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La risoluzione approvata a settembre rappresenta il primo passo verso la regolamentazione europea del settore ed è il frutto di una proficua collaborazione fra organismi sovranazionali e mondo produttivo. Impatti potenziali sui sistemi legislativi nazionali e sull’industria.
Maurizio Boccacci Mariani

Dopo circa quindici anni di lavori sulle carte per alimenti il Consiglio d’Europa ha definitivamente approvato, nel mese di settembre, la risoluzione generale ResAP(2002)1 aprendo la strada a una futura regolamentazione europea del settore. Il documento è inserito all’interno di un “package” (termine adottato dal Consiglio d’Europa) nel quale, oltre alla risoluzione, figurano cinque documenti tecnici. L’operosa collaborazione che si è instaurata tra l’organismo europeo, che attualmente annovera ben quarantaquattro Stati membri, e il mondo industriale, rappresentato in seno al Consiglio d’Europa da Confederazioni di categoria (Cepi, Cefic, Ets, ecc.), ha contributo all’evoluzione e alla realizzazione del package sulla carta.

L’impatto della risoluzione
Le potenziali ricadute sui sistemi legislativi nazionali
Come accennato, la risoluzione non è vincolante come una direttiva europea e, da un punto di vista comunitario, alle carte per alimenti sono applicabili solo i principi generali della direttiva 89/109/CEE. La situazione a livello dei singoli Stati membri è più articolata in quanto troviamo:
- nazioni con requisiti vincolanti per le carte (Francia, Belgio, Finlandia, Olanda);
- nazioni con raccomandazioni specifiche (Sistema BgVV tedesco);
- nazioni senza alcun provvedimento specifico, ma che si rifanno ai principi generali di direttive EU.
Da quanto premesso, le carte per alimenti al momento non sono oggetto di alcun provvedimento armonizzato. Va inoltre sottolineato in Europa cresce l’esigenza di armonizzare le legislazioni domestiche a causa di differenze sostanziali tra stato e stato ma anche a causa di basi scientifiche non più adeguate. In un tale contesto alcuni Stati che aderiscono all’Accordo parziale sulla salute pubblica hanno pertanto manifestato l’intenzione di adottare la risoluzione sulle carte e sui cartoni nelle proprie legislazioni nazionali mentre da parte sua la delegazione italiana ha dichiarato che questa posizione deve essere valutata nelle sedi opportune, in particolare con il Ministero della Salute. Anche se la risoluzione viene adottata da un Paese dell’Unione, vale comunque il principio del “mutuo riconoscimento” e l’applicazione della risoluzione dovrà essere interpretata “caso per caso”. In altre parole se uno Stato dell’Unione commercializza “legalmente” carte per alimenti sul suo territorio, anche se queste non incontrano perfettamente le norme dello Stato che ha adottato la risoluzione, quest’ultimo non può limitarne l’ingresso se non per motivazioni di natura igienico - sanitaria.

