano). Sergio Stagni, responsabile Settore Generi Vari, direzione Qualità di Coop Italia, ha poi illustrato il ruolo giocato dalla GDO per favorire la cultura della protezione, sia dei prodotti sia dell’ambiente in cui viviamo. Piero Capodieci, presidente di Comieco, ha infine tracciato le sfide ancora aperte in materia di recupero e riciclo.



Il ruolo di imprese e cittadini
Se la fiducia nei confronti dell’imballaggio in sé sembra condivisa da quasi tutti i nostri connazionali, sul comportamento dei produttori e della distribuzione emergono ancora alcuni dubbi, anche se la maggioranza plaude alla sincerità delle loro iniziative.
A fronte, infatti, di un 33% dei 14-79enni che manifesta il proprio scetticismo in merito alla volontà e alla capacità dell’industria di garantire qualità e sicurezza dei prodotti alimentari industriali (il dato è appena più indulgente nei confronti della distribuzione), c’è un ragguardevole 67% che si dichiara invece convinto che questi due attori abbiano la volontà e l’interesse a offrire al consumatore alimenti e bevande privi di rischi per la salute umana, preservando nel tempo anche le caratteristiche dei prodotti stessi. Ne sono convinti soprattutto coloro che hanno meno di 54 anni, le classi sociali da quella media in su, le regioni centro-settentrionali, i diplomati e i laureati, i residenti in città dai 30 mila abitanti in su, le donne (specie se madri).
Infine, i dati relativi a recupero e riciclo. Assieme al vetro, la carta e il cartone detengono la palma della notorietà: ben il 94% sa che questi materiali possono essere recuperati con profitto.
E se la tutela dell’ecosistema è ormai cara all’83% degli italiani adulti, è il 56% a praticare con continuità la raccolta differenziata. Nella classifica dei cittadini più virtuosi trovano posto le donne, gli ultra 34enni, le regioni settentrionali e i membri delle famiglie con meno di quattro persone; un elemento curioso (forse non sorprendente) è che i ceti medi/impiegatizi e le casalinghe sembrano più attenti e socialmente responsabili rispetto alle élites.



Protection: from fear to commitment
Astra/Demoskopea has presented a survey into the relationship between Italians, the quality of food, packaging and recovery, from which the picture of a demanding country emerges. One that's just a bit (too) worried, though also capable of some virtuous behaviour.

With the brilliant, wise irony typical of him, Enrico Finzi presented the results of a survey entitled “Italians, protection and packaging”, carried out last year by Astra/Demoskopea on a representative sample of Italian consumers.
Commissioned by Tetra Pak, this study draws the picture of a society that's increasingly modern and evolved, though subject to uncertainty and with a need for a balance, assurance and protection.
More specifically, 55% of adults claim to be very worried about the quality and safety of food and drinks: a fear felt throughout the country, but more concentrated in those from the South, aged 35-64, with a low income and families with young children.
The most striking finding is that this anxiety continues to grow; in fact, 46% said they were even more worried than three years ago, when Italy was in the midst of the “mad cow” and the “dioxin chicken” crises.
Moreover, after the French and the Dutch, Italians are third when it comes to giving a lot of importance to eating well and drinking healthily: Italians confirm without hesitation (83% in the 14-79 year bracket) that they give a lot of weight to the quality and the safety of the food they eat. The categories that pay most attention are those aged 35-54, living in cities with more than 250,000 inhabitants and in the so-called “red regions” (Emilia Romagna, Tuscany, Umbria and Le Marche), social groups with higher education and good incomes, members of families with young children.

Trust in packaging
One fact that emerged, bound to be much appreciated by the companies in this industry, confirms the awareness of nearly all consumers (with just a few exceptions among the elderly, the poor, those with poor education and residents in mountain areas) of the role of packaging as a tool capable of guaranteeing quality and safety.
Then again, packaging is at the centre of growing public interest (+55% in the period 1982 - 2002): 90% of adults now recognise packaging's role in protecting contents against light and external agents, as well as the preservation of the organoleptic properties. The same goes for polylaminate packaging, and even more so, capable of guaranteeing the preservation of the various nutrients, such as Vitamin B2 in milk.
Besides, the “brick” packs are also liked because people continue to love paper and cardboard: natural, simple, good communicators and easy to transport, these materials are linked to tradition and convey a strong concept of protection.
In any case, packaging performs many functions: for 94% it indicates the product and the brand, for 85% it can be beautiful, for 80% it offers convenience and practicality, as well as giving the contents a certain prestige (74%), enticing people to buy (61%), providing indispensable information (88%) and useful advice (67%). It assures people (58%), can be fun (46%), arouses emotions such as nostalgia or a sense of belonging (42%), and at times can be used for other purposes once the product inside has been used up (31%). Some people even say that the packaging is sometimes better than the contents (40%) and brightens up their everyday life (38%).



The many faces of protection
The Astra Demoskopea survey has been presented by Enrico Finzi during Cibus Tec, as part of the debate entitled “Protecting goodness: the Tetra Pak protection throughout the chain of value”. Chaired by the journalist Nicola Dante Basile, the debate on October 24th 2003 was opened by Paulo Nigro, President of Tetra Pak Italiana. Nigro set out the need to explain to the final consumer the advantages offered by polylaminate packs, whose protective virtues were then confirmed with scientific rigour and clear examples by Luciano Piergiovanni (lecturer in Conditioning and Distribution Technologies at DiSTAM, Milan). Sergio Stagni, Manager of the Miscellaneous Goods Sector - Quality Management at Coop Italia, then illustrated the role of broadscale distribution in favouring the culture of protection, for both product and the Environment in which we live. Piero Capodieci, President of Comieco, ended by outlining the challenges still faced in terms of recovery and recycling.



The role of business and citizens
Whilst it's true that nearly every Italian trusts in packaging, in the behaviour of the producers and the distribution channels, a few doubts still emerge, even though the majority appreciate the sincerity of the initiatives coming from the industry.
In fact, faced with 33% of those aged 14-79 expressing a certain scepticism about the desire and the ability of the sector to guarantee industrial food product quality and safety (the figure is only slightly lower for distribution), a substantial 67% say they are convinced that these two sectors have the desire and interest to offer the consumer food and drink without any risk for human health, while also preserving the characteristics of the product over time.
Those aged less than 54 are especially convinced, as are the middle and upper classes, the regions in the North and Centre of Italy, those with high school diplomas and university degrees, residents in cities with at least 30,000 inhabitants and women (especially if mothers).
Finally, the data concerning recovery and recycling. Together, glass, paper and cardboard are the best known: no fewer than 94% of those interviewed hold that these materials can be profitably recovered. Protection of the eco-system is now a concern for 83% of Italian adults, with 56% regularly favouring differentiated waste collection.
The most virtuous citizens are women, aged 34 upwards, living in the North and in families with less than four members. A curiosity (perhaps not too surprising): the middle classes, office workers and housewives pay more care and are more socially responsible than the élite classes.