Le potenziali ricadute sull’industria cartaria
La risoluzione è un documento “orizzontale “e si applica quindi a tutti i materiali e agli articoli di carta e cartone, anche a più strati, provenienti da fibre vergini e/o fibre di secondo impiego. Sono escluse dal campo di applicazione della risoluzione alcune tipologie particolari di articoli (tessuto non tessuto, filtri con grammature&Mac179;500 g/m2 in cui prevale la componente non cellulosica), gli strati di tipo non cellulosico (per esempio plastica, alluminio), ma anche le carte da cucina e i tovaglioli, per i quali il Consiglio d’Europa sta elaborando specifiche linee guida. Inoltre essa si applica a qualunque tipo di contatto (alimenti secchi, alimenti acquosi e/o grassi). Oltre alla conformità legata a requisiti minimi dettati dalla stessa risoluzione (limiti per piombo, cadmio, mercurio e pentacloro fenoli, assenza di biocidi rilasciabili, assenza di diossine, ecc.) le carte e i cartoni devono soddisfare altri requisiti contenuti nei cinque documenti tecnici. Solo tre di questi sono stati completati e approvati definitivamente: il n. 2 intitolato “Testing sul prodotto finito”, il n. 3 ovvero “Uso di fibre di riciclo” e il n. 4 su “Linee guida sulle GMP-CEPI”. Gli altri due (il n.1, ovvero un inventario delle sostanze utilizzate dall’industria cartaria, e il n. 5 “Guida pratica per gli Utilizzatori dei documenti del Consiglio d’Europa”) sono ancora in fase di completamento. Da un punto di vista produttivo l’impatto principale della risoluzione riguarderà l’implementazione di un sistema di qualità integrato, che associa un sistema di assicurazione della qualità (tipo norme ISO 9000) già in uso in molte cartiere, e un sistema per l’analisi e la gestione del rischio, i cui principi si rifanno al sistema HACCP già noto a livello di industria alimentare (figura 1).
In merito all’uso di fibre di riciclo, i punti cardine del documento tecnico elaborato dal Consiglio d’Europa, che fissa gli standard minimi che produttori e utilizzatori di carte e cartoni devono osservare e adattare alle proprie esigenze di produzione, possono essere semplificati in quattro punti:
• attivazione di sistemi di selezione dei maceri;
• “flessibilità” nella tecnologia di ritrattamento industriale;
• conoscenza del tipo di contatto a cui è destinata la carta;
• esecuzione di test “addizionali”.
I punti elencati sono stati integrati in una matrice all’interno del documento tecnico.

In conclusione
Da quanto fin qui esposto, appare evidente la necessità di organizzare sistemi efficaci di raccolta e selezione dei maceri e di predisporre un sistema adeguato di certificazione degli stessi da parte dei fornitori. Solo così si garantirà il mercato e i consumatori, grazie a un flusso controllato di maceri la cui destinazione finale è la produzione di carte per alimenti. L’esigenza di effettuare i test analitici previsti dalla risoluzione generale e una serie di test addizionali sul prodotto finito realizzato con fibre di secondo impiego, previsti nel documento tecnico n. 3, richiederà inoltre l’organizzazione di strutture adeguate interne o esterne al settore della produzione, in grado di far fronte alle specifiche esigenze di tipo analitico. n

Riferimenti bibliografici
M. Boccacci Mariani, E. Cavallini, Imballaggi cellulosici per alimenti: ipotesi di lavoro per una risoluzione del Consiglio d’Europa, Industrie Alimentari, Aprile 2000.
M. Boccacci Mariani, Carte per l’imballaggio alimentare, ItaliaImballaggio 9/2001.
Maria Zemira Nociti, Uno spiraglio per i maceri, ItaliaImballaggio 9/2002.

Maurizio Boccacci Mariani
Professore associato di Scienze merceologiche nell’Università di Roma “La Sapienza”.

Papers for foodstuffs
The resolution approved in September represents the first step towards European regulation of the sector, and is the result of a profitable collaboration between super-national organisations and the production world. Potential impacts on national legislative systems and industry.
Maurizio Boccacci Mariani


After about fifty years work on papers for foodstuffs, in September the Council of Europe definitively approved the general resolution ResAP(2002)1, opening the way for future European regulation of the sector. The document came as part of a ‘package’ (the term adopted by the Council of Europe) in which, as well as the resolution, there were five technical documents. The industrious collaboration set up between the European organisations, which now numbers forty-four member states, and the world of industry, represented within the Council of Europe by trade Confederations (Cepi, Cefic, Ets, etc.), has contributed to the development and creation of the package on paper.

The impact of the resolution
The potential repercussions on national legislative
As mentioned, the resolution is not binding as a European directive and, from a community point of view, only the general principles of directive 89/109/CEE are applicable to papers for foodstuffs. The situation at the level of individual states is clearer, in that we find:
- countries with binding requirements on papers (France, Belgium, Finland, Holland);
- countries with specific recommendations (German BgVV System);
- countries with no specific provisions, but which follow the general principles of EU directives.
As previously stated, at the moment papers for foodstuffs are not the subject of any concerted provision. It must also be emphasised that in Europe there is a growing need for the harmonisation of national legislation because of the substantial differences between states, but also because of scientific bases which are no longer adequate. In this context, some countries which subscribe to the partial Accord on public health have however declared their intention to adopt the resolution on paper and cardboard into their own national legislation while for its own part the Italian delegation has declared that this position must be evaluated in the appropriate quarters, especially by the Ministry of Health.
Even if the resolution is adopted by the countries of the Union, the principle of ‘mutual recognition’ is valid, and the application of the resolution must be interpreted ‘case by case’. In other words, if one Union country ‘legally’ markets papers for foodstuffs within its boundaries, even if these do not perfectly meet the requirements of the regulations of another country which has adopted the resolution, the latter state cannot limit entry except for reasons of a hygiene/health nature.

Potential repercussions for the paper industry
The resolution is a ‘horizontal’ document which therefore applies to all materials and items made from paper and cardboard, even of several layers, made from virgin and/or second-use fibres.
Excluded from the area of application of the resolution are some special types of items (non-tissue fabrics, filters with a weight&Mac179;500 g/m2 in which a non-cellulose component prevails), non-cellulose layers (for example plastic and aluminium), but also kitchen papers and paper napkins, for which the Council of Europe is working out specific guidelines.
This also applies to certain types of contact (dry foods, moist or fatty foodstuffs). As well as conformity linked to minimum requirements dictated by the resolution (limits for lead, cadmium, mercury and pentachlorophenols, absence of releasable biocides, absence of dioxins, etc) the papers and cardboards must satisfy other requirements contained in the five technical documents.
Only three of these have been completed and definitively approved: No. 2 entitled ‘Testing of finished products’, No. 3 or ‘Use of recycled fibres’ and No. 4 on ‘Guidelines on GMP-CEPI’. The other two (No. 1, an inventory of substances used in the paper industry, and No. 5 ‘Practical guide for users of Council of Europe documents’) are still being finalised.
From the point of view of production, the main impact of the resolution will be on the implementation of an integrated quality system, which is linked to a quality assurance system (ISO 9000 regulation type) already in use in many paper mills, and a system for the analysis and management of risk, whose principles follow the previously-mentioned HACCP system at the food industry level (figure 1).
With regard to the use of recycled fibres, the cardinal points of the technical document worked out by the Council of Europe, which establishes minimum standards which producers and users of paper and cardboard must observe and adapt to their own production requirements, can be simplified into four points:
o activation of systems for the selection of waste paper;
o ‘flexibility’ in the industrial retrieval system;
o awareness of the type of contact for which the paper is intended
o the carrying-out of ‘additional‘ tests.
The points listed have been integrated into a matrix within the technical document.

In conclusion
From what has been said up to now, there is a clear need to organise effective systems for the collection and selection of waste paper and to set up a suitable system for its certification on the part of suppliers. Only in this way can they assure the market and the consumer, thanks to a controlled flow of waste paper whose final destination is the production of papers for foodstuffs. The need to carry out the analytical tests required by the general resolution and a series of additional tests on the finished product made from second-use fibres, as laid down in technical document No. 3, will also require the setting up of suitable internal or external structures for the production sector, which can meet the specific analytical requirements.

Bibliography
M. Boccacci Mariani, E. Cavallini, Imballaggi cellulosici per alimenti: ipotesi di lavoro per una risoluzione del Consiglio d’Europa, Industrie Alimentari, Aprile 2000.
M. Boccacci Mariani, Carte per l’imballaggio alimentare, ItaliaImballaggio 9/2001.
Maria Zemira Nociti, Uno spiraglio per i maceri, ItaliaImballaggio 9/2002.

Maurizio Boccacci Mariani
Associate Professor of Commodity Sciences at “La Sapienza” University, Rome.




Il consiglio d’Europa e i materiali destinati al contatto con gli alimenti
Come nasce l’attività del Consiglio d’Europa nell’ambito dei materiali a contatto con gli alimenti?
L’Organizzazione intergovernativa viene fondata il 5 maggio 1949 da dieci Stati (Belgio, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito, Danimarca, Norvegia, Irlanda, Italia e Svezia).
Il Consiglio d’Europa non va confuso con l’Unione europea: si tratta infatti di due organizzazioni del tutto distinte, anche se i quindici Stati dell’Unione fanno ugualmente parte del Consiglio d’Europa. Le vocazioni del Consiglio d’Europa sono molteplici e il suo programma di lavoro abbraccia, fra gli altri, diversi settori: dai diritti dell’uomo alla cooperazione giuridica, l’educazione, la cultura, il patrimonio, l’ambiente, la democrazia locale e la cooperazione transfrontaliera, la sanità. Il Comitato dei Ministri è l’organo decisionale ed è composto dai ministri degli esteri di tutti gli Stati membri o dai loro rappresentanti permanenti.
Le decisioni del Comitato dei Ministri vengono trasmesse ai governi sotto forma di raccomandazioni o formano l’oggetto di convenzioni ed accordi europei giuridicamente vincolanti per gli stati. Il Comitato approva inoltre le dichiarazioni o le risoluzioni riguardanti le questioni politiche di attualità. L’Assemblea parlamentare è l’organo deliberante; i suoi membri sono nominati dai parlamenti nazionali. Nel 1959 fu concluso un “Accordo parziale sulle questioni sociali e sulla salute pubblica”, accordo che attualmente vede impegnati diciotto Stati membri.
La formula degli Accordi parziali entra in gioco quando una parte degli Stati del Consiglio d’Europa ha interesse a intraprendere azioni comuni in settori specifici. Le attività interne agli Accordi vengono svolte da Comitati di Esperti ai quali partecipano delegati nazionali con competenze specifiche (“esperti”) che, in genere, provengono da strutture ministeriali o comunque da istituzioni pubbliche. La delegazione italiana designata all’interno del Comitato di Esperti sui materiali destinati al contatto alimentare è costituita da tre esperti nominati dal Ministero della Salute e dal Ministero delle Attività produttive.
La Commissione europea partecipa ai lavori del Comitato con un proprio rappresentante. Come ricordato in altri articoli, le risoluzioni del Consiglio d’Europa non vanno confuse con le direttive o i regolamenti dell’Unione europea ma vanno piuttosto interpretate come documenti di indirizzo per le politiche legislative.
La tabella 1 mostra in maniera sintetica le commissioni che operano nell’ambito dell’Accordo parziale siglato nel 1959, e mette in risalto i numerosi settori dell’imballaggio alimentare nei quali opera il Consiglio d’Europa.



The council of Europe and materials for contact with foodstuffs
How does the activity of the Council of Europe regarding materials in contact with foodstuffs arise? The intergovernment organization was founded 5 May 1949 by ten States (Belgium, France, Luxemburg, Holland, the UK, Denmark, Norway, Ireland, Italy and Sweden). The Council of Europe is not to be confused with the European Union: these are two totally distinct organizations, even if the fifteen states are also part of the Council of Europe. The vocations of the Council of Europe are multiple and its work program among other things embraces various sectors: from human rights to judicial cooperation, education, culture, patrimony, environment, local democracy and transfrontier cooperation, health. The Committee of Ministers is the decisional organ and is made up of ministers from all the member states or by their permanent representatives. The decisions of the Committee of Ministry are transmitted to the governments in the form of recommendations or form the object of conventions and agreements that are judicially binding for the states. Furthermore, the committee approves the declaration and the resolutions regarding current political problems. The parliamentary assembly is the deliberating organ; its members are nominated by the national parliaments. In 1959 a “partial agreement on social questions of public health” was concluded, agreement that currently has eighteen member states committed to it. The formula of the partial agreements applies when a part of the states of the Council of Europe has interest in undertaking common action in specific sectors. The activities within the agreement are carried out by the Committee of Experts where national delegates (“experts”) take part with specific competences that generally speaking come from ministerial structures or at any rate from public institutions. The Italian delegation designated inside the Committee of Experts on materials for contact with foodstuffs is made up of three experts nominated by the Ministry for Health and the Ministry for productive activities. The European commission takes part in works of the Committee with its own representatives. As cited in other articles, the resolutions of the Council of Europe are not to be confused with the directives or the rulings of the European Union but are rather to be interpreted as documents for directing legislative policies. Table 1 synthetically shows the commissions that operate under the partial agreement signed in 1959, and highlights the numerous food packaging sectors in which the Council of Europe operates.